Repátria

da | Mar 9, 2017

Sei peosie da Repátria. Poemas (São Paulo, Selo Demônio Negro, 2015).

L’incrocio

Como los dardos en el aire
ávidos de su herida
borges

La vita è un incrocio,
all’angolo una ragazza
gioca a palla sul filo del rasoio.

La tangenziale opaca si rovescia sul rosa degli ipê.

A novembre, a volte,
solo i jacarandá ci salvano,
dev’essere per questo
che il cuore del cielo
porta il nome di uragano.

*

21 SETTEMBRE

Lá onde ninguém pode conter meu sonho
irei fruí-lo em vergel ou em câmera.
arnaut daniel, por augusto de campos

Mantenere nell’attesa la speranza
degli ultimi fiori di ipê , il giallo
colorando le estremità dell’albero;
sul palmo neri ventagli di luce.

*

GOLGOTHA

Aspiramos à alta liberdade
um bem sempre suspenso que nos crucifica.
ana hatherly

Scavalco il calvario
per un’ora della tua gioia di bronzo

*

ipê

Sui rami striminziti
gli ultimi tre fiori gialli
puntano in alto,
non è ancora agosto,
ma sono già sfioriti
uguali i miei pugni,
contro l’alto massiccio
cancello della vita.

Chiedere alla superficie liscia
una risposta.
Aspettare che arrivi
un chiarore
che non accechi.

E se ora tutto si spegnesse,
nello stridio diurno dell’acciaio
di un treno in periferia?

*

GODIMENTO
[Giuseppe Ungaretti]

Sinto a febre
desta
luz plena

Acolho este
dia como
fruta que se adoça

Terei
esta noite
um remorso como um
latido
perdido
no deserto

Versa, 18 de fevereiro 1917

*

PRELÚDIOS INTENSOS PARA OS DESMEMORIADOS DO AMOR
[Hilda Hilst]

Per Mora Fuentes

I
Prendimi. La tua bocca di lino sulla mia bocca
Austera. Prendimi ORA, PRIMA
Prima che la carne si faccia sangue, prima
Della morte, amore, della mia morte, prendimi
Inchioda la tua mano, respira il mio fiato, inghiotti
Con cadenza la mia scura agonia.

Tempo del corpo questo tempo, della fame
Di dentro. Un corpo conoscendosi, lento,
Un sole di diamante alimentando il ventre,
Il latte della tua carne, la mia
Sfuggente.
E su di noi questo tempo futuro tessendo
Tessendo il grande telo. Su di noi la vita
La vita. Rovesciandosi. Ciclica. Scorrendo.

Ti scopri vivo in un nuovo gioco.
Ti metti in ordine. E io delirante: amore, amore
Prima del muro, prima della terra, devo
Devo gridare la mia parola, un’incantata
Isoletta

Nella calda tessitura della roccia. Devo gridare
Dico a me stessa. Ma al tuo fianco mi stendo
Immensa. Di porpora. D’argento. Delicata.

Immagine: Mario Cresci, Dentro il sole, 2016.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).