Le Poesie di Molly Bloom

da | Giu 16, 2017

Si è concluso da poco il corso di poesia della scuola di scrittura “Molly Bloom” di Leonardo Colombati. Tra i lavori degli studenti del corso, seguito da Gilda Policastro, sono state scelte alcune poesie che pubblichiamo di seguito.

Stefania Ruggieri

la mia rivoluzione siede nel cranio
dimentico le combinazioni i numeri perdo anche il fiato
non riesco a districarmi nel linguaggio
non ho ricordi dell’infanzia
o della prima foto che ho scattato
sovversiva rischio parole sempre uguali l’osso la sottana
il tempo ci divide non ci unisce.
la mia rivoluzione s’appoggia al parapetto
giorni dell’attesa o della resistenza sono questi
pianta grassa che fiorisce senz’acqua sotto la pietra
non riesco a dare un nome a questa mia abitudine
cammino anche se zoppico a rilento, avrei dovuto usare un [plantare.
è accanimento della sorte o frutto formidabile del caso
non so aspettare, non so cosa aspetto
su questa banchina su questo marciapiede
su questa parte della strada. Non è la carreggiata.
Vuoi illudermi? Non ho mai preso un tram.
La mia rivoluzione s’irradia nel mio centro
intorno all’ombelico bersaglio vulnerabile ventre che [accoglie
non ho più sangue umori liquidi da chiudere in vasetti
spazi dilatati e vuoti, bolle d’aria in circolo
in neretto i margini i titoli di coda l’inessenziale.

*

Mi rilasso supina sul tappeto grigio anni quaranta
sta nell’ingresso nella sala che è dell’attesa
seguo la volta le curve rotonde le ragnatele
la carta sdrucita sotto tremula luce i due aironi
seguo nel silenzio abissale la storia, i suoi piedi gonfi.
Il mondo qua dentro mi dona aperture
lunghi sentieri scorciatoie fughe
la voce che parla è sempre la stessa
gira a destra e poi di nuovo a destra
segui dritto fino al rondò non alla prima
alla seconda imbocca l’uscita.
Le indicazioni sembrano giuste
ho la mia mappa nel vuoto apparente
tutte le vie convergono al centro, sul lampadario
francese, sul perno che lo sorregge, sull’innesto
occhio al guardrail in caso di nebbia
i margini il bordo il fuori strada
la corsia d’emergenza,
la tabella di marcia
non prevede la sosta,
le zone pericolose.

[Stefania Ruggieri è nata a Manduria nel 1963. Laureata in Economia, ha lavorato nel settore dell’acciaio, nel campo della moda e per l’azienda di famiglia. Ha pubblicato i libri di poesia Rosso di fragola (Congedo, 1994), Sotto un sole che mai muore (MilellaSpaziovivo, 2013), l’anima (edizionipulcinoelefante, 2017).]

***

Francesca Scialanga

ho riempito lo zaino, le bretelle spingevano la cervicale
i vestiti e i costumi affastellati in sacche di plastica leggera
lo abbozzavano sul davanti,
siamo saliti sul traghetto
abbiamo aspettato
e già mi sembrava, il mare attorno,
il confine di una piccola isola
tutto un ribollire sotterraneo
intonato al pulsare liquido
delle mie piastrine
allora ho preso la mano del mio compagno
tappando le fessure tra le nostre dita
e l’ho schiacciata sul mio ventre
mi sono chiesta se anche noi,
supernove alla deriva,
siamo solo confini dell’altro
o forse chissà
ormai già solidi
prolungamenti

*

ti ho chiesto se vedevi i musi dei gatti
mia sorella mi chiedeva se vedevo le fronde dei Tamerici
(le ombre chiazzate sulla sabbia, Francesca
la frescura tra i capelli)
e tu non chiedevi altro che una gamba spostata in avanti
un’altra angolazione del profilo
solo
una limatura del mento
(sorridi, Francesca)

*

il mare un passo avanti
appena un poco indietro
una rincorsa sfacciata di colori turchesi
screziati d’alghe e rocce.
io mi voltavo a guardarlo
ogni pochi secondi
per accertarmi che ancora esistesse
che non fosse scomparso come altre cose
che ho tenuto in mano per un po’
bellezze passeggere dell’infanzia (ma è possibile?)
appisolate sulla punta del naso
scivolate nel condotto uditivo
ricordi sulla crescita del corpo e
amicizie umide di ragazzine;
la nostalgia ha a che fare con il mare
il mare ha a che fare con il mito
chiedo alle mie compagne un laccio
di corda scorticata
legatemi le braccia dietro la schiena
chiudetemi le palpebre con la cera bollente
devo ascoltare adesso dove sono

adesso

chi sono?

[Francesca Scialanga è nata a Roma nel 1987, dove vive. Ha studiato letteratura, giornalismo e scrittura. Attualmente lavora come caporedattrice del “West46thMagazine” e frequenta i corsi della scuola “Molly Bloom”. Sui racconti sono apparsi su varie riviste (“Pastiche”, “Mag-O”, “Io Scrivo-Corriere della Sera”) e in alcune antologie cartacee (“Sherazade” e “Racconti di Mille Parole”). Sta scrivendo il suo primo romanzo.]

***

Marco Tedeschini

Giardino

A Gino De Dominicis, per l’intuizione
A Masbedo, per avermela partecipata

Aspettava che i cerchi diventassero quadrati
ad ogni sasso rabbia e meraviglia zampillavano
sulle increspature dell’acqua. Rabbia
meraviglia per una ferita
che non rimarginava e
sasso schizzo chiasso
la morte nella vita, punto luce.

*

Panorama

Dovremmo avere tutti una vista sul mare
anche qui dove solo cornici le finestre
con tema naturale, anche fuori
dove zavorra la marea la vita, il sale secca
asseta, solo un’odiosa rete che a ogni onda
scava un pezzo a ogni risucchio taglia
più le dita.
Dovremmo tutti, da cui spicchi lo spazio
interminato il patto primordiale che
accomuna un uomo e un immigrato…

[Marco Tedeschini (1984) svolge attività di ricerca in filosofia presso l’Università di Roma “Tor Vergata”. Affianca alla scrittura filosofica quella poetica. Alcuni suoi testi sono stati pubblicati sul blog Poetarum silva.]

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).