Alcune poesie in anteprima da “L’isola dei topi” di Alberto Bertoni (Einaudi, 2021).
Profezia
Tieni conto che nel giro di un secolo
avremo il mare a Modena
Un po’ alla volta dalla parte di Soliera
ma subito implacabile lambendo
Vaciglio Crocetta Madonnina
e la Sacca, in balía della sua danza,
di quella inesauribile risacca
Ma se è vero, pensa
quali e quanti stabilimenti balneari
sorgeranno nei quartieri eleganti
di Sant’Agnese e Buon Pastore
anche se per me, confesso
lo stesso non è bello
di qualcosa pensarmi spettatore
che vivrò solo da morto
non importa se nel Duemilaecento
o poco dopo…
E poi –
siamo sicuri che vorremmo
noi modenesi in piazza Grande una piscina
o – peggio – un re Artú sommerso
sul portale della Pescheria?
Altro per adesso non ho chiesto
casa d’altri sentimento profezia
perché il silenzio non è bianco
fra Ghirlandina e via Lanfranco
quando la pioggia oggi scivola sul marmo
come frusta di vento e malattia
Belle Arti
Le monde ou rien
la scritta d’oggi sul muro ridipinto
vicina a un’altra piú bella
Io ti credo sorella!
Ma, nel parcheggio,
un ordine
Lasciate libero il paesaggio, voi
ch’entrate cercando
la chiave universale del linguaggio
poesiafestival
Capovolgo la domanda
che il poeta tedesco Michael Krüger
pone a se stesso
di come sarebbe la sua vita
se non avesse visto il Duomo di Modena
e mi chiedo che vita è la mia
a vederlo tutti i giorni
il Duomo di Modena
La domanda non è retorica
perché basta fissarne delle parti
che il discorso sussulta, avanza a salti,
a un certo punto fa violenza alla sintassi
e vorrei che non Krüger ma tu
una nuova sequenza di frasi
cominciassi, invece d’incepparti
incespicare sui lati
piano piano scivolando negli anfratti
di questi nostri passi piú esitanti
tessuti d’una luce senza braci
liscia, pallidissima, carica di baci
Come mi piaci
Bonvi Parken
Ninfee? Al Bonvi Parken
fra viale Amendola e via Sassi
nel laghetto che sembra una pozzanghera?
Ma no, solo un mucchietto di foglie marce
per la pioggia di maggio
e l’impressione di una superficie
ancora piú filamentosa
di fango e di frange
dai bordi di ruggine
contorti come avamposti
di ultime e vane resistenze
agli assalti del buio
Il paesaggio è come sempre
nel mio sguardo
e racconta di acque
tremolanti fra le piante
tutt’attorno al perimetro
oggi solo immaginario
di un lungo, lontanissimo peccato
Nomi di paese: il nome
Non pochi nomi bislacchi di santi
hanno chiamato paesi e frazioni
di Modena e dintorni
San Pancrazio e San Dàmaso,
ma in dialetto Santalmès
e dunque San Dalmazio,
San Possidonio e San Prospero,
San Cataldo e San Venanzio
fino al santuario di San Geminiano
che tu, Galli Augusta fu Remigio,
scendevi dal tram per onorare
certe sere d’estate
col piccolo prodigio d’indossare
una sottana di fragile organza
sparsa la merenda sul sagrato
ciccioli salame gnocco fritto
unica abbondanza le bottiglie
di Lambrusco casalingo
Malinconia povera di sguardi
senz’altro destino che quelle
litanie da bestemmiare
oltre i confini delle sbornie tristi
nel sudore dei corpi-scorpioni
e delle domeniche scolpite nel Romanico
delle cattedrali che la nostra
piatta terra indiamantano
Spugne, magneti, mortali
oh quanto mortali e corruschi cimiteri,
passaggi di serpenti e di etruschi,
antichissimi sentieri
Salutz
Ogni giorno ricomincia
qualcosa di antichissimo
Enea che da Troia sbarca
dove il Tevere s’insala
Guardo tutto dal faro
i gradini scoscesi, la fila dei giorni
intanto che il mio saluto
e qualche bacio accogli
dall’isola dei topi
Sera d’estate
Altroché se i topi esistono,
cara la mia
estremista dell’empatia,
veloci e disinvolti nelle svolte
sulle rive del laghetto
le code come fruste
fra le oche
Il topo capo è quello
che comanda l’assalto
e costringe a uno slalom
badanti e famigliole
cui non serve coraggio
per deviare mezzo metro,
arrancare nel caldo
Fuggo presto per schifo, lo ammetto
e mi dichiaro vinto
risucchiato nel coro
dove ombre e memorie
te le cantano loro