Prove di nuoto nella birra scura

da | Lug 10, 2015

Tre poesie da Prove di nuoto nella birra scura (Edizioni del Foglio Clandestino).

***

Una buona soluzione è continuare a respirare,
mantenere costante la frequenza cardiaca,
insediare le stanze dei polmoni
col fiato necessario a rimanere in piedi
e contare fino a centomila
fino a quando capisci
che allora essere vivi è avere una stazione nella testa
con taxi, criminali e polizia,
grandi tabelloni orari, uomini in giacca
e donne quasi nude
e un bambino coi pantaloni corti
che deve andare in bagno
(perché qualcuno sempre cerca il bagno,
così il prossimo verso sarà
………………………….di un chiarissimo giallo)
e ogni tanto c’è qualcuno che arriva, qualcuno che parte
e tutti insieme gridano il tuo nome
solamente per farti voltare

*

Era una strana voglia di spaghetti al sugo
fra le tre e le cinque, fra tutti quei muri,
sotto tutto quel cielo, però se ascolti bene,
se ti metti d’impegno c’è ancora qualcuno
che parla malgrado la scomparsa delle cabine telefoniche:
ma le finestre in alto sono sempre più illuminate
se i ragni sul soffitto prendono ancora il tram numero [dieci,
se prima o poi ti toglierai le calze quando ti spogli,
se ad esempio d’autunno le foglie inizieranno
a fare marcia indietro dai marciapiedi ai rami,
ecco potresti raccoglierne un po’, portarmele in regalo,
fare finta davvero che la notte non ci resti
un qualcosa di troppo, un sacchetto bucato,
tutte queste faccende da nemmeno pensare,
da toccare, più piano, come una porta allarmata

*

Tutto ciò che devo fare è mantenere la calma,
fare finta di nulla, che nulla accade,
che non accade di vedere grandi elefanti rosa
passeggiare sui tetti, la mattina presto,
mentre vanno al lavoro, mentre ritornano
la sera, schizzando acqua dalla proboscide,
che penseresti semplicemente stia piovendo,
ma pensare fa male – è dimostrato – perché ogni volta
che ti metti a pensare
cade morto stecchito un venditore di frittelle a new york
o un fresatore di pisa, ogni volta, ogni volta che pensi
qualcosa di qualunque tipo,
che gli elefanti rosa, in fondo, li hanno visti un po’ tutti
prendere il tè verso le cinque, seduti sotto gli ombrelloni
a parlare dell’aumento del prezzo delle lavanderie a [gettoni,
delle tavole calde o della guerra fredda,
così tutto ciò che devo fare è mantenere la calma,
sentire le chiavi di casa nella tasca sinistra della giacca,
partire per un paese straniero
dove un giorno mi verrai incontro con quegli occhi
che sono solo tuoi
parlandomi per ore della storia universale degli elefanti [rosa

Immagine: Nathalie Djurberg & Hans Berg, The Black Pot, 2013.

 

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).