Poesia in testa

da | Set 13, 2022

Esce oggi il nuovo numero di “Nuovi Argomenti” (n. 11, settembre-dicembre 2022). Nella sezione ‘poesia’ uno speciale dedicato a una riflessione sulle forme del linguaggio poetico, sulle neuroscienze, sull’idea di ritmo nel testo e sulla musica. Il dossier raccoglie due conversazioni fra Gian Mario Villalta, Andrea Moro e Daniele Barbieri, un inedito di Silvia Bre, un saggio di Maria Borio, uno di Luca Alvino e uno di Massimiliano Tortora sull’insegnamento della poesia a scuola, contributi dei compositori Maurizio Baglini e Massimo Bubola, ed è aperto dalla prima parte di un’antologia speciale: generazioni di voci e le loro poesie ‘sulla poesia’, una prospettiva con le parole di alcune autrici e alcuni autori nati dagli anni Quaranta agli anni Ottanta per un ritratto della poesia e dello scrivere oggi (le parti successive usciranno sui prossimi numeri della rivista).

 

Vivian Lamarque

L’ESERCITO

Al bisogno faccio l’appello
le nomino le convoco e loro accorrono
in punta di gambette, di curve,
di occhielli, loro le lettere
a formare parole, le rifiutate
si ritirano mogie con la coda
tra le gambe, le prescelte si allineano
lì dove le metto, anzi non lì, là, anzi
qua, in riga! attente! riposo! a capo!
ordino al mio esercito fidato.
Per ora fidato.

(non lasciarmi mai, Alfabeto)

 

*

Maurizio Cucchi

LA POESIA HA PAROLE PESANTI…

La poesia ha parole pesanti
che in queste strane pagine
sembrano mobili e leggere.
Viaggiano quasi imprendibili,
cangianti, e disorientano
la nostra vecchia mente di carta.
Chissà se in questa luccicante
casa in affitto
troveranno dimora stabile,
amica, e dunque vita
che si rinnova autentica.
Credo di sì, perché la poesia
chiede di spargersi e andare
lieve e piana nel mondo,
che forse non lo sa
però la sta aspettando.

 

*

Milo De Angelis

UDIENZA

E tu cominci a sentire, nelle parole che hai detto, il respiro
di quelle taciute: sono lì, sono lì, bussano alla porta
non se ne vogliono andare, restano ferme fino a sera,
ti sfiorano il viso e si allontaneranno solo all’alba.
Restano lì e la stanza diventa un’aula di tribunale e tu
sei l’imputato. L’accusa è sempre la stessa: il silenzio.
Le attenuanti non contano: dovevi parlare, dovevi
tirar fuori la bestia, esporre il demone nero al pubblico giudizio,
mostrarlo alla primavera, spargerlo per il mondo, guarire.

 

*

Valerio Magrelli

UN TEMPO SI PORTAVA SULLA PAGINA…

Un tempo si portava sulla pagina
il tempo trascorso, adesso invece
si parla solamente del parlare.
Come se nel tragitto
dall’impressione alla carta
si fosse dischiusa una voragine.
Dunque passando
dall’una all’altra sponda
tutte le mercanzie vanno perdute
e il viaggiatore
dimenticato il viaggio
sa narrare soltanto del pericolo corso.

 

*

Fabio Pusterla

PAROLA NAVICELLA…

Parola navicella parola libertà
la velavento solca il linguamare
forzando norme ordine bufere
solo tragitto desiderio del vero
la falceluna allumina le tenebre
nel viaggio arrischiato di arsura
quando nessuna rotta stella dà
fiducia ai naviganti in cupocielo
onda che rinvia onda dura nera
davanti insulsi lidi mete incerte
verità che s’accende tremalume
in notti lunghe e incubi d’attesa
breve chiarore in levità dell’aria
annuncia giorno sole lucepiuma
l’altissima forse speranza che va.

 

*

Antonella Anedda

NON ESISTONO NOMI, AUTRICI, AUTORI…

Non esistono nomi, autrici, autori,
volano soltanto le parole, si mischiano
alla pelle che cade sui divani, quella
che ogni giorno perdiamo e offusca
le mensole, le sedie, i davanzali
e contro cui ci ostiniamo, spostandola,
facendola aspirare e che chiamiamo polvere.
Questo resta, la polvere e i suoi atomi sparsi,
catene e ipotenusa per il teorema che chiamiamo poesia.

 

*

Franco Buffoni

DI POESIA

Non hai forse già riempito
Tutto l’eserciziario?
Come radice nel suolo di ghiaia
Il vero labirinto ti sta dentro,
E se non ha nome cervello
Si chiama l’intestino:
In povere parole,
Storia o Sar-toria?
Ma infine Alice’s sister vede il sogno.

 

*

Claudio Damiani

CARA POESIA, SE TU VUOI VENIRE VIENI…

Cara poesia, se tu vuoi venire vieni,
se non vuoi venire non vieni,
fa’ come fossi a casa tua,
con me devi fare così;
solo, non posso io non venire qui
monte, e non posso non ammirare le tue spalle
e non posso non respirare, qui, la tua aria
che mi nutre e senza la quale
non potrei vivere,
non posso non respirare i tuoi colori
che ti circondano, come vestiti
sempre diversi,
e sentire l’odore delle tue piante, e della tua terra,
e con la mano sentire calda
la tua pietra, come la testa d’un bimbo.

 

*

Umberto Piersanti

PAROLE E SEGNI

Il poeta degli Ossi non riconosceva
il sambuco presente nei suoi versi
no, tu non puoi nominare
quel che non sai,
certo sambuco suonava bene,
certo era un arbusto,
altri vanno oltre,
c’è chi dice parole sciolte,
sciolte dalle cose
e dalle vicende,
segni e non altro,
per te la parola
è sempre intrisa
di terra e memorie.

 

*

Nino De Vita

’U PATRI RI BBETTU ’U MANNARIOTU
(Il padre di Alberto il pecoraio)

Stavu all’additta. ’I spaddi
ô muru, allupatizzu,
ru jardinu. E lliggia
– signaliavu, scrivia
nne bbòrdura ru libbru –,
quannu passau, cu ’a bbicichetta, ’u patri
ri Bbettu ’u mannariotu, chi purtava
nno siliri rramuzzi
ri spinapuci siccu.
Trattinni. E soru, senza

salutari: “Si scrivi
pi cuculiari ’a ggenti
rabbeni” cafuddau.
E abbirratu, scaccatu
nterra, si nn’jiu arrancannu,
spallannu p’a trazzera
chi speccia nno rrucchiuni
ri casi sutta ru
timpuni.

 

*

Gian Mario Villalta

SEMPRE TI MANCA QUELLO CHE HAI: VIVERE…

Sempre ti manca quello che hai: vivere.
Qualcosa di più necessario, seguiti a chiedere,
qualcosa che ti convinca, ti vincoli a.
«Perché continuo a scrivere?»
Forse perché puoi finire
lo fai, come uno cammina di sera
prima di cena, o un altro vanga l’aiuola,
o mette a posto il garage, perché tu potresti
– come lui – non varcare più l’ombra
dei lampioni, l’altro smettere di sperare
che germini il seme o più non sapere se le sue cose
sono ancora lì – potresti così tu non essere
più tu che lo chiedi, ti avventuri, tu
che diventi tu che lo scrivi.

 

*

Mario Santagostini

L’OPERA ANCORA NASCOSTA

Almeno una volta,
anch’io ho pensato come la specie
ha dato, tolto corpi.
A tutti. Anche ai padri dei miei padri.
A caso, non a caso.
E mi sono chiesto se davvero esisterà mai una specie,
che li restituisce.
Male, o cupamente, ma li restituisce.
E se è la mia, quella specie.
Forse, un’opera
ancora nascosta, un giorno,
li riporterà qui. Non è questa poesia, l’opera.
O non adesso.
Ma ha a che fare con me.

 

*

Antonio Riccardi

COME LA TRAPPOLA, ANCHE LA POESIA…

Come la trappola, anche la poesia
è un meccanismo fatale.

 

*

Alberto Bertoni

INVERNO E QUADERNO

Mi abituo a stare al freddo
e a scaldarmi scrivendo
frasi e parole senza senso
mezze firme, arzigogoli
o gomitoli d’inchiostro.

Come un cappotto alla fine dell’inverno
chiudo il silenzio in un quaderno
e lo butto dopo poco nel disgelo
profilo che disegno col gessetto
rasente il muro nero
fra spirito e bisogno
giudizio e terremoto.

Alla fine sulla pagina mi muovo,
scivolo cauto, riprovo
fino a quando non so
più cosa farmene di un sogno.

 

*

Stefano Dal Bianco

TRASFÓRMATI IN PAROLE LUNA PIENA ROSSA DI GENNAIO…

Trasfórmati in parole luna piena rossa di gennaio
e includi nel racconto il rombo della superstrada
così che tutto sia completo
ma non risponda dei significati
così che quando uno arriva
a congiungere i punti delle luci nella valle
la figura sia libera
di assomigliare a chi la traccia
e il silenzio di dentro sia tale
da sovrastare ogni mania del mondo.

 

NOTE:

In questo numero: Vivian Lamarque, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Valerio Magrelli, Antonella Anedda, Franco Buffoni, Fabio Pusterla, Umberto Piersanti, Claudio Damiani, Nino De Vita, ’U PATRI RI BBETTU ’U MANNARIOTU (Il padre di Alberto il pecoraio): Stavo all’impiedi. Le spalle/ al muro, corroso,/ dell’agrumeto. E leggevo/ – segnavo, annotavo/ sui bordi del libro –,/ quando passò, con la bicicletta, il padre/ di Alberto il pecoraio, che portava/ sul sedile rametti/ di asparago rinsecchito.// Si trattenne. E serio, senza/ salutare: “Si scrive/ per ingannare la gente/ semplice” sentenziò./ E incazzato, sputato/ a terra, arrancò,/ sproloquiando per la trazzera/ che porta verso il gruppo/ di case in basso sotto/ la timpa; Gian Mario Villalta, Mario Santagostini,  Antonio Riccardi, Alberto Bertoni, Stefano Dal Bianco.

Nelle successive parti di questa prospettiva: Maria Grazia Calandrone, Roberto Deidier, Giovanna Rosadini, Guido Mazzoni, Laura Pugno, Marco Sonzogni, Giovanna Frene, Elisa Biagini, Mary Barbara Tolusso, Italo Testa, Gabriel Del Sarto, Flavio Santi, Federico Italiano, Massimo Gezzi, Stefano Raimondi, Gilda Policastro, Marilena Renda, Tiziana Cera Rosco, Paolo Maccari, Andrea De Alberti, Alberto Pellegatta, Elisa Donzelli, Lidia Riviello, Diego Bertelli, Francesco Targhetta, Roberto Cescon, Gianluca D’Andrea, Isabella Leardini, Carlo Carabba, Franca Mancinelli, Antonio Lanza, Giulia Rusconi, Carmen Gallo, Tommaso Di Dio, Maria Borio, Marco Corsi, Maddalena Bergamin, Francesco Terzago, Davide Castiglione, Laura Di Corcia, Marco Bini, Bernardo Pacini, Julian Zhara, Damiano Sinfonico, Valentina Colonna.