Posti a sedere. Cinque poesie inedite

da | Ott 2, 2018

Cinque poesie inedite di Luciano Mazziotta.

stillstand oppure un’abbreviazione di ferocia oggettiva
nonostante appaiano ancora non sradicati gli arbusti
coesiste con la calma esteriore si diceva coesiste
oppure precede qualcosa feroce avvitato al nero
ad esempio alla macchia minuscola sul nitido nitido
sfondo nonostante screpolature di segni bonifiche
si avvera oppure coesiste o si è già avverato a prescindere
dall’uso di appenderlo il quadro e farne un istante slegato
dal nero spurio figliastro oppure un incanto neutrale
ad esempio sogno d’idillio subito dopo la raffica
o subito prima gli spettri renderci avversi gli spazi
si avvera oppure coesiste o si è già avverato a prescindere
come quella frazione di buio anteriore allo scatto
stillstand oppure l’elogio del gelo perché cristallizzi.

*

questo è un buon soggetto per una fotografia.

un uomo indietreggia sul molo
mentre famelici mucchi si accalcano in punta

a chiedere il dato riemerso
e oscurano il dato riemerso senza pronome: ma mare

ma acqua di mare con muschi e membrane in subbuglio
come se desse spettacolo o offrisse sprezzante

il chiasmo di un significato per tutti
e all’uomo col passo sospeso l’orrore di sé:

l’orrore suo proprio ormai decifrato
tra venti e trent’anni fa, ora è soltanto
………………………………..respingere.

e quindi cancella e non spiega.

*

questo è un buon soggetto per una fotografia.
un rudere sulla pianura e un altro rudere a lato.

guardalo:
sembra abitato

seppure in mancanza di viottoli
impronte buche sul piano –
……………………….e massi inceneriti.

poi mura che dentro può darsi l’evento qualunque
un atto in minuti mai su pellicola

come sfogliare l’atlante del secolo scorso
per rivedere dov’era.

catturalo ma: non metterlo a fuoco
fallo smeriglio
…………………ché l’incubo uscito di bocca

è resoconto fantasma
e sfigura.

*

questo è un buon soggetto per una fotografia.

il risultato di un’onda sonora imprevista.
un gong dall’esterno che sfibra il campo visivo.

sono i vicini che lanciano oggetti e si inseguono.
oppure auto in sosta che assorbono l’urto delle altre.

o ancora ambulanze che hanno frenato di colpo.
o cicche lanciate in attesa al pronto soccorso.

si verifica l’identico qui come altrove.
come altrove si recita il teatro fuori quadro.

la luce su medea coglie solo lei che trema.
ma muoiono i figli e precipita il rumore sull’immagine.

*

volumi di morituri e volumi di morti
e regali di morituri e regali di morti

i prestiti poi.

pressati gli uni sugli altri nei margini in ordine
a volto scoperto davanti ai profili del secolo.

c’è un uomo nel mezzo anche lui morirà.

e anche l’autore di questa poesia sembrerebbe
già decomporsi per cause esterne al suo testo.

era questo:

il tentativo fallito di incidere insieme
e i morituri ed i morti, e l’uomo nel mezzo

e se stesso.

e anche questo è un atto ideologico.

Immagine: Michael Waite, Classroom, 2014.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).