Madre d’inverno

da | Apr 12, 2016

Dieci poesie da Madre d’inverno di Vivian Lamarque (Mondadori, 2016), da oggi in libreria.

Ritratto con mare I

Oggi di fronte a te
ho messo un mare.
L’ha appeso Paolo,
è un olio Castellani, scogli
violetti come quel giorno
che quasi annegavamo,
spruzzi lievi di bianca
schiuma ti guardano
che li guardi
mentre io guardo te
diventata quadro.

*

Ritratto con vela

Ci mancava anche il vento! Come quando in casa
la malchiusa finestra da sola si spalancava e
aria folate d’aria tende di vela, pol-mo-ni dicevi,
respiravi. Ora sulla tua fronte da secchi
rami in volo ferita, piano come bianca benda,
piano di platano plana una grande foglia.

*

Ritratto con intermittenza

Come il diavolo l’acquasanta temo
l’intermittenza delle luci di natale
quelle luci col vizio di tramontare
continuamente tramontare. A ogni
batter di ciglia pendono dall’abete
dai rami fili neri strani e l’intorno
si fa spettrale, tutto il contrario
del natale. Idem il tuo ritratto
come di una non viva che di nuovo
cessasse di vivere, che ricominciasse
tutto da capo morte vita morte
occhi aprire chiudere aprire
come un’insonnia – del morire.

*

Compro Oro

………………………………………………a Lello Baldini

Scusa che ho venduto quella tua spilla
d’oro, quella come un ramo d’oro
a un Compro Oro, a una addetta signorinella
pallida come la tua canzone però è sposata
le ho venduto anche anellini vado
e vengo ormai mi conosce fa così
caldo le ho detto come fa otto ore
perché non mette un ventilatore
di quelli piccoli ce ne sono anche
portatili ha ragione ha detto ma tanto
lo so già che non lo metterà, non so
che Compro Oro è, l’ho scelto
che sia vicino a casa e educato
le quotazioni del giorno non me le dice
mai, speriamo. Disapproveresti, sei la solita
mi diresti, e poi perché vendere
la spilla d’oro al Compro Oro non ne hai
bisogno, è vero non ne ho bisogno, era
per non lasciarla ai ladri che prima
o poi verranno, dicono che vanno da tutti,
mi sono già entrati dalla finestra, dalla
porta non osano sai che fuori ho scritto Tom Ponzi
e Polizia, l’oro loro non l’hanno trovato ma
un altro potrebbe non hanno portato via niente
solo mi pare una carta di credito, il computer no
perché astuta avevo incollato un foglietto
con scritto non funziona portare
a riparare (dovrei però tradurlo in caso
di ladro straniero) e poi scusa l’ho venduta
per non lasciare pensieri a figlia e nipoti
tutti oggi preferiscono contanti, tanto la tua
spilla d’oro con sul ramo dei fruttini sangue
di rubino (la Compro Oro ha detto che
non occorre staccarli, ci pensa lei) e colore
del tuo smisurato cuore, tanto la tua spilla –

ce l’ho infilzata nel petto, mi sanguina, però
ora che l’ho posata qui sulla carta
un poco meno (sai facciamo così noi poeti).

*

Cedrus atlantica

Preventivo per abbattimento
con ausilio di scala cingolata
che fortuna non assisterai
era come tuo da metà Novecento
l’albero, le sue aghiformi braccia
ti entravano nel balcone quasi
in casa, per non dire del luttuoso
giorno in cui ti trattennero,
ti impedirono il disperato salto.

Ma ormai fantasma il salto, fantasma
il motivo del salto e la sua origine,
fantasma la notizia, fantasma chi dovette
dartela, fantasma chi ti consolò,
fantasma chi per primo ti chiamò
vedova, fantasma lui il giovanissimo
coniuge tra i più biondi e belli
a spasso nel regno dei cieli, fantasmi
i cieli, fantasma tutto, ogni accadimento,
ogni ricordo di ricordo di accadimento,
ogni poesia di accadimento?

*

Disastro del Gleno

……………………………………..ai miei cugini camuni

Che colpo di fortuna nell’ossario
di Musocco si era liberato un posto
proprio accanto a lui, ossario matrimoniale.
Ma tu hai voluto tornare a occhi chiusi
nella valle dove li avevi aperti, accanto
a fratelli padre e madre, veramente di lei
c’è solo la fotografia, le ossa se le era rubate
con tutto quanto il cimitero, nel ’23,
l’acqua ladra del Gleno.

*

L’età

A delle persone chiedevo di indovinare
quanti anni avevi come facevo sempre
per meravigliarli che erano quasi cento.
Ma nessuno questa volta voleva rispondere
non capivo perché suggerivo ma loro zitti
bocche cucite su vi aiuto io sono molto più
di ottanta, dite un numero rispondono sempre
tutti perché voi tacete? chiedevo ostinata
nel sogno, non capivo, io. Ma lui il sogno
sì, lui lo sapeva che non l’hanno più l’età,
i morti.

*

Madre l’altra valdese

Naturalmente ci tenevo a far sapere che avevo degli
antenati anch’io, ma non volevo tirarli fuori dalla
tomba per le orecchie e pareva che non venisse
mai l’occasione di introdurli in modo che potesse
apparire casuale.
Mark Twain

Da sotto il Rosa guarda a occhi chiusi le nevi
dalla Valle dei Valdesi, i perseguitati, i semi-sterminati
e nel 1689 i gloriosamente rimpatriati. Immobile
guarda svettare gli alberi, anche lei svettava libera,
figlia scandalo del Moderatore, quattro figli
fece, un dono per ogni stagione
dell’anno: il figlio biondo di giugno,
il bruno figlio d’autunno, la cara
dicembrina, e infine l’ultima, l’illegittima,
la nata d’aprile, la scribacchina.

*

Preferisco Szymborska II

Preferisco Szymborska
preferisco Szymborska in riva al fiume Warta
che preferisce i Paesi conquistati
a quelli conquistatori, preferisco i vivi
preferisco i morti, preferisco i morti caduti
i loro nomi scritti sul monumento in piazza
che i figli “su leggi” dicono ai figli e ai figli
dei figli ma poi un giorno alt
nessuno in piazza indica più niente a nessuno
preferisco saperlo che siamo formichine
che ci spazzerà via il vento che ci spazzerà via
il tempo, preferisco tutto, preferisco tutti
tutti i fiori dei prati, portarli ai giovani
caduti, preferisco la parola camposanto
fare giustizia togliere l’acqua piovana
ai fiori finti che tanto non la bevono
e darla a quelli veri che la bevono subito
che la bevono fino all’ultima goccia
come bambini con la cannuccia
preferisco la pioggia, la voce della pioggia
e quella del mare, preferisco sedermi guardare
preferisco saperlo che siamo formichine
che ci spazzerà via il vento che ci spazzerà via
il tempo, preferisco i madrigali, preferisco le ali
preferisco la parola ridere preferisco la parola
piangere che in polacco si dicono circa smiac e puakac
preferisco Szym che “sei bella dico alla vita”
preferisco Szymborska, preferisco Wisława
che in polacco si dice Visuava.

*

P.S.

Ma voi poeti su non spingete non litigate
litigare per fare? Siamo piccole voci
per un coro grande, voci tutte diverse
avanti che c’è tempo, che c’è posto
per tutti (quasi tutti).

Immagine: Marina Abramović, Looking at the Mountains, 2010.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).