Quando al mattino sento le voci vostre…

da | Ago 28, 2015

Tre poesie.

***

Nell’anno della morte di Alvaro de Campos

Oxfordshire, sulla strada per Iffley
cammino sul lato destro del fiume
controcorrente ma come Fernando
sulla strada di Sintra verso occidente
al volante dell’auto io sono a piedi
l’acqua è come sangue nel corpo
e il mondo termina a Sintra
sulla strada di Sintra proseguo per Iffley
biciclette leggere passate fischiando
sulla strada per Iffley le barche dormono urlando
vedo le bambine di Lewis cadere nell’orto
alla chiusa di Iffley amaro Tamigi
il tuo limo terreno è fratello del Tago
sulla strada per Iffley il miele dei viburni
le rose di Alcantara pesano come frutti mai colti.
Di Sintra qui a Iffley solo ricordo i casolari in rovina
ho una pietra nella tasca e due foglie nella mano.
Palpita l’arenaria di Iffley come vespa in amore
calore della notte, lo scrosciare della pioggia
la magnolia bianca di Sintra
magnolia porpora di Iffley
oscena ti apri indolore
sulla strada per la chiesa
dietro la chiusa, tardivo romanico
l’eleganza delle tombe, finestra che brilli
sulla strada di Sintra il moto non esiste
sono già ad Iffley ma non posso tornare
un’ansa si apre e poi un’ansa
come un sagrato profanato dai porci
vastità dei giardini.
Muretti per spargere il seme
dove Lewis figliava e Fernando origliava
da qui nessuna via si piega su Cowley
dove a casa muore una ginestra
nella luce dei primi papaveri
la legna si bagna
peccato per il fuoco Lady Tyndale rastrella la ghiaia
rossa casa del morto, in dono ti porto
la primigenia giunchiglia di Iffley
il treno per Sintra,
il soffio dei girini.

*

Animula

Tocamo-nos todos como as árvores de uma floresta
no interior da terra. Somos
um reflexo dos mortos, o mundo
não é real. Para poder com isto e não morrer de espanto
— as palavras, palavras.

H. Helder
(Humus)

Valgono nulla forse i nostri gesti quotidiani
polvere dalle case
alluvioni dal corso divelto dei canali
la cenere dei letti coniugali.

Ma vi chiedo l’impulso del momento
l’affondo contro il tempo
lo slancio dell’ariete
di quel che non rimarrete preserva
il tempo il peso dell’ora grave.
Come l’esito dei giorni di festa
o il pudore degli anni bisestili.

Ma la morte non avrà pietà di noi
anche gli amici moriranno.

Il tempo dei risvegli
quando l’occhio
non sente più la mano
e la stanza non dice più chi siamo.

*

Quando al mattino sento le voci vostre
rifluire dal basso, odore di caffè
le luci piene del giorno veritiero
– la vittoria del legno sopra l’acqua –
non temo più il senso della fine;
e la bellezza dei vostri capelli
miele d’azzurro carbone innamorato
mi riporta alle campane virili del mezzodì
quando da casa di Carmen a finestre aperte
Tommaso è fratello del sole
e io cammino nelle sue scarpe
ché mi portino in dono la sincerità della sera.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).