Poesie fantastiche – Poeti rumeni contemporanei /3

da | Mar 24, 2017

Le Poesie Fantastiche sono dei componimenti molto concisi dotati di carica esplosiva. I protagonisti, dei veri manichini da crash test, subiscono il ridicolo e l’umiliazione. La descrizione degli eventi quotidiani acquisisce, nelle poesie di Ofelia Prodan, una dinamica sovversiva che fonde il piano della realtà con la magia dell’esistenza, azzerando così le differenze che sussistono tra uomini e cose. I personaggi umani, con la loro dimensione esterna e con i loro meccanismi interni in piena vista, vivono, fatalmente e indistintamente, accadimenti che si collocano al limite dell’assurdo, che rientrano nella logica dei cartoni animati o dei fumetti, dove i nostri manichini, ovviamente, collassano, con la stessa serenità e indifferenza che contraddistingue la consuetudine speranzosa della loro esistenza effimera.

Nota di Daniel D. Marin. Traduzione a cura di Irma Carannate

rivoltato

mentre battevo la fiacca, mi venne
l’idea di rivoltarmi e lo
feci quasi tre volte
ed essendo molto divertente rimasi così.
qualcuno vestito di nero mi si avvicinò
con un riflettore e una cinepresa
e si mise a filmare.
si avvicinava, si allontanava, si rigirava,
si contorceva intorno a me
quasi fossi la copia di un’opera d’arte
lo lasciai fare,
solo che, seguendo i suoi movimenti,
scoppiai a ridere e, senza volerlo,
mi rivoltai di nuovo quasi completamente,
solo lo stomaco era rimasto a rovescio,
quello là svenne subito per lo spavento
e io gli rubai tutte le attrezzature e mi
nascosi in un wc ecologico
sogghignando di gioia con le budella appallottolate in gola.

rimedio

non sapendo cosa fare, mi sono ficcato
una mano in gola, sino al gomito, e mi sono palpato
lo stomaco dall’interno. era umido,
molle e tiepido. mentre tastavo, ho trovato
alcune palline, un guanto e una mazza
da baseball. ho tolto la mano e
ad alta voce ho chiamato i figli del vicino
per fare una gara. sono venuti gridando
e fischiando allegramente, siamo tutti
entrati nel mio stomaco. il terreno era
pronto, ma dopo alcuni giri
sono stato male. avevo la faccia rossa,
tremavo e avevo i brividi. i ragazzi
si sono spaventati e sono scappati via. quando sono rimasto
da solo, mi sono infilato di nuovo la mano
nello stomaco, sino al gomito, mi sono tolto tutto
quel che avevo e, come per magia, mi sono riavuto.

felicità

ho riempito la vasca con acqua bollente
mi sono spogliato, restando in mutande e sono saltato
dentro con la testa in avanti. si è sentito un gorgoglio
e quando ho aperto gli occhi sott’acqua
ho visto un cavalluccio marino e una tartaruga
che ho afferrato rapidamente.
sono uscito fuori, rosso come un gambero
ho guardato le due mie conquiste
di cui ero molto orgoglioso.
dentro di me, il cuore cresceva
quanto una zucca mentre andavo a prendere la posta
e cantando di felicità li ho messi in un pacco
su cui ho scritto a penna il mittente
con lo stesso indirizzo del destinatario: il mio.

Immagine: Nathalie Djurberg & Hans Berg.

Mircea Cărtărescu, il poema dell’acquaio – Poeti rumeni contemporanei /1
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Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).