Salutarsi dagli aerei

da | Dic 27, 2018

Tre poesie da Salutarsi dagli aerei di Alessandro Burbank (Interno Poesia, 2018).

Un uomo seduto
davanti a un bicchier d’acqua.

Un uomo seduto
davanti a un bicchier d’acqua.
Guarda il mare.

Un uomo seduto su una sedia bianca
davanti a un bicchier d’acqua.
Guarda il mare.

Un uomo seduto su una sedia bianca
davanti a un bicchier d’acqua pieno
guarda il mare.

Un uomo seduto su una sedia bianca
davanti a un bicchier d’acqua pieno
guarda il mare le onde.

Un uomo nudo seduto su una sedia
bianca davanti a un bicchier d’acqua
pieno guarda il mare le onde l’orizzonte.

Un uomo nudo seduto su una sedia
bianca davanti a un bicchier d’acqua
pieno aggiunge zucchero mescola
guarda il mare le onde l’orizzonte.

Un uomo nudo seduto su una sedia
bianca davanti a un bicchier d’acqua
pieno aggiunge zucchero mescola
guarda il mare le onde l’orizzonte.
Ride.

Un uomo nudo seduto su una sedia
bianca davanti a un bicchier d’acqua
pieno aggiunge zucchero mescola
guarda il mare le onde l’orizzonte.
Ride. Beve un sorso.

Un uomo nudo avvolto da una coperta
seduto su una sedia bianca davanti
a un bicchier d’acqua pieno aggiunge
zucchero mescola e guarda il mare
le onde l’orizzonte. Ride. Beve
un sorso.

Un uomo nudo avvolto da
una coperta seduto su una sedia bianca
davanti a un bicchier d’acqua pieno
aggiunge zucchero mescola guarda
suo figlio il mare le onde l’orizzonte.
Ride. Beve un sorso.

Un uomo nudo avvolto da una coperta
seduto su una sedia bianca canta davanti
a un bicchier d’acqua pieno aggiunge
zucchero mescola guarda suo figlio il mare
le onde l’orizzonte. Ride. Beve un sorso.

Un uomo nudo avvolto da una coperta
seduto su una sedia bianca canta davanti
a un bicchier d’acqua pieno aggiunge zucchero
mescola e guarda suo figlio che piange il mare
le onde l’orizzonte. Ride. Beve un sorso.

Un uomo nudo avvolto da una coperta
seduto su una sedia bianca canta davanti
a un bicchier d’acqua pieno aggiunge
zucchero mescola e guarda suo figlio che
piange il mare le onde l’orizzonte. Ride. Beve
un sorso. Dondola per farlo addormentare.

Un uomo nudo avvolto da una coperta
seduto su una sedia bianca canta davanti
a un bicchier d’acqua pieno aggiunge zucchero
mescola e guarda suo figlio che piange il mare che
si è preso la madre le onde l’orizzonte. Ride. Beve
un sorso. Dondola per farlo addormentare.

Un uomo nudo avvolto da una coperta
termica in attesa di essere identificato
seduto su una sedia bianca canta l’Africa
rimasta davanti a un bicchier d’acqua
pieno aggiunge zucchero mescola guarda
suo figlio che piange il mare che si è preso
la madre le onde l’orizzonte. Ride. Beve
un sorso. Dondola per farlo addormentare.

*

Se chiudo gli occhi e li chiudo
attorno a me uomini fumano
pipe d’aria e usano le mie cose
superstiti con vesti bagnate e
le scarpe coperte di alghe e
funghi rampicanti, una densa
nube di chiasso e parole colore
di spartiti macchiati di caffè e
sputi tabaccosi e catarro, la stanza
è di legno scuro fern gully e li
vedo guardarsi come grossi
alberi segnati – io sono al
centro – illuminati da lampade
ad olio lunare – io sono anche
ai lati – non si sono tolti le
giacche hanno tasche piene di
ragni e coltelli – sono la
telecamera che li circonda e
anche in alto sono lontano e
non mi avvertono eppure
sono questa voce un fiato
bagnato al loro collo ed entro
in quelle ferite curate
col sale nei labirinti di quelle
orecchie tumefatte di
tallonatori di mari sporche di
sabbia e garze insanguinate,
sono una voce sparsa sono
spugna!
O il gobbo suggeritore
verso liquore di prugna oppure
gli occhi di una comparsa che dice
avanti così, pirata! E questi
uomini che hanno cappelli
tripuntati di ragionamenti che
grattano in gola, hanno ossa
burbere e sottili
e paltò pesanti e strati di maglie
umide coi baffi fino alle spalle,
uno dopo l’altro di colpo
esplodono come bolle di riflessi
o spasmi spalmandosi alle pareti
come graffi senza forma,
tornando nei quadri di bucanieri
e di velieri lasciando
a terra bottiglie mezzo seccate di
messaggi sbrindellati, carne ruvida
e monete d’argento. Apro gli occhi e
la mia stanza potrebbe essere un
vascello che ondeggia onde. Il
parquet inclinato mi ha disorientato.
E invece sono nel disordine di un
solo pirata, una nave scomparsa
che riappare se li chiudo.

*

Parafrasi dei nonni

Al funerale di mio nonno americano
non potevo andarci (ho inviato una poesia
a mio padre e lui l’ha letta durante la cerimonia)
Al funerale di mio nonno veneto non avevo mai
pianto così tanto (si è svolto nella chiesa del
suo paese, Conselve, in provincia di Padova) Mio
nonno americano era professore (Insegnava
letteratura americana all’Università della California)
Mio nonno veneto era l’uomo più forte del paese
(Lo ricordano così perché una volta ha spostato
una botte di vino che ci volevano sei persone) Mio
nonno americano aveva un grosso labrador sempre
di fianco alla poltrona (gli diceva good boy passandogli
la mano sulla testa) Mio nonno veneto era contadino
(Aveva i campi le bestie gli attrezzi) Mio nonno
americano ha scritto un libro (Una monografia su
Thornton Wilder e uno sul periodo realistico) Mio
nonno veneto coltivava la terra
(pomodori patate uva teneva le vacche i tori
i conigli) Mio nonno americano una volta sola è venuto
in Italia io non ero ancora nato (È venuto con la non-
na americana a casa dei miei nonni veneti) Mio
nonno veneto ha conosciuto una volta sola mio nonno
americano (la nonna veneta ha preparato la pasta e
fagioli) Mio nonno americano ha mangiato una sola
volta una pasta e fagioli come si deve (mia nonna
veneta racconta di come era calato il silenzio tra i
cucchiai che scavavano nel piatto)
Mio nonno veneto gli ha fatto vedere la stalla
(All’epoca c’erano ancora i tori la vecchia pesa non
più in funzione gli alberi di fico le susine) Mio nonno
americano dimostrava meraviglia come nei fumetti
(Mmm wow e rideva) Mia nonna
veneta una volta è andata in America con mia madre
(a stupirla furono le dimensioni delle altre donne che
la facevano sentire in forma) Mio nonno veneto è
rimasto a casa (per tenere i campi e le bestie e non
vedeva l’ora che tornasse perché intanto cucinava mia
zia sua sorella) Mia nonna americana era
una pittrice femminista (suoi quadri sono stati esposti
a San Francisco e a Washington) Mia nonna veneta ha
sempre cucinato per tutti (il pasticcio i risotti i fegatini
il lesso i dolci freddi la torta paradiso) Mio nonno
veneto gli ultimi anni di vita sognava ad occhi aperti
(disegnava progetti per una stalla di costruire una
nuova capponara sopra i tovaglioli) Io sono quello che
li conserva in questa terra stravolta (Un libro una voce
una ricetta qualche punto fermo a cui girare attorno)

Immagine: Luigi Ghirri

 

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).