Avventure e disavventure di una casa gialla

da | Giu 26, 2023

Cinque poesie dal libro d’esordio di Francesco Deotto, “Avventure e disavventure di una casa gialla”, da poco pubblicato da L’Arcolaio.

 

Cinque grandi blocchi
accompagnati da delle discrete
(quanto confuse) formazioni
di piccoli blocchi.

Cinque grandi blocchi
disomogenei praticamente
sotto ogni punto di vista.
Per forma, età, disposizione,
stato di conservazione,
aspettative di sopravvivenza
(e di rilancio), ambizioni,
appetibilità, eccetera.

 

*

Il blocco più a sud,
il primo visibile dall’ingresso principale
(dall’incrocio tra rua Amaral,
rua Aparício, rua Cruz da Carreira),
detto anche blocco sud,
o blocco principale,
è anche il blocco più antico.

Sembra sia stato concepito
e completato solo qualche anno
prima del grande terremoto
(almeno nel suo nucleo essenziale),
ma come lo abbia attraversato,
con quali e quante tracce,
(e quanti e quali traumi),
in tutto e per tutto,
non lo abbiamo ancora capito.

Dopotutto (e malgrado tutto),
non sembra così malmesso.

 

*

Poco a nord dal blocco principale
(e dal cosiddetto blocco medio o
intermedio) il terzo grande blocco,
accompagnato da una serie di piccoli blocchi,
occupa di fatto il centro dello spazio.

Più grande del blocco intermedio,
non sembra però neanche enorme,
né particolarmente imponente o antico.

Quasi privo di segni distintivi,
sembra, quantomeno, nel suo insieme,
versare in uno stato complessivamente
decoroso, piuttosto decente.

Stando ai rilievi aerei
si direbbe dotato di una forma
non priva d’originalità:
come una specie di pi greco,
un enorme pi greco minuscolo,
stilizzato e semirovesciato.

Non vi sono ragioni di dubitare
che si tratti di una forma puramente casuale.

 

*

Ad essere precisi, va però anche ricordata l’esistenza di almeno due varianti dell’ipotesi in oggetto, ciascuna dotata di maggiori chances rispetto alla versione standard: quella cosiddetta della “razionalizzazione” e quella cosiddetta “propedeutica” (a un nuovo bombardamento).
Si tratta di ipotesi che presuppongono uno sguardo più ampio, un allargamento di prospettiva, un orizzonte più inclusivo.

La prima, la variante della “razionalizzazione”, corrisponde a un approccio che non vorrebbe
limitarsi a riflettere sull’area in questione. Insiste, anzi, per riformulare l’ipotesi di base in un’ottica nazionale e internazionale, spingendo, stando al suo programma, per cercare di calcolare con precisione l’insieme dei costi e dei benefici, e non solo – dice – per i possibili finanziatori, ma anche per la società intera, per il “bene comune”.

Banalmente, trovando un accordo circa la chiusura di un certo, congruo, numero di centri operativi e esistenti, diventerebbe più ragionevole aprirne uno nuovo. O, in termini più precisi, l’apertura di un nuovo centro potrebbe giustificare la chiusura di un certo numero di altri, già in essere, idealmente, il più possibile ampio e plurale.

 

*

… poi, è vero, sempre a proposito dell’ipotesi H, ci sarebbe anche un’ulteriore, ultimissima,
variante, per quanto più di ogni altra appaia come decisamente improbabile, ai limiti
dell’inverosimile, da evocare, quindi, solo nel caso si voglia essere proprio esaustivi, per scrupolo
e completezza …

… dal nome incerto, richiede un ulteriore allargamento degli orizzonti, al confine del fantastico e
del visionario: come se fosse possibile un mutamento radicale del mondo e della società, un
mutamento tale da metterne in questione le forme di produzione e di consumo, la gestione dei
beni comuni, delle istituzioni pubbliche e private, l’apertura a un ripensamento profondo del modo di rapportarsi tra umani e col pianeta, tra viventi, con le generazioni future e passate, col mondo minerale, e pure con sé stessi…

(continua)