Ricordo

da | Nov 12, 2013 | Senza categoria

Pubblichiamo un ricordo di Attilio Bertolucci (che è stato anche direttore della nostra rivista dal 1975 al 1980) apparso sul numero 11, luglio-settembre 2000, di «Nuovi Argomenti». Numero dedicato proprio ad Attilio Bertolucci, che scomparve il 14 giugno di quell’anno.

Una notizia inaspettata: è morto Attilio Bertolucci. L’ho saputo dalla radio stamattina alle sette mentre mi alzavo. Mi sono fermata, con una scarpa in mano e una gran voglia di piangere. Così se ne vanno i padri amati, mi veniva da pensare, così alla chetichella, senza avvertire, lasciando dietro di sé dei figli sempre più sbalorditi e soli, alle prese con le nuove spine del dolore di vivere.
Eppure sono molti anni che non lo vedo più il sorridente Attilio. Lo frequentavo anni fa, ai tempi di Pasolini. Ma ora che so della sua morte mi rendo conto che è stato un vero padre, schivo e profondo, in questo mondo di padri annoiati e irresponsabili. Un padre sereno, che non voleva insegnare niente ma pure insegnava moltissimo attraverso il suo esempio di uomo tollerante, curioso, e soprattutto innamorato della poesia.
L’ho conosciuto attraverso suo figlio Bernardo che era più vicino a me per età. Ma poi, appena preso a praticarlo, l’ho sentito simile a me, come fosse un coetaneo, affine nei gusti, negli interessi, nelle memorie. Quello che mi piaceva soprattutto di lui erano la sua mitezza e il suo sorriso. Non si trattava di un sorriso seduttivo (molti sorridono per conquistare e le loro labbra si atteggiano festevoli ma sempre nascondendo qualcosa di predatorio). Non era neanche un sorriso di fredda cortesia (molti sorridono per convenienza, senza nessuna simpatia per le persone a cui si rivolgono). Meno che meno si trattava di un sorriso paternalistico (c’è chi usa il sorriso per mostrarsi magnanimo, paterno e quindi potente e potentemente indulgente).
Il suo era un sorriso di bambino mai veramente cresciuto, un sorriso timido e sorpreso, un sorriso candido, sensibile, rivolto trepidamente a chi gli andava vicino e lo incuriosiva, come per immetterlo premurosamente dentro il suo giardino degli affetti.
Il figlio Bernardo ha detto al funerale che suo padre era “apparentemente mite”. E io non lo metto in dubbio. Nessuno come lui poteva conoscere il carattere del padre; ma poiché non si può dire che Attilio mentisse o fingesse, dobbiamo pensare che accanto alla mitezza più sincera del mondo, che si rivelava agli amici con il più mite dei sorrisi, viveva una serena e pronta inflessibilità di carattere. Una cocciutaggine lunare che solo un figlio può indovinare quale la promessa di una tempesta in un giorno di sole e si rivela esclusivamente dal grado di elettricità dell’aria. Ma chi può dire fino a che punto la mitezza non faccia tutt’uno con le chiare cristalline durezze di un cuore fermo, ma soprattutto col carattere amaro e perso di un sognatore nato?

Immagine: Dino Ignani, Ritratto di Attilio Bertolucci.

Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).