Mariachiara Rafaiani, L’ultimo mondo

da | Apr 7, 2020

Cinque poesie inedite.

 

Lo immagino disgregato sulle spiagge,
come lacci e lembi strappati dalla veste
di qualcuno in corsa, lo immagino
così il mondo

senza fatica il cielo si è tinto di grigio
e gli occhi lo scrutano senza pace,
ma arriverà la notte e sarà quella
di un mondo che non è mai cambiato

arriverà, arriverà la notte, stringeremo forte
i nostri bambini, sbatteranno
le gambe senza fiato e senza un grido

Della nostra specie tutto è andato perduto
e noi che temevamo di perdere
il nostro appuntamento giù nel punto
dell’ultimo incontro. Abbiamo sempre
temuto le cose sbagliate, inermi
di fronte alle colpe ed ai fantasmi

Le vedo marcire le alghe scure
sui sassi ostili che sono rimasti
fra gusci e scheletri, fra improvvisi
freddi e terribili caldi, mentre attendiamo
la notte, una delle notti di questo mondo
nuovo. L’ultimo.

*

 

L’ultimo mondo è un mondo
che non esiste, perché è già passato
è un mondo che non ha uno spazio
perché lo abbiamo già vissuto

L’ultimo mondo non arriverà mai
anche se pregheremo per lui
e lo pregheremo di sorreggerci
Anche quando lo supplicheremo
di esserci, di esistere, di essere qui
lui non ci sarà, non verrà mai.

L’ultimo mondo è un desiderio
violento che spacca le case
questo è l’ultimo mondo per me
il ricordo lacerante di te
nel mio ventre, su tutta la mia pelle,
su di me

*

 

Mi viene incontro tutta uguale
diversa da tutto ciò che conosco
ed è senza riposo e senza fame
distesa sul monte, da qui si vede
il mare
. Non parlarmi sto tendando
di capire qual è il suono, quale
……………………….la stagione
ricordare le riportate luci
la sensazione spenta di tornare

anche Europa subito non seppe
quanto è grande il dio e quanto può
troppo presto madre e derubata
in un attimo il nostro destino
cambia
voglio godermi il poter capire
quanto dura il gioco
se l’inizio è sempre fine

*

 

C’è un’elettricità senza materia,
rasenta la superficie del parco
e solo qualche animale l’attraversa.
Se restiamo ad osservare, noi uomini,
dietro le vetrate spesse del caffè
di Russell Square, è solo grazie a una resa
che ancora tarda. Microtico procede
del tempo, sempre indistinto
dallo sguardo che lo misura

Per noi è come se non ci fosse
più niente da conquistare
Tutta la terra aspetta conquistata
e gli astri, ormai visti, nudi
si allontanano dai colpevoli
verso la ricongiunzione di tutte
le cose: la nostra fine
un nuovo mondo

*

So che questo espandersi dell’universo
a cui non hanno dato gli scienziati
una certa spiegazione, significa
che se nel nostro buio immenso
siamo soli, intorno a noi
c’è tutta una materia, che attrae da ogni lato
la nostra materia, che prima o poi
ci farà a brandelli
Per questo gli astri si allontanano
fino a non esistere, a non appartenersi
più l’un l’altro, a non essere più
nostri

Non è questo l’esistere quotidiano
di ognuno di noi?
Perdersi giorno dopo giorno
un po’ di materia dietro a coloro
a cui apparteniamo e che si allontano?
Fino ad arrivare alla fine dell’esistere,
o fino ad un rinnovamento

 

Immagine: Tommaso Fagioli, Microcosmo (2018), still.