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Terza lettera ad Antigone
Non ti mando la foto, ti descrivo.
Sulla riva, distesi sotto il sole, vedi,
i bei bagnanti, e i pueri, e il cadavere
poco discosto, soltanto dall’acqua lambito.
Non fosse per i vestiti – per gli stracci –
diremmo che è uno del gruppo, fra quelli
ridenti, uno vivo. È un giorno di festa.
Arriveranno gli addetti, più tardi,
a sgomberare quel corpo; altrove
si sbrigherà una pratica,
faranno un’autopsia, verrà inumato.
Questo però non c’è, nella fotografia.
E nemmeno la bava, domani, dei giornali
né la pena beghina per quel morto,
“zingaro – dirà qualcuno – ma bambino…”
C’è questa roccia, invece
fra il cisto e i rosmarini,
questa roccia residua da cui scrivo,
e dentro l’aria una preghiera
e il mare intero, lento
che prima degli addetti il corpo
si porta via, l’istante prima.
C’è il resto del paesaggio a sua custodia.
(da “Come non piangenti”, 2011)
Congresso internazionale del timore
Cinque poesie del poeta brasiliano Carlos Drummond de Andrade, nella traduzione inedita di Leonardo Guzzo. JOSÉ E ora, José?La festa è finita,la luce è spenta,la gente sparita,la notte monta.E ora, José?Dimmi di te…che sei senza nomee irridi gli altri,di te che fai versi,che ami, protesti…Dimmi di te. Sei senza moglie,senza parole,senza un affetto,non puoi più bere,non più fumare,sputare non più,la notte è fredda,il giorno non viene,il tram non arriva,il riso non esce,langue l’utopiae...
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