La prefazione è nelle scale

da | Giu 5, 2018

Quattro poesie inedite di Laure Cambau nella traduzione di Mia Lecomte.

AMO LA MIA CASA

Amo la mia casa
la prefazione è nelle scale
scrivo dalla finestra
alberi deliziosi
apro i fiori
fecondo i muri col pennello – è più sicuro –
amo la mia casa
il paradiso è dietro le palpebre
compro del noir du noir
e la notte non si stupisce
allestisco al mio interno
una casa per domani
compro anche muri di luce
piani di redenzione
topi canditi dentro scatole tupperware
letti di vetro e soffitti d’acqua
amo la mia casa
compro del noir du noir
e la notte non si stupisce
liscio i miei angeli
nutro i miei fantasmi
alla prima stazione
metto in pausa
poi ritrovo i compagni
dei sobborghi del corpo
larve cavallette parameci
ci sono tutti
nella mia casa che amo
ma poco a poco
discretamente
la casa si blocca e graffia
la casa si innervosisce e si arresta
e mi abbaia:
« Inserite il codice per provare che siete umani,
inserite il codice per provare di essere da me »
la casa mi aspira e mi inghiotte
i codici si guastano
i robot si accoppiano
e la notte non si stupisce
io chiudo i fiori
ingoio i sassi
« Inserite il codice qui sotto,
inserite il codice qui sotto per provare che siete umani,
inserite il codice qui sotto per provare di essere dappertutto ».

(…)

I nostri antichi abbracci dormono
in una stanza abissale
tu apri la bocca e la porta
spariscono i colori
l’amore fonde
come cioccolata sulla spiaggia
I nostri antichi abbracci dormono
in una stanza abissale
tu mi apri mi sbiadisci
sbadigli e mi impallidisci
tu frughi e io mi perdo
accendi e distruggi la fiamma
trapassi la tomba e lo stucco
distende il sudario
I nostri antichi abbracci dormono
come un bebè nella stanza rosa
tu apri la bocca
l’amore muore come
un pesce imballato sulla mia pagina.

FARE L’AMORE CON L’ESPRIT… NELLE SCALE

Tu chiedi l’impossibile
la camera d’urgenza
per i miracoli
un arbusto un tavolo
ma il corpo di ieri sarà sufficiente
scintillante d’alcol inconsueto
che mi protegge mi culla
mi invade a distanza

chiedi l’impossibile
ma il sogno franco del giorno sarà sufficiente:
le mie farfalle notturne sbattono nella tua luce
svaniscono alla tua fiamma offerta
dormono nella tua bocca le farfalle
bevono le vocali tutto d’un fiato
poi ebbre sbronze
le farfalle si insinuano
fiori automi venduti sotto il cappotto
le mie farfalle si fermano
sulla tua fiamma aperta

tu chiedi l’impossibile
un miracolo sarà sufficiente

(…)

C’è giusto un’urgenza
di uscire dal corpo,
dal camino o dalla bocca,
le orecchie sono per lo spleen,
e le narici hanno vista sul vuoto,
c’è giusto un’urgenza
di trovare la ferita d’emergenza.

Immagini: James Casebere, Green Staircase #1, 2002.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).