Teste d’accusa

da | Giu 16, 2021

Pubblichiamo in anteprima quattro poesie di Corrado Costa da Poesie edite e inedite (1947-1991). Opere poetiche II, Argolibri 2021, a cura di Chiara Portesine.

 

da Poesie (1958-1963)

 

Passione secondo S. Corrado

Ma il Signore non era nel

fuoco, dopo il fuoco era nel

soffio di un silenzio nell’aria

RE III, 19, 12

 

Se avrai pietà

forse potremo vivere.

C’è una possibilità.

Non scrivere.

 

*

Cronaca

 

Segreti avvisi del languore: come

un diverso “clinamen” per i raggi

cosmici o nuova radioattività nell’aria:

i mezzi estremi di ricorso come

annunci dei tiepidi torpori:

farà notizia primavera quando

nell’altra stanza l’inquilino non ancora identificato

lega il cappio alla trave: la ragazza

consuma i suoi tranquilli gesti,

il ginger-soda e resta a scegliere il suo tram

con terrificante cura: allora i nostri amici avranno

 le tempie lucide, fisseranno una cosa diversa

dagli oggetti di conversazione: per questi

motivi occasionali

ci accorgeremo della primavera

 

*

Teste d’accusa 

 

La stanza era in ordine, l’armadio

chiuso come sta, a posto il servizio d’argento

il vaso con i fiori si accostava preciso all’incerata 

stesa – dico, per non perdermi in particolari, 

che tutti gli elementi dei luoghi erano intatti:

la materia era ferma, non c’era

richiamo o avvertimento o segnale

di qualche novità un simbolo per me che

non m’intendo di Dio.

 

Loro, scuola d’astuzia e di malizia, pronti

allo scatto come topi nelle crepe dei dogmi

i leaders religiosi che rapportano lo slancio mistico

alle minacce per la sicurezza interna, i giudici

che sanno l’altro aspetto delle cose, l’altro

verso della questione, l’altra traccia della bestia 

ferita, loro che hanno l’occhio torto come

cani da ferma, attenti

al minimo fruscio di un’intenzione, questa preda 

fresca per loro era pastura e caccia.

Cosa sapevo io se dentro ai fiori

uno solo nasconde la sostanza primaverile, se c’è 

una foglia sola che determina la direzione

del vento, se c’è uno fra tutti i condannati 

a morte che garantisce la mia nascita.

 

E ora, io che sto dall’altro capo della sua condanna 

con la sentenza, con i giudici, con l’intellettuale 

romano, che giustamente ha denunciato i limiti 

della sua competenza e ha detto “Io

che non sono responsabile accetto le vostre decisioni”

io che sto con chi ha difeso il sistema

sono più sicura: ora che quel giovane seduttore di popolo, 

frequentatore di donne che preferisco non nominare, ora che Dio 

è stato dichiarato colpevole

ogni giorno che chiamano in giudizio il ladro 

l’assassino, i gangsters,

ogni giorno di vigorosa accusa, di richiesta

di pena, d’esercizio della pretesa pubblica 

ogni giorno che aprono l’udienza

o che torturano in segreto gli indiziati di 

attività sovversiva

ogni pubblicazione di condanna, ogni giustizia 

fatta, so che muore Gesù in nome dei 

mercanti,

in nome dei romani

per la colpa di un uomo si distrugge

la sostanza divina degli uomini.

 

*

Cronaca nera

 

C’è il suo corpo sottile e coricato

c’è il suo seno la mano appena acerba

 

c’è un piccolo foro d’uscita 

sotto appena due dita.

 

Fra un grido un pianto un urlo una risata 

fra i baci fra la lotta forsennata

dov’è finita la rivoltellata

 

C’è qui il suo corpo bello e coricato.