Thomas Gray, Il Bardo

da | Dic 23, 2020

L’ode, composta dal 1754 al 1757, anno in cui fu pubblicata, è costituita da tre stanze, ognuna composta di tre parti, strofe, antistrofe ed epodo, secondo lo schema classico. Essa parla di un cruciale avvenimento nella storia del Galles. Edoardo I, completata la conquista di quella regione, ordinò che tutti i poeti-cantori locali – conosciuti appunto con il nome di “Bardi” – caduti nelle sue mani, fossero uccisi. Di questi trovatori, parla sia Diodoro Siculo, Εἰσὶ δὲ παρ᾽αὐτοῖς καὶ ποιηταὶ μελῶν, οὓς βάρδους ὀνομάζουσιν. Οὗτοι δὲ μετ᾽ὀργάνων ταῖς λύραις ὁμοίων ᾄδοντες οὓς μὲν ὑμνοῦσιν, οὓς δὲ βλασφημοῦσι  – Presso di loro vi sono anche poeti lirici, che chiamano bardi”… Costoro, cantando con strumenti simili alle lire, celebrano alcuni personaggi e vituperano altri […] (Bιβλιοϑήκη, V, 31), quanto Anneo Lucano, Vos quoque, qui fortes animas belloque peremptas, Laudibus in longum vates dimittitis aevum, Plurima securi fudistis carmina, bardi – Anche voi, bardi, poeti che con le vostre lodi tramandate nei secoli le anime degli eroi caduti in guerra, recitaste, resi più sicuri, i vostri carmi […] (Pharsalia, I, 447-449). Motivi storici e leggendari, questioni inerenti la legge, oppure genealogie, costituivano il tema del loro canto. Dopo la conquista di Roma, sparirono dalla Gallia, sopravvivendo appunto in Galles, come in Irlanda e, più limitatamente, in Scozia. A cura di Giovanni Parrini

1
«La rovina ti colga, re spietato!
Lo smarrimento accompagni i tuoi vessilli;
sebbene l’ala cremisi della conquista sventoli,
beffano l’aria, pigri.
Né il comando, né la cotta di maglia,
e neppure le tue virtù, o tiranno, varranno
a salvare la tua segreta anima dai terrori notturni,
dalla maledizione e dalle lacrime di Cambria!» [1]
Erano tali i toni che sul sommo orgoglio
di Edoardo I il tempestoso sconforto spargeva,
quando lungo la ripida, boscosa, zona di Snowdon [2]
egli spinse, con marcia faticosa, le sue grandi milizie.
Rimase inorridito Stout Glo’ster, in un muto stupore: [3]
«alle armi», gridò Mortimer e pose orizzontale la vibrante lancia. [4]

 

2
Su una roccia, la cui fronte sprezzante
guarda minacciosa sul vecchio Conway, spumoso di correnti,
abbigliato con la dolente veste del lutto
gli occhi smunti, il poeta stava diritto:
(ampia la barba e i grigi capelli
strie, come di meteora, nell’aria agitata) [5]
e con mano da maestro e fuoco da profeta,
suonava il cupo male della sua lira.
«Guarda, come ciascuna gigantesca quercia e caverna nel deserto
sospira alla terribile voce del torrente sottostante!
Su di te, o re, agitano le loro centinaia di braccia
respirano vendetta, in più aspri sussurri;
non più alcun canto dal giorno fatale della Cambria,
all’arpa nobile di Hoel, né dolce melodia di Llewellyn». [6] [7]

 

3
Fredda è la lingua di Cadwallo, [8]
che zittì il potere tempestoso:
il coraggioso Urien sta dormendo sul suo scomodo letto. [9]
Montagne, invano, voi, piangete Modred [10]
la cui canzone magica
al gigantesco Plinlimmon piegava la sommità nebbiosa.[11]
Giacciono i monti sulla cupa costa di Arvon,[12]
sporchi di sangue rappreso e spettrali
lontano, i corvi, lontano, volteggiano, spaventati;
la famelica aquila li sdegna e passa oltre. [13]
Cari compagni persi della mia melodiosa arte,
cari come la luce che visita questi occhi rattristati,
cari come le gocce vermiglie che mi scaldano il cuore
periste fra le grida della patria morente.
Non piango più. Non dormono.
Sui dirupi laggiù, un gruppo atroce,
io li vedo seduti, che tuttora indugiano
vendicatori della natia terra:
a me si uniscono in un’armonia terribile,
e intrecciano con mani sanguinanti il drappo della tua progenie.

 

II

1
Intrecciamo l’ordito e intrecciamo la trama
il funebre lenzuolo della stirpe di Edoardo[14].
Diamo ampio spazio e tendiamo abbastanza
a delineare dell’inferno i caratteri.
Segniamo l’anno e annotiamo la notte
allorché il Severn riecheggerà con terrore [15]
le urla della morte, urla del re agonizzante
per cui il tetto di Berkley risuona! [16]
Lupa di Francia, dai denti tenaci [17]
che del tuo stesso sposo massacrato laceri le budella
nasca da te, chi sulla tua regione brandirà alto
il flagello del cielo». Che terrori l’attendono, dattorno! [18]
nelle avanguardie sue, stupore e fuga
alle sue spalle dolorose forme sbiadite e solitudine.

 

2
Vincitore potente, potente Signore!
Lui giace, in basso, sul suo catafalco! [19]
Nessun cuore pietoso, né uno sguardo offre una lacrima
per onorare le sue esequie. Dunque
è fuggito lo scuro guerriero? [20]
Tuo figlio se n’è andato. Fra gli estinti riposa. [21]
E la legione, quella che era nata nella luce meridiana?
Andata a salutare la nascente aurora.
Il mattino sorride e soffia tenue lo zefiro, discreto [22]
mentre orgogliosamente cavalcando il regno azzurro
la nave d’oro va nel suo splendore [23]
la giovinezza a prora e il piacere al timone;
incurante del turbine che scuote e spazza,
che, muto in un riposo cupo, aspetta la preda della sera.

 

3
Si riempia la zuppiera scintillante, [24]
si prepari il ricco pasto,
anche se spoglio della sua corona
egli ancora prende parte al banchetto:
accanto al trono
sete e fame funeste, sorridendo
osservano il loro ospite schernito.
Avete udite il frastuono della battaglia [25]
lancia a lancia e cavallo contro cavallo?
Anni lunghi di strage al destinato corso sospingono,
e tramite squadroni consanguinei falcidiano spietati
col modo che gli è proprio.
Torri di Giulio, voi, infamia eterna di Londra [26]
alimentate da molta follia e assassinii notturni,
riverite la fede della sua consorte, la fama di suo padre, [27]
e perdonate al sacro e mite capo dell’usurpatore. [28]
Sopra e sotto, la rosa di neve, [29]
intrecciata con quella rossa avversa, noi spargiamo
e il cinghiale neonato, all’ombra delle spine nel suo sangue perisce. [30]
Ora, fratelli, curvi sul telaio maledetto,
alla profonda vendetta il nostro marchio imprimiamo, ratificando la sentenza sua.

 

III

1
Guarda, Edoardo! a improvviso fato
(su, tessiamo la tela: il filo è torto!)
la metà del tuo cuore consacriamo.[31]
(È tessuta la trama, completato è il lavoro.)
Fermatevi, aspettate! Così misero
non lasciatemi, dannato, senza compassione, qui a disperarmi:
Nella lontana luminosa traccia
che gli orientali cieli avvampa, sfumano
essi, svanendo dai miei occhi. Oh, ma che scene solenni
sulla vetta di Snowdon
dispiegano le loro scintillanti vesti, scendendo lente?
Scene di gloria, la vista dolente mia risparmiate!
Voi, età non nate, non mi affollate l’anima!
Da tanto, non piangiamo più il perduto Arturo.[32]
Ave, autentici re; ave, o progenie di Britannia! [33]

 

2
Circondati da un altissimo numero di baroni
sublimi levano le loro fronti stellate;
e cortigiane splendide e anziani saggi dello Stato
appaiono nelle loro maestose barbe.
In mezzo a loro, una divina forma! [34]
L’occhio di lei ne dice la progenie britanna;
il portamento da leonessa, il volto che incute riverenza, [35]
governato, soave, dalla grazia virginea.
Che sinfonia di corde trema in aria,
che concento vocale attorno a lei risuona!
Ascolta dalla tomba, grande Taliessin, senti [36]
loro soffiano un’anima che la tua argilla avvivi.
Un rapimento luminoso chiama
e, sollevandosi mentre lei canta
agita in mezzo all’iride del cielo l’ali di lei policrome.

 

3
Il verso ancora adorna
«guerra feroce e amore fedele,
e una severa verità vestita da finzione fatata.
In coturnate cadenze si muovono [37]
opaco affanno e dolore piacevole,
e orrore, tiranno del cuore palpitante.
Una voce, come di cherubini cori, [38]
le burrasche la portano da un Eden fiorente;
e note di lontano affievolite giungono al mio orecchio, [39]
che spirano perdute nel lontano futuro.
Uomo debole ed empio
pensi tu che la nuvola di sangue
sollevata dal tuo fiato, abbia estinto il ciclo del giorno?
Domani lui ritorna al fiume d’oro
e scalda le nazioni con raggio raddoppiato.
Abbastanza per me: con gioia, vedo
i differenti destini che il fato assegna.
Sia tua questa disperazione e l’ansia scettrata,
il trionfo e la morte siano miei».
Parlò e incauto dall’altezza del monte
si tuffò nell’urlante marea, fonda, verso l’ultima notte.

 

Note:

[1]     Antico nome latino del Galles.

[2]     Snowdon fu un nome dato dai Sassoni a quel tratto montano; esso includeva tutte le Highland del Caernarvonshire e del Merionethshire, a est, quanto il fiume Conway.

[3]     Stout Glo’ster, ovvero Gilbert de Clare, soprannominato “il rosso”, conte di Gloucester e Hertford; sposato nell’abbazia di Westminster il 2 maggio 1290 a Joan de Acres (o Acon, così chiamata per esser nata ad Acon, nella Terra Sacra), seconda figlia del re Edoardo di Snowdon. Morì nel 1295.

[4]     Edmond de Mortimer, signore di Wigmore, margravio le cui terre si stendevano fino ai confini del Galles. Probabilmente, accompagnò il re in questa spedizione

[5]     Immagine mutuata da un noto dipinto di Raffaello che rappresenta l’essere supremo nella visione di Ezechiele.

[6]     Hoel, signore di Llandoga, un villaggio sul fiume Wye, nel Monmouthshire, alcuni chilometri a nord della cittadina di Tintern. Situato su una collina scoscesa; costituiva un porto dove venivano costruite chiatte, e i cosiddetti “trow”, imbarcazioni tradizionali britanniche, usate per il trasporto merci su corsi di acqua dolce e, segnatamente, sui fiumi Wye e Severn.

[7]     Si tratta del principe gallese Llewellyin (1175-1240).

[8]     è uno dei personaggi del Ciclo Arturiano. Si tratta del principe Cadwallo Longhand (591-688? d.C.), noto anche col nome di Cadwalline, re dei Bretoni, che si dice sepolto nella chiesa londinese di St. Martin.

[9]     Urien re di Rheged, altro personaggio del Ciclo Arturiano. Il regno di Rheged era un antico dominio britannico dell’area di Hen Ogledd (una regione compresa tra l’Inghilterra settentrionale e le Lowlands della Scozia meridionale) abitata dai Celti della Britannia sub-Romana, nel periodo alto-medievale.

[10]   Modred, variante in lingua cornica (una lingua celtica, parlata tuttora in Cornovaglia) di Mordred. La fonte più antica che riferisce di Mordred sono gli Annales Cambriae (960-970 circa), che per l’anno 537 d.C. menziona la battaglia di Camlann come luogo in cui “Artù e Mordred caddero”, senza specificare null’altro sul suo conto. Meilyr Brydydd e Gwalchmai ap Meilyr, due poeti gallesi del XII sec., menzionano Mordred nelle loro opere, tessendo lodi sul suo valore. Sembra quindi che, almeno nelle versioni più antiche, il personaggio non avesse la caratterizzazione negativa con la quale successivamente è diventato famoso.

Geoffrey di Monmouth, nella sua Historia Regum Britanniae (scritta attorno al 1136), presenta Mordred come figlio del re Lot di Lothian e Orkney e di sua moglie Anna, che era sorella di re Artù Pendragon.

[11]   Plinlimmon (anglicizzato in Plynlimon, dal gallese Plumlumon) è un colle alto circa 750 metri, situato nel massiccio dei Monti Cambrici, in Galles.

[12]   Sono le coste del Caernarvorshire, davanti all’isola di Anglesey.

[13]  William Camden – un antiquario, letterato e storico londinese del XVI secolo – e altri studiosi osservavano che le aquile annualmente era solite costruire i loro nidi fra le rocce di Snowdon che, da allora, come alcuni ritengono, furono dai Gallesi nominate “Craigina-eryri”, rupi delle aquile. Ad oggi, il punto più alto è chiamato “Nido d’aquila”. Questo rapace non è certamente estraneo a quest’isola, come possono testimoniare gli Scozzesi, la gente di Cumberland, di Westmoreland e d’altre località. L’aquila nidifica anche nel picco del Debyshire.

[14]   Edoardo II (Caernarfon, 25 aprile 1284Berkeley, 21 settembre 1327) della dinastia inglese dei Plantageneti – appellativo derivante dal nomignolo dal conte Goffredo d’Angiò, “il Bello”, che aveva per stemma un ramo di ginestra (in francese, genêt) – fu re d’Inghilterra dal 1307 fino alla sua deposizione, avvenuta nel gennaio del 1327. Lo scrittore Christopher Marlowe, nel dramma eponimo, narra che l’uccisione del re avvenne per impalatura con un ferro rovente, nel castello di Berkeley. Il corpo di Edoardo II fu tumulato nell’abbazia di Saint Peter, a Gloucester.

[15]   Si tratta del più lungo fiume della Gran Bretagna. La sua sorgente si trova in Galles.

[16]   Si tratta del tetto del castello situato nella cittadina di Berkeley, dove fu ucciso Edoardo II.

[17]  è Isabella di Francia, seconda moglie di Edoardo II, regina adultera, figlia di Filippo IV “Il Bello”.

[18]   Il trionfo di Edoardo III, in Francia.

[19]   La morte del re, abbandonato da suo figlio e addirittura derubato durante i suoi ultimi momenti di vita dai suoi cortigiani e dalla sua amante.

[20]   Edoardo di Woodstock (1330-1376), principe di Galles – dal XV secolo, noto come Principe Nero – erede riconosciuto al trono di Inghilterra. Era figlio primogenito del re d’Inghilterra e duca di Acquitania Edoardo III e di Filippa di Hainaut. Non divenne mai re, essendo morto prima di suo di suo padre, cosa che consentì al figlio minorenne Riccardo di salire al trono.

[21]   È nota la vittoria di Crecy, nel 1346, in cui restarono sul campo ben trentamila francesi. Il principe di Galles primogenito di Edoardo III, sopranominato il Principe Nero, decise a vantaggio degli inglesi la battaglia, ma morì prima di suo padre.

[22]   Si intende qui la magnificenza del regno di Riccardo II, di cui si occuparono vari scrittori e storici dell’epoca, fra i quali Jean Froissart, (Valenciennes, 1337 circa – 1405 circa), uno storico francese considerato fra i più importanti del Medioevo. Per secoli, le Chroniques di Froissart sono state riconosciute come la massima espressione del rinascimento cavalleresco dell’Inghilterra e della Francia del XIV secolo. La sua opera è anche una delle fonti più importanti riguardo alla prima metà della guerra dei cent’anni. Delle guerre del XIV secolo, Froissart colse soprattutto gli aspetti cavallereschi, celebrando il valore e l’ideale d’onore e si mise in luce per lo stile da imagier.

[23]   Allegoria bellissima del regno di Riccardo II, successore di Edoardo III. Vizioso e spensierato, fu detronizzato dal duca di Lancaster, avendo in carcere sottoscritto forzatamente una rinunzia alla corona. Da ciò incominciarono le famose contese tra le casate di York e di Lancaster che, per tanti anni, avrebbero insanguinato l’Inghilterra.                

[24]   Riccardo II, stando a quanto riportato dall’arcivescovo di York, Richard Scrope (1350-1405) e dalla confederazione dei Lord nel loro manifesto, attraverso lo storico benedettino Thomas Walsingham e tutti gli altri scrittori più antichi, fu condannato a morire di fame. La storia dettagliata del suo assassinio, a cura di Sir Piers of Exton, è di gran lunga posteriore al periodo in cui quei fatti avvennero. Fra l’altro, Sir Piers of Exton è uno dei personaggi del dramma The tragedy of king Richard the Second, di William Shakespeare.

[25]   Si tratta della sanguinosa lotta dinastica combattuta in Inghilterra dal 1455 al 1485 tra due rami della casa regnante dei Plantageneti, gli York e i Lancaster, nota come la “Guerra delle due rose”, per la grafica degli stemmi araldici dei due rami citati (Rosa Rossa, i Lancaster; Rosa Bianca, gli York). Il casus belli fu la successione al trono di Inghilterra.

[26]   Si allude qui alla comune credenza che molti personaggi famosi – da Enrico VI a Edoardo II; da Riccardo, duca di York, a Giorgio, duca di Clarence, fossero stati uccisi nella Torre di Londra, la costruzione della cui parte più antica, secondo la vulgata, é attribuita a Giulio Cesare.

[27]   Si tratta di Margherita d’Angiò, regina consorte del debole re d’Inghilterra Enrico VI. Donna fiera e di spirito eroico, esponente di spicco dei Lancaster, combatté coraggiosamente per salvare il marito e la propria corona.

[28]   Enrico VI – che per la sua generosità e il suo carattere piuttosto mite e sempre incerto, fu acclamato dal popolo addirittura come santo – è definito usurpatore, poiché la casata dei Lancaster non aveva nessun diritto di eredità alla corona.

[29]   Le due “rose”, quella bianca degli York e quella rossa dei Lancaster.

[30]   è l’impresa di Riccardo III – al suo tempo soprannominato “il cinghiale” –  il quale, dopo neanche due anni di regno, morì combattendo contro le truppe dell’imperatore Arrigo VII.

[31]   Si allude a Eleonora di Castiglia, che morì pochi anni dopo la conquista del Galles. È nota la prova estrema di affetto e dedizione che lei dette a Edoardo I. Testimonianze di ciò si vedono tuttora in varie città inglesi, tra le quali Northampton, Gaddington, Waltham.

[32]   Antico e famoso re Bretone, combatté contro i Sassoni all’epoca della loro invasione. Fu tanta la benevolenza e il rispetto che si meritò fra i suoi, che per molti secoli fu credenza comune fra i Gallesi che egli non fosse già morto, ma vivesse nella Terra delle Fate, da cui dovesse tornare di nuovo a regnare sulla Bretagna.

[33]   Sia Merlino che Taliesin avevano profetizzato che i Gallesi avrebbero riguadagnato la loro sovranità sull’isola, il che sembrò un traguardo raggiunto con il casato dei Tudor.

[34]   La regina di Inghilterra, Elisabetta I.

[35]   Riguardo a un’udienza data dalla Regina Elisabetta a Paul Dzialinski, ambasciatore polacco, lo storico e cartografo inglese John Speed (1552 – 1629) riferisce che «lei, drizzandosi come una leonessa, intimidì l’interlocutore con il suo portamento fiero e maestoso non meno che con l’asprezza della sua principesca reprimenda».

[36]   Taliesin, il cui nome completo è Gwion Bach ap Gwreang,  (534 – 599 d.C.)  è stato un poeta britannico, il più antico di lingua gallese del quale siano sopravvissute alcune opere. Il suo nome è spesso associato con il Libro di Taliesin, opera redatta nel Basso Medioevo. Fu il capo carismatico dei bardi.

[37]   Si vogliono indicare i poeti Shakespeare, Milton ed altri minori.

[38]   Ultima invettiva del Bardo contro Edoardo I. Egli ha predetto la rovina dei suoi discendenti, ha saziato le sue brame di vendetta. Non gli resta niente altro che morire, nel delirio della sua consolazione.

[39]   Si intendono qui tutti i poeti succeduti a John Milton.