Tutto un paese sorge contro un uomo

da | Set 6, 2014

Vittorio Bodini è un grande poeta dimenticato. Seppure centrale nel dibattito letterario degli anni Cinquanta, la sua rimozione da parte della critica è dovuta, secondo Antonio Lucio Giannone, docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università del Salento e direttore della collana «Bodiniana», alla sua voce eccentrica rispetto alle correnti dominanti del Novecento, tanto da essere stato escluso, ad esempio, dall’antologia Poesia italiana del Novecento curata da Edoardo Sanguineti (1969).

«Il Sud ci fu padre/ e nostra madre l’Europa». Vittorio Bodini, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, è stato anche un grande ispanista, traduttore per Einaudi del Don Chisciotte e delle opere teatrali di Federico Garcia Lorca, ed un immaginifico autore di reportage. Bodini prende posto a fianco di Leonardo Sciascia, con il quale ebbe un intenso rapporto, nella scoperta di un Sud antichissimo e vividamente legato alla storia culturale dell’Europa continentale.

Le poesie scelte testimoniano la forza plastica dei luoghi del Sud, in particolare delle terre barocche del Salento. Non solo logos esistenziale, ma anche frammenti meravigliosi di una «unità culturale mediterranea». «La luna dei Borboni/ col suo viso sfregiato tornerà/ sulle case di tufo, sui balconi. (…)».

Pasquale Vitagliano

Autunno, pescatore d’aragoste

Autunno, pescatore d’aragoste, ex pirata,
la cui stanchezza dà epidermidi umane
alle maniglie dei tram,
guarda con occhi d’anice la pianura industriale
fra i bulloni schiodati e i ceri del primo amore.
Sforbicia l’ultima rondine
manoscritti di nuvole che narrano
il primo viaggio intorno al mondo, lo scoppio
delle castagne, i cinque uomini d’equipaggio
che scesi a terra vollero restare
coi selvaggi. Fummo offesi
da quella preferenza; ci può esser di meglio
di questa nostra civiltà?
Andate più avanti: troverete
forse un altro eremita più vecchio di me.
Tagliategli con forbici e forbicine
le lunghissime ciglia.
Lui potrà dirvi come tamponare
lo sgocciolio suicida di questo paesaggio.
Autunno con la punta del coltello
spargeva con ogni cura un sale umido
sulla cicoria cruda.
E il lungofiume, l’odore della nafta bruciata,
le vergini del Sud che annaffiano ogni sera
d’ignoti amanti teste decollate
che fioriscono in vasi di basilico.

*

Tutto un paese sorge contro un uomo

Tutto un paese sorge contro un uomo
condannato al coraggio:
le torri aragonesi a rombo sulla scogliera
e le case alte un palmo
(e doverti pregare di sorridere!),
come il cucito su cui cade a picco
il profilo severo delle cucitrici
in una poca luce d’oleandri.
Mi sarebbe costato meno uccidere,
in quest’inefficace lume di luna
schiacciata ai poli e preda di vapori
d’un rissoso occidente,
che dover dire: «un uomo come me »,
e sentire lo spazio per tutti e quattro i costati
torcersi come rame bianco, e le stoppie bruciare
in fumo senza vampe.
Le cose si feriscono anche senza di noi.
Che cos’ha questo viso? Io non avrei dovuto
uscire così illeso dai miei naufragi e segnare
nuovi fatti insensati sul bilancio del vivere,
eppure il tempo non si vendica, serba una traccia
dell’antica fierezza che morì
nelle disabitate tombe sparse
fra questi scogli che corrode il mare
e lo zolfo di sommersi vulcani.
È lì che vaga la notte la tua anima
di uomo come me, di me che credo
in quegli avi sepolti per tanti secoli
con un profilo come il mio
con cui guidavano
il corso delle navi e dei cavalli
e amavano pazienti donne dagli occhi d’uva.
Come si dibatte l’omuncolo nell’intrico del sangue
di quell’offesa somiglianza – e intanto perde terreno!
Vedilo dunque saltare, saltare infinitamente
fra queste tombe greche
accecate di terra, in riva al mare,
sparire nelle grotte, ricomparire
col viso tumefatto dal dolciastro egoismo
d’essere ancora vivo senza pietà.

*

Come un polpo sbattuto

Come un polpo sbattuto ancora vivo contro lo scoglio
si arricciolavano i miei pensieri
a Bari fra le barche verdi e gli inviti
favolosi dei venditori
di quella iridescente pena; ma io
non avevo che una moneta
d’impazienza e di notte,
una moneta nera dei paesi
dell’interno, che soffoca le case
fra orizzonti di corda su cui oscilla
la tarantola – un’altra pena; e tu un’altra,
quando dicesti: la pietà è più forte
dell’amore. Più rapida è volata
che il mio odio la mano sulla tua guancia.

*

Sto davanti alla tua caverna

Sto davanti alla tua caverna.
Esci fuori e arrenditi.
Noi abbiamo la sintassi e la radio,
i giornali e il telegrafo,
e tu non vivi che del mio sonno,
non hai che la roccia a cui ti tieni abbrancato,
e per farmi dispetto
non mi rispondi nemmeno.

*

Dalla porta del carbonaio

Dalla porta del carbonaio
l’acqua s’annera e così prosegue
rinforzata dai canali che scendono
dalle terrazze fino a Porta San Biagio,
e fuma un’aria
grigia,
stappata dalle bottiglie di capo d’anno.

Ma non ci son porte
per uscire da te, tempo. E che fanno
gli altri?
Gli uomini del mio tempo
nelle botteghe dei barbieri
sfogliano con le guance insaponate
i calendari nuovi
che promettono donne
facili e pronte già nel sole
dei campi di Francia,
dove basta cercare fra la paglia
per trovarne.
E vedo la cesta ove il capo mozzo dell’anno cade,
e la pioggia che lava
la carbonella davanti alla porta
del carbonaio, per cui l’acqua s’annera
e rinforzata dai canali che scendono
così prosegue.

*

Lecce

Biancamente dorato
è il cielo dove.
sui cornicioni corrono
angeli dalle dolci mammelle,
guerrieri saraceni e asini dotti
con le ricche gorgiere.

Un frenetico gioco
dell’anima che ha paura
del tempo,
moltiplica figure,
si difende
da un cielo troppo chiaro.

Un’aria d’oro
mite e senza fretta
s’intrattiene in quel regno
d’ingranaggi inservibili fra cui
il seme della noia
schiude i suoi fiori arcignamente arguti
e come per scommessa
un carnevale di pietra
simula in mille guise l’infinito.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).