La resa e l’abbandono

da | Giu 9, 2017

Un inedito.

Ti muovi sopra di me come un erpice
sulle profondità della terra
mi guardi splendere dalle fratture del corpo
come chi infila l’occhio nel buio
di una crepa perché in fondo ci crede
che la luce è il luogo
da cui decollano gli uccelli e si radunano
gli elefanti per la sete

chi ti ama non si muove dalla sedia
mira il tuo petto come chi punta un arpione nella roccia
se guardo te ho visto tutto
entro nella vita con la schiettezza
di un soldato che devasta una terra
conosciuta
e non ho paura

la morte origlia alle porte
degli uomini infelici
e non c’è terrore
nella migrazione degli stormi
verso il nuovo
quel tenersi
insieme
innumerevoli come uno
gli anni sono gli ori
ereditati da Dio
la verità è questa
l’uomo cinguetta dal nido
del tempo e muove la paglia
dei giorni sperando che un avanzo
precipiti per caso
dal becco dell’eterno

Mi avvento su di te
come le formiche
sul pezzo di pane
dimenticato sulla tavola
mi stendi la tua mano nella gola
spingi più giù i miei gridi
siamo tutti più fedeli
ora che siamo vivi
e ci tocchiamo la fronte
come gli animali che si fiutano
dal fondo e si accarezzano le ciglia
confidandosi segreti irripetibili
ti ho amato
come il monco che non sa
rinunciare a un gesto, a un’abitudine,

io significo se tu mi guardi

ma il tuo nome è qui
portato sulle dita
dalle fiamme
luminoso sugli stucchi delle volute

i nostri corpi
come gli eroi
sopravvissuti alla catastrofe
si inseguono di notte
la furia degli agguati
nel bosco
si scambiano segnali
prima di caricare il gregge
silenziosi fra le siepi
fiatano lentissimi sulle foglie
per non farsi sentire

e siamo vivi
e invochiamo le stelle come la sola luce
capace di abbassare l’onda
ci salveremo così
scivolando nell’acqua
inanellandoci al gorgo
io se non te
e solo un nome alla fine brillerà
come la stilla di sangue
sulla spada del vincitore

si tiene le ginocchia quando piange
gratta il teschio
del tempo con i denti
eppure non eri tu
in quel luogo dove i semi germogliavano sulle nocche
e l’ulivo ci rovesciava addosso i suoi argenti
non ha pietà
l’uomo che smantella gli argini
e aspetta i detriti emergere dal fondo
io se non te
le voci in corsa sulle assi
dei ponti e gli urli
delle madri che restituiscono l’età
al freddo suono dei ferri che
si urtano precipitando giù
accelerando l’inizio
del ritorno.

Se ti ho amato
chiedilo all’erba al suo
muro di ghiaccio che vi giace immobile sopra
se ti ho amato
cingendo il tuo corpo di antiche solitudini
devastando con i piedi
l’orto abbandonato di noi
i pieni vocalizzi
dell’alba
quando ogni mattina reinventa
la partitura dei nomi
toccandoli con dita lievissime
di zucchero.

sei qui, mi premi la tempia sul dorso
adagi le tue domande in un minimo sorso
di voce raccolto fra le due dune delle spalle
mi curi nel sonno per difendermi nella lotta
mi stacchi l’orizzonte dalle labbra
con un bacio mi tieni come un cristallo
incorporato nella neve finalmente
restituito alla sua luce ovvia

non c’è luogo per le assenze
ogni nome si àncora ad un dire
imperfetto e solo
e ci lascia più muti nel ricordo
di quando innamorati noi
guardavamo evadere i cavalli dai recinti
e poco oltre piegare i petti per terra
la conta dei battiti, l’inizio e la fine
le orme sepolte nella cenere
dell’attimo più vero che c’è
fra lo stordimento e l’umano

ti porterò nelle ragioni del seme
che aprendosi spiega al mondo
il suo innamoramento
e di terrore in terrore
evade dalle celle della sua solitudine
se avrò carezze
per te
quando non saprai distinguere più
le stagioni
del pieno e del niente
se parli tu
tutte le disarmonie
dell’essere
ammutoliscono per sempre.

Immagine: Angelo Bellobono, Spread soil, 2017.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).