Nelo Risi, Tutte le poesie

da | Mag 19, 2020

Da poco uscito l’Oscar Mondadori che raccoglie tutte le poesie di Nelo Risi, a cura di Maurizio Cucchi e con un’intervista a Edith Bruck. Pubblichiamo una scelta di testi.

da Polso teso

ESTATE QUARANTAQUATTRO

Un popolo lontano
non è che una notizia:
legata nella polvere dei marmi
come il suo nome
al sangue dei miei denti.

L’americano a Cecina e Volterra
gli indiani al Trasimeno,
le tombe degli etruschi sono buche
per gli ospiti prudenti
sotto il cielo d’Italia fatto a scacchi.

 

TU DICI

Il vento, dici il vento
ma non sai che la sabbia
sono gli uomini a alzarla
col frugare che fanno
con la rabbia che assorda
il silenzio dei morti?

Il vento, accusi il vento
ma non sai? la mia terra
e quei pali contorti
e l’avorio degli occhi
e le rondini infrante
li ha sconvolti una guerra.

Tu dici: il vento
ma non è tempo questo
di primavera; il gelo
serra l’anima ai vivi
e se qualcosa muove
le foglie e le fa molli

è il dolore del mondo
incrostato di nero.

 

LASCIA CHE TI SPIEGHI, DARLING

Queste piene
queste attuali fiumare
queste frane di muri tutto questo liquame
questa luce che ti sa tanto di colore
questi occhi duri come le pietre rare
questo stare coi morti offrendo brocche e fave
questo finire sbirro questo vocarsi suora
questo dividere la colpa col redentore
questo unirsi senza gioia tanto per sposare
questo sognare un ambo ma che altro si può fare
questo andare a messa o non si sa dove andare
questa indolenza che per te ha valore
questi alberghi solo per noi di spalle al mare
queste rovine stanche di una vita anteriore con il tempio
a oriente da contemplare
questi alti costi umani del primo sviluppo industriale
questo sedere all’alba in attesa del campiere
questo spreco di ore che è sempre un lavorare
questa filosofia esercizio intellettuale
questa speranza assurda in ogni sorta di congetture
questo linguaggio incurabile di maghi e di fatture
queste sibille velate su crete arse e ghiaie
questi fuochi d’artificio tra mucchi di letame di una gente
costretta a migrare
questo e altro che non si finirebbe mai di vedere
sono l’alibi cinico della questione meridionale.

 

LA SETTIMANA DEL POETA

Lunedi forse che sì
Martedi forse Queneau
Mercoledi Giovedi Valery
Sabato Rilke
Domenica prosa.

 

da Pensieri elementari

Pensieri elementari
Lo so: piace soltanto chi è felice.
BERTOLT BRECHT

1
I primi uomini andavano lenti sotto il peso
della bestia che è dentro e, fuori,
atterrati da meteoriti e da vapori
velenosi e da premonizioni tra boschi
queruli: magie simpatiche magie omeopatiche –
il sacerdote uccideva i sacerdoti.

Noi ci muoviamo quasi eretti
acclimatati un po’ frenetici
in giungle di vetro o in un campo
magnetico e la bestia, se non salta,
la si avverte meno: si va avanti, certo –
il benpensante uccide i benpensanti.

2
Ogni cosa fa il suo tempo, meno una.
Il pino crolla senza lacrime di bosco
né lascia eredità, se non di legna
che macera o va in fumo;
la lucertola non sa se la sua coda
che frigge al sole, vispa e recisa, muore prima;
la rondine non posa sul futuro
non piomba a capofitto nel passato;

pachidermi e balene non alzano di peso
pacchi d’acqua e di fogliame tanto per fare qualcosa;
le scimmie, i cani a noi più vicini non smaniano
di perpetuare la specie o di limitare le nascite;
solo l’uomo si arrovella, sempre in gara
per durare, a memoria d’uomo.

14
Insidiosamente
avvengono le mutazioni –
è un torpido e lento
lavorìo segreto
di linfa e di geni,
del germe che non si fa
seme, nella pianta. E nell’uomo.

Nell’uomo… e chi ci bada
se al mondo (rapporto dell’onu)
ogni secondo siamo uno in più?

 

da Dentro la sostanza

IL GIARDINO D’EUROPA

Veniamo tardi siamo
da compiangere –
tutto il ferro è già cavato
ogni tronco fu arso ogni zolla spremuta
ogni sorgente fu spenta, cielo e mare
di un blu senza vita –
pur di trarre un vantaggio immediato
l’italiano pensò mai al risparmio?

O siamo in anticipo:
l’Appennino frana dai due lati
su terre sfollate dove nessuno canta –
tutti in città! ma un’onda
di ritorno torbida scontenta si riversa in cerca
di iodio e clorofilla, è l’esodo
dei profughi del turismo è il tempo
delle vacanze in psichiatria.
Può darsi che un giorno saremo
una pista salutata dai venti
per i lanci su Marte.

 

DENTRO LA SOSTANZA

Senza un qualcosa su cui
poggiare non si può costruire;
in altri tempi sui comandamenti
oggi sul popolo, sempre
le verità corali son verità
solari che fanno un fracasso
infernale, sono un calvario
di slanci commessi a chi viene
dopo, per un cominciamento
nuovo.

 

SCIENZA DELLE COMUNICAZIONI

Non basta più una lingua
non bastano i dialetti
tutti i poeti sono tradotti,
scambi e codici e messaggi
aggrediscono il mondo.

Non c’è più tempo di leggere
l’Iliade, non c’è più spazio
per l’affresco (mecenati
faraoni e papi rientrano
nell’ordine della natura).

Domina l’informazione
e il poeta torna cieco.

 

TEMPO DELLA MACCHINA

È per liberare l’uomo
che la macchina fu inventata
silenziosa, dipinta a più colori
una macchina automatica
che tira più di un toro
che pensa con la testa
che fa tutto il lavoro per l’uomo
che la sta a guardare,
è il solo modo di operare –
anche oggi in famiglia si mangia.

 

GIÙ PER LI RAMI

Dio
iodio (siam tutti un po’ sargassi)
Io
O di (Giotto)
odio (di classe)
oddìo!
dìodo (è già la scienza)
addio (ai dolci amici e al mondo).

 

da Di certe cose (che dette in versi suonano meglio che in prosa)

DALLE REGIONI DELL’ARIA

Visionando dall’alto la visione
visionando il visionabile in toto
come un involucro
che per meglio differenziare il prodotto
non fa che esprimere maggiormente il vuoto
il mutato non sembra poi mutato
Questo l’antico fogliame? le acque blu?
l’azzurro stemperato? le città
merlate di storia?
Questo l’idioma di quiete?
Questo il colore della Totalità?
……………………………Si buca
il mansueto chiarore si va
dentro la nuvolaglia
giù dove il sole scalda poco
dove il bianco candeggia
dove il verde è bruciato dove l’acqua è scolo
dove gli uccelli vanno altrove
dove il paese è mortificato
dove i rumori esaltano i nervi come a tante rane
dove i clacson scampanano a morto
dove i polmoni hanno acini di piombo

dove non c’è un’immagine col suo valore giusto
non una sillaba di cui fruire
dove non si può più convincere
dove occorre sovvertire
dove la gente muore per correre in massa al mare
dove un’auto in pochi metri si mangia la nostra
quotidiana razione d’ossigeno
fate un po’ voi il conto del carbonio che dissemina…
E perché l’occhio abbia la sua parte
una ninfetta nuda dentro una sfera di cristallo
in orbita nel suo perielio pubblicitario
prova lacche rossetti deodoranti e assorbenti
tra il disordine oh! studiato
di mini intimi indumenti

 

da Amica mia nemica

PRECARIO

Un brutto sogno mi dà la sveglia
La vita ti sorride a dente freddo
Lo spazio che occupiamo è di confezione
Il denaro corre svelto al suo guadagno
La folla soffre di solitudine
L’amore basta un vuoto a riempirlo
Il domani è già un bene di consumo
Il cielo è chiuso per lavori di restauro
Il mare è un rotolo di preghiere

 

ISTANZA DI COMUNE NECESSITÀ

Voi governanti
acciambellati su piattaforme stabili in gabinetti di decenza
che vi scambiate messaggi di reciproca stima
che vi battete in duelli oratorî di altissima stima
che avete faccia d’interpellanza e di convalide
di ordinidelgiorno e di disegnilegge
che autorizzate comunque a procedere…
una risposta magari cauta voi ce la dovete

Voi governanti
vi si legge negli occhi il ribrezzo
per tante mani sudate di grasso da stringere
quando scendete in campagna
a raccattare voti
tutti quanti a scuotere
l’albero nocchiuto di cuccagna
come si fa con l’ulivo o i noci

Voi governanti
contate molto sul fatto
che la poesia non vi ha mai tolto
la poltrona di sotto
non vi ha nemmeno aperto una prigione di stato
dove risiede chi non dà il voto
perché la poesia non ha che la metafora
per mettervi al muro

Voi governanti
incensatori sempre così compunti
necrofori di stato addetti
ai centenari olimpici più vani
ai caduti in difesa del potere
ai militi ignoti (meglio non far nomi)
che celebrate il venticinque aprile e il primo maggio
quando non fanno paura le date

Voi governanti
fidate nel tempo e negli opposti equilibri
un piede sul filo lo sguardo alla rete di sotto
convinti come siete del plauso del contribuente
che si smascella a ogni passo falso
che spera ancora nell’incidente
anche se apprezza il gesto acrobatico
da esperto la capriola al trapezio

Voi governanti
disonorevoli vi reputate infallibili
non conoscete tramonti –
come sul campo o al circo
uno rimpiazza l’altro nel gioco ambidestro
di portafogli sottratti e il paese che è stanco
di passi a due passi a tre passi a quattro
vi augura un cancro che accorci il compito di governarci

Il sottoscritto
fidando meno nel caso
chiede che rispondiate dei vostri atti

 

Variazioni sul bianco

I
Tra cent’anni forse meno
in mezzo a gente di piazza gialla e nera
che mal ti sopporta perché manchi di pigmento
quando qualcuno si volterà sorpreso
dicendo – Toh guarda un bianco!
e a quel richiamo d’inferiorità nel segno
del diverso (pregiudizio o vicolo cieco)
si stringeranno minacciosi intorno
ci sarà pure una voce più savia
che la spunterà ridendo – Via
non esageriamo! in fondo
ha qualcosa di umano…

 

Suite a ritroso

I bambini non sono buoni
i bambini sono solo infantili.

1
Mai e poi mai
avrei immaginato
un ritorno al paese dell’infanzia
per raccattare dei frammenti di vita
fossili sparsi su un terreno antico.
A più di cinquant’anni
non ho figli che spingano indietro,
o mi conosco così poco
già mi sento fuori d’uso
che chiedo di scaldarmi al fuoco
equivoco di un monologo?
non è tutto un giro a vuoto
da mulo bendato intorno al pozzo?

Se è vero che poeta si diventa
anche un segno conta –
ricordo un compleanno (niente albero
a Natale né lumini né doni) coi regali
da cercare ogni volta sotto il letto,
quel mattino trovai un solo pacco
grande più del solito, scartandolo
non mi aspettavo una valigia di fibra,
convinto si trattasse di un involucro
l’aprii, dentro era vuota. Forse
fu questo il primo avvertimento
di un’arte che tra forma e contenuto
non fa differenza.

Armato di quel vuoto mi sono messo in viaggio…

 

Sviluppo psicomotorio della primissima infanzia di un capo

36° mese

Di domenica chiede ostriche
Quando è con la madre parla di matrimonio
Quando è col padre parla di patrimonio
Scrive la prima lettera di raccomandazione
Colleziona indirizzi segreti
Riconosce nella censura una funzione permanente e la
applica anche ai sogni
Osservante in religione rispetta la siesta
Porta la manina davanti alla bocca quando sputa sentenze
Uccide simbolicamente il fratello
Alla fine giustifica il mezzo
Non sopporta che lo si tratti da minorenne
In vacanza al mare nasconde la testa sotto la sabbia
Mette due fiumi nello stesso letto e li sta a guardare
Incontra la fiducia e vorrebbe possederla
Scopre il nudo e si copre di rossore
Mette il pene in fallo e scivola col piede in vagina
Esce per la prima volta tutto solo e si dirige verso il Quirinale
Non sa ancora se sarà eletto per elezione o eletto per
vocazione
Si fa fare l’oroscopo

 

da I fabbricanti del «bello»

È DA SALVARE

Luce d’iride
letargica serena meraviglia
Serenissima venuta su dal nulla
dal fango come Adamo come Venere da un po’ di schiuma
da acque basse da erbe amare di laguna
su fondamenta di tronchi fitti nel limo
per te le Alpi si sono fatte calve
per te la bianca pietra d’Istria
per te i Dogi e il corpo di Marco
per te la Bolla d’oro che privilegia il tuo commercio
per te acqua alta e peste nera quella volta a marzo
per te il Tintoretto nella scuola di San Rocco
per te salpammo a Lepanto
per te gioiello vantato tanto…
Al tuo segreto desiderio
di fare ritorno in seno al sommerso
opporremo talento e opere
perché il mondo non resti vedovo

 

SU DUE IMMAGINI DI «ODISSEA NELLO SPAZIO»

… finalmente la mano si fa prensile
brandisce l’osso, lo converte in clava
arma d’offesa o levigato arnese
lanciato verso l’alto dal primo essere pensante

Senza spiegar le vele, con uno stacco
di milioni d’anni, s’alza un vascello
che da mondo a mondo scivola via in un sogno
senza sonno guidato da un cervello artificiale

Quel gesto vale un salvacondotto per il cosmo

 

BASSA CUCINA

Ci stiamo avviando
ci stiamo arrivando
ci siamo già dentro
franiamo nell’ovvio

Il troppo tempo libero
rende l’arte facile:
si lavora per l’uomo
ordinario

Che cosa metti più
sulla tela sul muro
sul video s’un foglio
su/giù per le scale
di un pentagramma?

 

da Le risonanze

INVITO AL VIAGGIO

Città spaziali isole dell’aria
treni di coloni oltre la Luna
echeggianti di cori salmi ave
un poco ebbri, pionieri vecchi
e nuovi di posta in posta
di stazione in stazione…
Astolfo sul veicolo di Elia
verso Giove laggiù, fino a Plutone
via via tra mandrie e sciami
di gas e rocce e ghiacci vagabondi
pronti a planare su stagni minerali…

Favole di mondi
per la parte di me rimasta nana