Chiamarlo a sé

da | Gen 26, 2023

La vergogna per la ragione di chi sopravvive,
meno la decisione in giudizio,
con la sua superbia!
Chi nega
che il verde sia verde?
È questo che dà
piacevole sicurezza alla nostra parola,
l’importanza di un substrato solido.
Ma la stilizzazione
che un cuore intraprende
trattiene i suoi motivi
come l’ammonite
guardata dal morto.
Vorrebbe estroflettere le antenne,
trasformare la foglia di vite in spirali di felce,
far fiorire ciò che è stato un equivoco,
sentire l’autunno come odor di neve.
Non scordarti delle case
in cui tu vivi insieme a noi.
La sdraio nel giardino
o la vista degli alberi dalla finestra
andranno bene
perché tu appoggi i gomiti sulle ginocchia.
Ripara dalla pioggia ed entra, parlaci!

(traduzione di Lorenzo Bonosi)

Scrittore tedesco (Lebus, Francoforte sull'Oder, 1907 - Grossgmain, Salisburgo, 1972). Dai modi malinconici delle prime poesie ("Gedichte", 1930), passò, dopo la cesura della seconda guerra mondiale, a un'espressione concisa e aspra che rispecchia stati d'animo desolati al cospetto della nuova realtà ("Abgelegene Gehöfte", 1948; "Untergrundbahn", 1949; "Neue Gedichte", 1966). Deve la sua fama soprattutto ai radiodrammi, raccolti in "Träume" (1953) e "Stimmen" (1958), nei quali attinge a una dignità poetica, che il genere prima di lui aveva ignorato. Fu tra i fondatori del Gruppo 47.