Linoleum

da | Ott 5, 2017

Cinque poesie da Linoleum di Giulia Rusconi, Amos Edizioni, 2017.

Maga del lattice sono, anche per pranzo,
nessun avanzo a sporcare i vassoi, i quattro suoi
denti a affondare nel morbido
della dieta frullata. Amata mia mano
azzurra che alle undici e mezza placa
appetiti, uccello di buone venture a planare
gentile dove c’è fame nel nido
oscuro della sua bocca.

*

In galera trent’anni fa sentiva
i muri spessi come in una tomba.
Anche adesso abita all’interno
del carcere del corpo abbandonato
all’afasia all’acinesia alla follia inumana
della maschera facciale.
La prigione d’allora appare adesso
una sfrenata corsa
quando dietro alle sbarre camminava
mangiava imprecava si faceva tatuare
quell’enorme drago rosso sulla schiena
e aveva voglia di fare del sesso
si ricordava di desiderare.

*

In una terra oscura si aggira indecisa
su dove mettere i piedi. Domanda
una mano cui aggrapparsi domanda
un ormeggio per fermarsi e tremare.
Anche il linguaggio si impasta col buio
e quel che dice non si capisce, chiama
dei nomi, balbetta cognomi inventati.
Un mattino che è lucida afferra il mio braccio
sul bianco della divisa, mi chiede decisa
Perché tutto questo, perché
………………………………………capita a me?

*

Come specchi quegli stracci vecchi
che erano persone. Ora si torcono
dal male, scalciano, sale nella zucca
non ne hanno, nemmeno le parole
o la forza di mettersi seduti. Cari
umani miei canuti, io mi aggiro
nel vostro cimitero, domando
il mio sentiero quale sia, quale sarà
la mia predestinata via di quale
tra le tante sarò figlia di quale
………………………………………malattia?

*

Un mattino di settembre tutto
finì all’improvviso. Non più
il suo viso con gli occhi rotondi
e il sorriso covato tutta la notte
solo per me. Non più
nemmeno un lamento o il vento
spezzato dei suoi polmoni.
Sono gli ultimi doni della mia vita
i minuti con te in codesta
cattedrale di giallo e sopore,
resta ti prego resta
, era la sua
micidiale quotidiana richiesta.
Quel mattino entrai nella stanza
il letto era vuoto il materasso
antidecubito per qualcun altro
disinfettato. E vidi anch’io
tutto giallo all’improvviso:
……………………il linoleum
rifletteva la luce di fuori
annullava tutti i colori.

Daniel Buren, Catch as catch can: work in situ, 2014

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).