L’avvelenamento

da | Mag 4, 2020 | Fiction

«Vorrei avvelenarmi e togliermi di mezzo,» disse il nonno un giorno, «e per come stanno andando le cose sarebbe meglio se lo facesse anche il bimbo». Io spiegai al vecchio che se proprio lo doveva avvelenare qualcuno, il bambino, sarei stata io, dato che era mio figlio. «Se vuoi avvelenarti tu, fa’ pure. Io vado di là». Lasciai il piccolo in camera con il vecchio.
Il bimbo non piangeva mai, era una gran dote. E si muoveva poco. A undici mesi potevo già farlo dormire in un lettino senza sbarre. Il giorno dell’avvelenamento però lo sentii piangere e urlare come un’aquila, dall’altra stanza. Corsi a vedere di cosa si trattasse e trovai il nonno ripiegato ai piedi della sua scrivania, con la testa piantata sulla seggiola. Il bambino si sorreggeva sulle gambe della sedia e piangeva.
«Sei contento, adesso, papà?» chiesi al vecchio. I suoi occhi erano ancora aperti. Non era dunque morto, ma paralizzato dal veleno, e sembrava pentito.
«Ho fatto una cazzata,» disse con un filo di voce, «questo è il modo peggiore per morire». Ma sapevamo tutti che ormai era troppo tardi per tornare indietro.
Mi inginocchiai e abbracciai mio figlio da dietro. Era il suo momento per dirgli addio. Presi la mano del bambino nella mia e, mimando il gesto del saluto, sospirai nel suo orecchio: «Ciao ciao nonno. Fai buon viaggio». Rimanemmo così, mio figlio ed io, a guardare gli ultimi attimi di vita del nonno.
Poi andammo di là e ci sdraiammo sul suo lettino, faccia a faccia. Sapevo di aver sbagliato a far vedere una cosa del genere a un bambino. Forse per questo il nonno aveva chiesto di avvelenare anche lui – per far sì che non avesse memoria di questa giornata. Guardai il bambino di fronte a me e sentii di amarlo.
«Ma scusa, non è molto meglio essere vivi che morti?» gli chiesi.
Per la prima volta mio figlio mi guardò come un uomo. La sua espressione manifestava un sì netto. E la scelta fu fatta lì.

Chiara Barzini è una scrittrice e sceneggiatrice italiana. Ha vissuto e studiato negli Stati Uniti dove ha lavorato come corrispondente per «Vanity Fair», «GQ Italia», «Flair», «Rolling Stone Italia», «XL di Repubblica» e «Marie Claire», pubblicando saggi e articoli su riviste americane come «T:The New York Times Style Magazine», «Vogue», «The Village Voice», «Interview Magazine», «Harper’s» e «Rolling Stone».

E’ autrice della raccolta di racconti Sister Stop Breathing (Calamari Press, 2012) e del romanzo Things That Happened before The Earthquake (Doubleday, 2017), tradotto in italiano come Terremoto (Mondadori, 2017.)