Nazim Hikmet (Salonicco, 1902 – Mosca, 1963) è stato un importante poeta turco. Figlio di un ufficiale tedesco dell’esercito ottomano, cresce ad Istanbul, dove si diploma presso la scuola navale. Chiamato ad arruolarsi come ufficiale ottomano nel 1919, viene esonerato dal servizio perché gravemente malato. In seguito si unisce al movimento di indipendenza turco, ma le sue idee comuniste lo spingono ad emigrare a Mosca, dove studia Economia ed entra in contatto con i maggiori poeti russi dell’epoca, in particolare Majakovskij e i futuristi. Prova a tornare in Turchia dopo l’Indipendenza (1924), ma viene arrestato e fugge nuovamente a Mosca. Nel 1928, beneficiando di un’amnistia, riesce a stabilirsi in Turchia, dove lavora come giornalista, traduttore, editor e drammaturgo, e continua a professare i suoi ideali politici di estrema sinistra, fino al nuovo arresto del 1951, che suscita lo sdegno e la solidarietà dei più importanti intellettuali dell’epoca. Tra le traduzioni italiane della sua opera poetica, ricordiamo: Poesie d’amore (trad. J. Lussu e V. Mucci, Mondadori, 2002), Poesie (trad. J. Lussu e V. Mucci, Newton Compton Editori, 2005), Poesie d’amore e di lotta (a cura di G. Bellingeri, trad. di G. Bellingeri, F. Beltrami e F. Boraldo, Mondadori, 2017).