Personae

da | Apr 17, 2017

Esce in  questi giorni, per Manni, Personae di Franco Buffoni, Dramma in cinque atti e un prologo. Pubblichiamo la nota iniziale, il prologo, la terza scena dell’atto I e le note sui quattro personaggi.

DRAMATIS PERSONAE

Dopo l’attacco al teatro dove era in corso il concerto-revival del gruppo rock dal grande passato, quattro personaggi “ritornanti” discutono tra loro:
Narzis, professore di filosofia alsaziano, quarant’anni, sposato con
Endy, tecnico informatico ex operaio, trent’anni. Hanno due bambini, Erik e Samuel, nati in Canada tramite GPA, ed è la prima sera che li affidano alla baby sitter.
Veronika, biologa ricercatrice di origini ucraine, trentacinque anni, a Parigi da dieci. Sotto l’aspetto di donna single in carriera, è devastata da una ferita d’amore e d’orgoglio subita a vent’anni.
Inigo, cinquant’anni, prete lefebvriano, che passava di lì per caso (?). Vive a Montmartre in una confraternita sacerdotale coperta intitolata a Dominique Venner, l’uomo che si suicidò nella cattedrale di Notre Dame il 21 maggio 2013 per protestare contro il matrimonio gay.

PROLOGO

Quegli istanti

Bianco, rosso mattone e azzurro
In tenue cromia disposti dagli stucchi
Sui fiori dipinti nel vecchio teatro
Dov’è in corso il concerto-revival
Del gruppo rock dal grande passato.
Lì da sola Veronika,
Una coppia gay con figli a casa in baby sitting,
Un prete léfebvriano che passava per caso (?)
Discutono sullo sfondo del lapsus
Di un cronista tv:
“Sono morti in modo non grave”.
Poiché la tv non può mentire
Per qualche istante fino alla rettifica
I quattro revenant tornano vivi.
E quegli istanti a tempo e luogo –
Al tempo e nel luogo in cui i fatti avvengono
Quando il momento è giunto –
Durano il tempo della nostra
Rappresentazione.

***

Atto I, scena 3

Io Berenice, vera icona

Inigo:
Tu, Endimione, figlio di Etlio,
Re dell’Elide e padre di Etòlo,
Custode della morte
E dispensatore di vecchiaia…

Narzis:
No, Inigo, non ti permetto
Queste distorsioni del suo nome!
Endy è il pastore dal fiato di miele
Cantato da Keats nell’Endymion.

Inigo:
Endimione sarai punito da Zeus
E sprofondato nell’Ade!

Narzis:
Non ascoltarlo, amore! In te io mi rivesto,
Entro dentro il tuo nome, mi ci immergo,
Per sempre vi resto–

Inigo:
Un uso stolto tu fai degli dèi
Degli eroi del nostro buon Kerényi!
Che comunque leggeva il suo nome
Come quello di chi è stretto dentro
Dall’amante Selene
In un solo vestito comune—

Narzis:
Lui è il sonno che coglie all’improvviso
E riposa nel monte dell’oblio…

Inigo:
Con Selene, che è femmina–

Narzis:
Cantata da Saffo—

Veronika pensa
Che cosa ci faccio io qui
Con questi tre uomini monchi?
Eppure questo operaio questo
Parvenu informatico
Mi piacerebbe anche. Dei tre
E’ certo il più potabile.
Ma vedi che ci ricasco,
Come con Kostia a L’viv
Che aprì la mia ferita
Di non corrisposto amore…
Peggio, di amore fintamente corrisposto.
Perché lui era come questo tecnico
Gentile e sorridente
E anche forte e prestante.
Ma era gay.
E in Ucraina allora come oggi
Non lo poteva dire. Fingeva. Fingeva con me.

Veronika:
La smettete voi due di accapigliarvi
Su ciò che significa il suo nome!
Vi chiedeste almeno che cosa
Significa lui. Lui qui
Questa notte con noi.

I due uomini si zittiscono e Veronika, senza distogliere lo sguardo da Endy, svela ai tre compagni il suo passato.

Endy è il ritratto sputato di Kostia—
Il mio Kosten’ka affatto costante, affatto fedele,
Che aveva il suo sguardo e i suoi modi,
E aveva il mio amore. Lui così tanto gentile
Splendidamente gentile. E io mi rassegnavo
A lui spargendo chiome e unguenti,
Io Berenice, vera icona, VERA
Lo sapevo come madre confortare
Quando a me si abbracciava. E non capivo
La ragione di tante sue lacrime.
Lo accarezzavo e allora si schermiva,
Ritraendosi snake-like si accovacciava
Per sfuggire a me,
Capisco bene
Ora.
Però al mattino nel sonno
Era un dio di bellezza e di forza
E scostando le coltri il suo membro
Scorgevo maturo, carezzavo ingoiavo accoglievo
Deglutivo la forza virile
E talvolta riuscivo persino
A ergermi sopra di lui
Amazzone con Kostia dentro
Piantato come un obelisco.
Mi accontentavo, certo, non volevo
Capire
Che non mi desiderava.
Perché era carino nelle sere sul fiume
Mi cingeva la vita nel parco
E al mio collo e alle guance donava
I suoi baci di bimbo.
Ci sposammo il paese felice
Con gli amici i parenti la casa.
Kostia e io studiavamo con foga
Insieme la biologia,
Eravamo anche molto felici
Parlando di molecole. Kostia giocava a pallone
E io contenta vedevo i suoi amici,
Uno su tutti, Alioscia, frequentava
La casa, si fermava a cena.
Fu quel giorno disgraziato della morte di mia madre,
Da una settimana ogni notte all’ospedale,
Che tornai all’alba all’improvviso
Per fare un bagno prima del funerale.
Li trovai congiunti nel mio letto e non
Stavano giocando. Il canto di Madonna
Aveva coperto la mia entrata,
Sul tavolo i resti di una cena, una candela
Si spegneva, le lattine di birra…
“Avrei messo tutto a posto io”
Ebbe solo il coraggio di dire
Mentre l’altro da lui fuorusciva
E io morivo.
Senza una parola seppellii mia madre
E accettai il dottorato senza borsa a Parigi.
Da Kostia non ho più voluto nulla
Se non la firma sul foglio del divorzio.
Dodici anni ormai sono trascorsi
E io non sono più riuscita a innamorarmi,
Se un uomo mi desidera e si accoppia
Con me per volontà e da sveglio si eccita al mio fianco
Lo detesto. Detesto me con lui. Io sono certa
Che con Endy mi addormenterei
Tra le carezze, lo avrei solo
Al mattino nel sonno.
Lo amerei come ho amato
E ancora amo Kostia.

Inigo pensa osservando Veronika
Come se il suo life-time avesse una botola
E lei a piacere potesse calarsi.
Lavora in un laboratorio di ricerca, schermi
Vetrini. Vive in una stanza d’affitto.
Ecco ciò che le cresce come un muschio
Sui frammenti di tufo
Tra il cervello e il cuore.

Narzis
Non credi, Veronika, che Kostia
Sia stato anche lui una vittima?
Come te, vittime entrambi
Di un’educazione all’ipocrisia. Kostia
Semplicemente non poteva essere se stesso
Perché il paese non lo sopportava.
Kostia doveva mentire per piacere a chi
Non lo aveva previsto. Non lo aveva previsto così.
E’ per questo che da cinque decenni almeno in Occidente
Lottiamo e duramente. Perché i Kostia non debbano mentire.
E Veronika non sia destinata a soffrire.
Poi ci sono quelli come lui
………….Narzis si volge verso Inigo che lentamente scuote il capo
Che si mettono sempre di traverso
Opponendosi a ogni nostro obiettivo
Di dignità.
Quando nacque il nostro secondo bambino
Dalla stessa signora canadese
Che già ci aveva partorito il primo,
Vi furono problemi: il distacco della placenta
Mandò a rischio la vita sua e quella di Erik.
Noi tremammo, per ore tremammo,
Poi tutto si risolse ma oggi Francis
Non può avere altri figli.
Ebbene, allora un amico sapiente
Mi disse: “Tra qualche anno, vedrai,
Non sarà più necessario
Ricorrere alle Francis.
In Giappone gli studi sono ormai avanzati,
Prossima è la creazione di uteri capaci
Di gestire gravidanze in condizioni eccellenti.”

Inigo
Uteri artificiali? Non c’è limite all’abominio!

Narzis
Potranno ricorrervi anche donne etero
Poco propense a partorire con dolore.

Inigo
Narcisismo più narcisismo basta un nome
Il tuo. Huxley lo aveva preconizzato
Il Nuovo Mondo gli faceva orrore
E voi lo volete
Oscenamente
Realizzare.

Veronika
Non solo i giapponesi. Un team francese
Collegato al mio, operante in Brasile
Sta producendo risultati confortanti…
Credo sia inutile urlare–

Inigo
Anatema!

Narzis
Appunto. Quando la scienza raggiunge un traguardo
La tecnica consegue, inevitabilmente.

Inigo
Ma i sentimenti poi vi tradiscono,
Lo avete detto prima—

Narzis
Non hai capito niente,
Noi agiamo e ricerchiamo,
Per te il mondo dovrebbe stare fermo
Al “Bene vixit qui bene latuit” cartesiano—
Invece qui nessuno più vuole nascondersi
Per essere se stesso: noi vogliamo vivere.

Inigo
Quante inutili parole! Sembri un manifesto!

Narzis
Un elogio mi fai un complimento,
Ti ricordo che il manifesto GLF–

Inigo
Quante sigle! GPA, GLF…
Che cosa pretendete,
Che la gente normale vi capisca?

Narzis
La gente impara e capisce,
D’altro canto le nostre sigle valgono le vostre:
AMDJ ti pare nulla?

Inigo
Non bestemmiare, ti dico, almeno non bestemmiare
Ad majorem gloriam Dei
Una delle espressioni più alte–

Narzis
Inculcate nei ragazzini coi metodi dei preti,
Come ben racconta Joyce nel Portrait.
Per anni continuò a posare quella sigla su ogni foglio
Tanto era stato ferocemente indotto–

Veronika
Quale sigla citavi, Narzis: GLF?

Narzis
Sì, pensavo al manifesto inglese
Del Gay Liberation Front
Di cinquant’anni fa,
Che così si chiudeva:
“Abbiamo recitato per tanto tempo,
Siamo attori consumati.
Adesso potremo cominciare a vivere
E sarà un gran bello spettacolo”.

Endy che non ha più distolto lo sguardo da Veronika
Io ricerco carezze come Kostia
O come Erik e Samuel,
Però adesso ho sete–

Veronika illuminandosi
Che bei nomi per loro avete scelto…

Narzis
Tra poco si sveglieranno
E noi qui prigionieri
Con questo maledetto cellulare
Che non prende.

***

NOTE

Dramatis Personae

Narzis e Endy. Da Narziß und Goldmund di Herman Hesse, 1930. In inglese Narcissus and Goldmund porta anche il titolo di Death and the Lover. Qui però Goldmund (Boccadoro) diventa Endy (da Endymion) il pastore dal fiato di miele, cantato tra gli altri da John Keats nel poema omonimo.

Narzis – Narciso, dal greco Nàrkisos, tratto da narke, sapore. E’ il nome del fiore dalle proprietà antispasmodiche che ha originato la parola narcotico. Come scrive John Keats nella prima strofa dell’Ode a un usignolo:
Mi duole il cuore e un pesante torpore i sensi
Mi opprime, come se di cicuta avessi bevuto
O fino alla feccia vuotato un narcotico denso
Da poco, e verso Lete fossi sprofondato.

Endy – Endimione, figlio di Etlio e Calice, oppure di Zeus e Calice, fu dapprima re dell’Elide, poi Zeus lo fece custode di morte e vecchiaia. Altri racconti lo legano a una grotta sul monte Làtmos, dove si sarebbe addormentato e dove sono ambientati i suoi amori con Selene. Secondo un’altra versione del mito, Endimione sarebbe stato punito da Zeus e sprofondato nell’Ade per essersi innamorato di Era. Kerényi interpreta il nome di Endimione come “uno che si trova dentro”, stretto dalla sua amante “come in un solo vestito comune”. Secondo Lübker, Endimione sarebbe la personificazione del sonno che coglie all’improvviso. La sua connessione con Selene e il ciclo lunare richiama il tramonto periodico della luna nel suo movimento mensile.

Veronika – Vera icona. Apparentemente dura e determinata, ma con una grande ferita d’amore e d’orgoglio subita a vent’anni e mai del tutto sanata. “Lui era gay come questi due, ma in Ucraina non lo poteva dire e fingeva. Fingeva con me”. Veronika è un’insicura e non riesce a stare da sola; cerca sempre di attirare l’attenzione e di circondarsi di persone dalle quali si aspetta approvazione. Questo consente agli altri di avere molto potere su di lei. Il suo nome in greco, Berenice, significa “vittoriosa”.

Inigo – Vicino alle teorie negazioniste (“Olocausto? Non c’è prova che sia avvenuto”), Inigo in gioventù definì i partigiani “una setta comunista” e bruciò pubblicamente una copia degli Atti del Concilio Vaticano II; frequenti sono anche i suoi attacchi alla politica della chiesa cattolica sugli immigrati e i richiami a Sant’Ignazio, suo protettore: Inigo Yànez de Onazy.

Immagine: Delphine Diallo, Ritual.

 

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).