Tempo

da | Mag 18, 2022

Pubblichiamo in anteprima la traduzione italiana dell’introduzione di Luca Paci a “Tempo. Excursions in 21-st Century Italian Poetry”, da poco uscito per Parthian.

The highest as the lowest form of criticism is a mode of autobiography.
– Oscar Wilde


La poesia italiana contemporanea è ancora territorio largamente ignoto al grande pubblico di lingua inglese. Dobbiamo tornare ai premi Nobel del ventesimo secolo come Montale e Quasimodo se si vuole percepire il riverbero della nostra tradizione poetica. Il fatto che le opere in traduzione coprano una parte sempre più marginale nel mercato editoriale angloamericano è forse uno dei motivi per cui una parte così vibrante di un paese come il nostro non è rappresentata con il peso che merita. La scrittrice trans-lingue Jumpa Lahiri ha giustamente affermato su questo punto che “(l)a lingua è la sostanza della letteratura, ma la lingua la rinchiude anche, confinandola nel silenzio e all’oscurità. La traduzione, alla fine, è la chiave di volta”. (Lahiri, 2019, traduzione mia).

Vorrei partire da un paio di semplici e tuttavia necessarie domande. Come si comincia a compilare un’antologia poetica del XXI secolo? In altre parole, quali sono i criteri da seguire, e a quale tipo di inclusività, si dovrebbe mirare? Il tentativo di affrontare questi interrogativi passa necessariamente attraverso un viaggio personale che mi coinvolge come lettore, insegnante, poeta e traduttore che vive e lavora nel Regno Unito da oltre vent’anni.

La mia visione dell’Italia e della sua letteratura è inevitabilmente condizionata dalla distanza fisica e immaginata tra me e il mio paese d’origine. Come dice lo scrittore e accademico Luigi Meneghello, “mi accorgo che il punto di vista continua ad oscillare.” (Meneghello, 1997) E credo che questa oscillazione, fisica ed insieme simbolica dall’Italia al Regno Unito e viceversa, giochi un ruolo fondamentale in queste escursioni nella poesia italiana contemporanea.
Nel corso degli anni sono diventato acutamente consapevole delle differenze linguistiche, culturali, sociologiche, politiche e dei punti di contatto tra la cultura italiana e quella anglo-americana; al tempo stesso ho anche imparato a capire la destrezza della parola poetica nelle sue forme superficialmente sfuggenti, ma penetranti e flessibili, e la sua capacità di accogliere in se questioni come identità, cultura, società, razza, sessualità. Sono convinto che la poesia abbia un suo valore epistemico e non possa essere letta distrattamente: essa richiede la piena intelligenza intellettuale ed emotiva del lettore così come il suo senso di empatia. Se il punto di vista è scosceso ed oscillante, lo è anche la percezione della cultura in questione. Dopo tutto, osservare gli eventi da un’angolazione differente incoraggia confronti e raffronti in cui la diversità – questo concetto chiave con cui stiamo finalmente iniziando a fare i conti – diventa un fattore molto concreto e tangibile.

Tempo offre al lettore di lingua inglese uno spaccato originale e insieme discorde della poesia
italiana selezionando una combinazione di poeti noti e nuovi. Si tratta di una selezione di voci
provenienti da ambienti diversi: accademici, operai, scrittori, redattori, giornalisti, performer di
spoken-word, viaggiatori e traduttori professionisti. Da questa prospettiva emerge un’ Italia poetica assai consapevole delle sue straordinarie forze e tensioni, percorsa da svariate pratiche linguistiche, dialetti e lingue minoritarie. Gli autori che s’incontrano in queste escursioni offrono una formidabile gamma di stili, toni, approcci, modi di guardare il mondo e di rappresentarlo. Ci sono diverse generazioni che dialogano e si confrontano.

Ogni voce ha il suo accento unico, la sua poetica, il suo stile e soggetto. E’ una poesia che non teme di interrogare se stessa, le sue forme e contraddizioni: sperimentale, multilingue e asemica, essa sonda la possibilità stessa del linguaggio e del suo inconscio, ponendo domande sulla sua ontologia, sul suo status e sul suo territorio in cui si articola.

È una poesia sovente auto-tradotta (la maggior parte dei poeti inclusi sono anche traduttori) e trans-lingue, trasparente ed intricata insieme, sfaccettata e mai banale. A volte i versi sono costruiti come un’installazione, altre volte sono elementari come i blocchi di un’ abitazione rudimentale. Sono poesie che sovente criticano il linguaggio del potere e raggiungono le persone ai margini della nuova economia globale (donne, disabili, transgender, migranti) esplorando con audace originalità l’esperienza dell’ esclusione e della separazione. Qui si trova una comprensione profonda della sofferenza, una costante ricerca di uno spazio interiore che va oltre la facciata cattolica che forma una gran parte della stereotipica “religiosità” italiana.

Questa poesia si esprime in una forma in cui passato e presente spesso collidono per riavvicinarsi, dove memoria e trauma si esprimono in nuovi e decostruiti tipi di lirismo. Se infatti nel mondo angloamericano la domesticità è diventata il luogo per eccellenza della narrazione (bio)politica, i poeti italiani dialogano spesso con la storia ed i grandi eventi. E forse si potrebbe dire per la nostra poesia ciò che Roberto Esposito dice dell’Italian Theory: che la sua particolarità sta proprio nell’attenzione alla storia stessa da Croce a Gramsci, fino a Cacciari ed Agamben. In fondo, il libro potrebbe funzionare anche come una riflessione sociologica sul nostro tempo. La poesia racconta la storia dell’Italia contemporanea: la politica, la cultura, la società, l’attualità e la storia, il (melo)dramma e la tragedia. Mi piace pensare che il lettore sarà più informato sullo stato attuale dell’Italia dopo aver letto la raccolta.

“Tempo”, nella sua struttura bilingue, offre un piccolo riconoscimento allo straordinario lavoro che i traduttori svolgono sperando che esso abbia più ampie ramificazioni nella cultura e nella società anglofona, aiutando a chiarire i contenuti originali della poesia italiana contemporanea.
Molte delle poesie selezionate sono state precedentemente tradotte, ma spesso erano apparse in riviste accademiche o in piccole selezioni. C’è qualcosa di magico nella giustapposizione di due
ottime poesie nello stesso ecosistema; la loro energia si espande e si scoprono nuove connessioni.

Immagine: Dalla copertina del volume, Ciro Agostini, “untitled”, 2019.

Luca Paci insegna all'Università di Cardiff. Ha dedicato la sua ricerca all'opera di Benedetto Croce, ma anche al cinema italiano così come a diversi autori del Novecento quali Bassani, Calvino, Fo, Ginsburg, Primo Levi, Pirandello, Sciascia e De Filippo. Ha tradotto in inglese "La ragazza Carla" di Pagliarani ed è co-direttore dell'Italian Cultural Centre Wales.