Poesie inedite.
che testa calda hai, Mur, tu hai la febbre!
e venne il cane, venne la tempesta
heilà, bambino, sei morto?
heilà, bambino, sei morto?
e dillo se qualcuno ti ha ammazzato
che cosa vuoi che sia, che cosa vuoi che conti
se n’è andato il fattore, se n’è andato il guardiano
se ne vanno i carretti con sopra le sedie, le stoviglie
presto torneranno i segnali, torneranno
di notte, rivedremo ondeggiare nel buio
il gigante mantello delle pecore
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quaggiù le candide oche, lassù solitario
il villaggio, lassù lassù, dove non vive nessuno
tutti si orientano con la campana
tutti si voltano quando tramonta il sole
e lento ritorna il bestiame, oltre il traliccio a nord
ho un amico che legge, ho un amico
che conosce l’alfabeto, avete per caso
un libro, un manuale?
cerco mio fratello Kiriak
l’avete visto da queste parti?
noi aspettiamo il mercante, Maa-rìa!
porta la brocca per il signore, porta il secchio
per i suoi buoi, Maa-rìa! porta la brocca
per tutti i suoi quattro bambini, e anche per noi
tornati alla casa paterna per il raccolto
ma quale raccolto, buon dio, ma quale?
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mai una stringa, un elastico
mai un martello, una ruota
mai un gancetto, un panino…
c’era la neve a quel tempo
io sono arrivata dal fiume
e ho preso la strada più a nord
cerco mio fratello Kirìak
l’avete visto da queste parti?
c’era la neve a quel tempo
la terra era tutta di neve
io sono arrivata dal fiume
e ho preso la strada più a nord
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tu guarda com’è fondo l’occhio, guarda
come spinge la cattiveria, la tua, la mia
la loro cattiveria, e quel vestito di santità
quella mantella di lana cotta
svegliati, Mur!
devi parlare di colpo, devi
aprire la bocca e parlare di colpo
se vuoi davvero tornare indietro
Mur, sputa quell’osso, parla
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e venne il temporale, venne la tempesta
a cosa serve – poi – non so
a cosa serve avere una branda, un catino
qui nessuno sa cos’è una serratura
cos’è un gancio, un martello, nessuno
ha l’olio per l’ingranaggio
cerco mio fratello Kiriak
l’avete visto da queste parti?
venne allora il cavallo, venne il somaro
dieci pulcini lo chiamano mamma
e mamma di chi – poi – di chi?
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correvo avanti, correvo indietro
portavo il secchio, la coroncina…
volavano i martelli, volava il camicino
dal petto altissimo fioriva il crisantemo
iddio del tempo è l’inizio o la fine?
fu così che il bambino parlò
e disse: un biscotto, vi prego
almeno un biscotto, un succo
almeno una cicca, una caramella
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fattore tempo fattore tempo
voglio parlare col controllore
voglio sentire l’autorità
è per via della chiamata urgente
di quel continuo saltar giù dal motorino
giù, come fa il fratello, senza un giubbotto
senza una pila, senza neanche
un foglio, un indirizzo – t’hanno cambiato
il nome, Mur, hai visto?
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ti prego, iddio, ridammi il raglio
ascolta la mia supplica
ridammi le istruzioni, iddio
tirami fuori, da questa situazione
– su, guariscimi –
mostrami il monte, il fiume, mostrami
la strada, ti prego iddio, ti prego
accendi quel faro, illumina…
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quand’eri piccolo, Mur, dall’alto della tua fronte
scendevano le cavallette, salivano le cavallette
l’esercito piazzava le sue armi luccicanti
s’alzava l’asta, fitto sbucava il verde
sbucava che pareva un fiorellino
spaccava il petto che pareva un fiorellino
aiuto, aiuto – gridava il fiorellino
non posso sollevarti, no, non posso
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certo era un sogno e tutti i giudicanti
in mezzo al petto – puntavano il dito
contro chi non so, contro cosa
non so, certo non ero io
e adesso più niente sarà come prima
mai più – mai più
più niente sarà come prima