“Scrivo per…”. Omaggio a Biancamaria Frabotta

da | Giu 11, 2021

Pubblichiamo un’antologia di poesie, a  cura di Carmelo Princiotta, che ripercorrono l’opera poetica di Biancamaria Frabotta attraverso i suoi libri.

 

da “Il rumore bianco” (1982)

Scrivo per non fumare ma se non fumo non scrivo
scrivo per non aspettare il sanguinoso squillo del telefono
ma se non telefoni non scrivo
scrivo per non scappare dalla abbondanza della tua vena
ma se non scappo non scrivo
scrivo per non tornare sulla cattiva strada
ma se non torno non scrivo
scrivo per non darvela vinta moschettieri del vento e del falso
se più non vivo e scrivo ahimè
vinta voi sempre l’avrete su di me.

 

 

da “La viandanza” (1995)

“L’ultima corsa”

Una volta è già capitato
e non fu né la prima né l’ultima
ma fu una delle tante nostre
luminose lunazioni
sopra il fiume che s’insabbiava
in mezzo alle sterpaglie, le fumanti immondizie
che la Magliana spreca
per chi ha dentro un bastante
lembo di azzurro e le stoppie
bruciate sulla franosa pianura
che giace sotto al livello del Tevere.
Poi tornammo al centro per bere
ancora un sorso del giorno
che smoriva con l’ultima corsa
prima del tramonto
rosso di piacere e di angustia
in forse davanti al finestrino già estivo
se fosse colpa dei nostri vent’anni.
Così ci avventammo contro il nostro destino.

 

 

da “Terra contigua” (1999, 2011)

“Tu, Montale”

Refurtiva preziosa di una presbite età
un ninnolo, oh se bastava al tuo occhio lungo!
e quei giorni sornioni negli assolati gironi della febbre
e quell’osso che ci rodeva vita innatural durante
e quel raggio di luna come la torcia di un ladro
che illumina tutto, ma non tutto insieme
e tu, deserto stelo del mio verde nulla
anima tirata coi denti fino all’alba
incombenza di una nurse gentile
spenta notte di cicche e non di ore
e là, dietro il sipario dei sonnambuli
una neonata che srotola lenta le sue bende.

 

 

da “La pianta del pane” (2003)

Perde ogni ingombro il giorno e si fa sera.
A piedi restano solo i vecchi e i ragazzi
che non ci somigliano più o non ancora.
È l’ora, nei grandi cortili, dei passi
che hanno il peso del senno smarrito
la guerra vinta del sole, alto alla cuspide
e l’aspide all’erta nel seno. È l’ora
di chi a casa non torna, dei branchi
superbi, folli di miti interiora, cuori
di vento e di vetro, loro, gli eterni passanti
non sanno, che non torniamo a specchiarli
dai nostri fondachi, dai muti anditi di dentro
fragili steli che temono in noi di spezzarsi.
Nella sera vanno solo vecchi e ragazzi
che non si somigliano più. O non ancora.

 

 

da “Da mani mortali” (2012)

E se si scoprisse che quello vero è Giove?
A lungo ci ha pensato il piccolo
che domani compirà gli anni.
Il suo cuore, versatissimo ai miti
prolissi, non conosce costrizione
ma solo una curiosa destrezza

perlustrare le piste decadute
rivangare le speranze perdute
di una luminosa immortalità.
Con gli dei falsi e bugiardi
l’epica della folgore tramonta
svanisce l’età divina dei capricci.
Li cercherai nell’ombra delle nuvole
nel pesce che sfugge all’amo
nel lampione che si spegne all’alba.
Mai ne mangerai il corpo
mai ne berrai il sangue.
A otto anni è triste cibarsi del Dio vero.

 

 

da “La materia prima” (2018)

Istinto, scienza primitiva
incerta conoscenza.
In una bolla d’aria
come alghe flottavamo
in tondo per il mondo
subacqueo, intravedendovi
ogni specie vivente in natura.
Dal fondo un gorgo improvviso
ci riportò in superficie, ci espulse
nascere fu un fatto
e piangere un tutt’uno.
Nulla potendo distintamente discernere
nella nostra ascensione verso il giorno
fu immenso dolore essere soli sulla terra.

 

da “Tutte le poesie 1971-2017” (2018)

da “Dialoghetti di mezzanotte”

Quando hai smesso di interrogarti
sulle questioni fondamentali?
Che intendi dire?
Il principio originario
il sentimento assoluto del tempo
la materia prima dell’Essere.
Non mi piacciono le maiuscole.
Sono fatue velleità
m’impensieriscono.

E che ti piace, di grazia?
Le singole poesie
scritte con umiltà e pietà
nell’attimo che ritarda la morte
e sfolgora, anche per un solo istante
la luce dell’amore. E dell’intelligenza.
E «Poesia e Verità»?
Sulla tua bocca mi mette paura.
È un motto di qualità.
Un ultimatum caro ai falsi profeti.
Ma almeno, hai un progetto? Un’idea?
Una stretta di mano, come diceva Paul Celan.

 

 

NB: In alcuni casi non è stato possibile rispettare il carattere degli originali. Ci scusiamo per l’inconveniente.