La linea del cielo

da | Mag 8, 2018

Esce tra pochi giorni per Garzanti La linea del cielo di Franco Buffoni. Pubblichiamo in anteprima una scelta di poesie.

Quell’odore di cantina

Itinerari biblici e mariani
Come prassi dolce di ascesi
Coltivata in parrocchie e rettorie:
Cristo del lago, Cristo
Del sasso per cuscino,
Cristo della barca, del monte, della strada
In versione armena etiopica slava,
E Madonne della Guardia e del Consiglio,
Annunziate e Marie Bambine,
Ornate nel giardino chiuso dell’anima
In melodie appagate.
Ma ci voleva il muschio vero del presepio
Per fare quell’odore di cantina
Che restava nell’atrio per un mese
E una bambina si faceva toccare lì.

***

Nelle bocche del Delta

Da Carù Libri a Gallarate
Era la vita vera dei miei anni
Aggrappati allo scaffale.
E quando salivo sulla scalettina
Arrivando anche all’ultimo ripiano
Trovavo Hesse, Mann, il Baron Corvo
E persino Settembrini
Traduttore di Luciano.
Il Po intanto infrangeva
Di Gulliver mira e lineamenti
Con la testa alla Zamboni
E il corpo a ipotenusa sul Ticino.
Il Po era il pazzo
Che impediva al lamento del Tasso
Di farsi udire,
E da Ferrara a Venezia la pianura
Un’unica Gerusalemme
Incapace di affrancarsi dalle nevi del Rosa
Nelle bocche del Delta.

***

Al Teatro delle arti

I

Teche per monete, sigilli, gioielli
Per prostitute da campo
Di lanzichenecchi appestati…
Bacchino sedeva in prima fila a gambe aperte,
Il Rosso recitò fissandolo
Per tutto il tempo anche negli occhi.

II

Come dopo l’influenza che sembrava
Di non poter più stare
Al Teatro delle Arti
Bene come prima
Coi vecchi attori
Dalla mascella dura
A scandire egregiamente
Il passato di quando un poeta
Era a un tempo architetto ingegnere
Idraulico cartografo pittore,
Cantando e se fu quella
La guerra di cui parla Omero,
Andando in servitù via dal proscenio
E ripassando in pianto nelle vicinanze
Come fosse niente, per ritornare sullo scudo
O con lo scudo avvistati dalla torre
Che domina la valle.

***

Poiché noi dobbiamo ricongiungerci in eterno, mio solo e non compensabile tesoro. E per la memoria della vita menata insieme, ribaciarti prima di morire.

Vipere lilla

Grumi campestri di vipere lilla
Al sole delle incisioni
Rupestri del Ticino
Dove l’ansa annega la nuvola bassa…
Amarlo, non tanto da volerne la morte…
Giunone, cosa borbotti, che te l’ho preso, che me lo rivuoi
Con quelle pupille dilatate, con quei segni?
Ho guardato tutto il giorno il fiume crescere
Non per le piogge ma per lo svuoto del canale
Di roggia in roggia, l’ho due volte rifiutato
Quando mi si è attaccato per certo mi vuole bene
Io sono il suo aggettivo.
Se potessi dirti tutto in poesia
Non avrei bisogno di invitarti ad ascoltarmi
Non chiederei a te di riabitarmi,
Scienza della preistoria, mitologia
Lombarda subalpina di segni litici su roccia,
Rozza scortese ossuta, mano sua
Che alla terza volta quando torna
Rifaccio faccio ed addormento mia
Sulla roccia magari a te indicando
Scaglie sovrapposte e più lontano
Un altro grumo di vipere lilla.

***

Confucio con Maometto a San Lorenzo

O voi poeti e critici che all’Esc
Discutete dell’io in partenza da abolire
Per uscire dal lirismo,
Sapete il caso di quell’insegnante
Giovane motivato fresco di dottorato
Che in terza media al corso per stranieri
Spiega i pronomi e infine chiede
Qual è secondo voi la differenza tra egli e lui?
Sguardi interrogativi tra gli allievi in classe
Età media vent’anni,
Consultazione al terzo banco
Tra il magrebino (pizzaiolo) e la cinese (barista),
Ogni giorno in trincea, lavoro e scuola, a produrre un’intesa
In romanesco stanco. E senza ironia
Solo per necessità
Di definizione:
Folse se dice egli se lui è gay…

***

E azoto calcio ferro carbonio

E azoto calcio ferro carbonio
Così per gradire,
Ne hanno bisogno i nostri denti e il sangue,
Se ne nutre il Dna che ci compone,
Ne approfitta il cielo
Per dirci state buoni
Non è successo niente
Era solo una prova,
La fase degli Orazi e dei Curiazi
E’ finita da un pezzo.
Ma se penso intensamente
Agli inseguimenti a cavallo
Seguiti da duello,
Un giro di giostra in via Albalonga
E via la testa mozza del secondo,
Attendo il terzo e porto a soluzione
Il mondo.

***

Vittorio Sereni ballava benissimo

Vittorio Sereni ballava benissimo
Con sua moglie e non solo.
Era una questione di nodo alla cravatta
E di piega data al pantalone,
Perché quella era l’educazione
Dell’ufficiale di fanteria,
Autorevole e all’occorrenza duro
In famiglia e sul lavoro,
Coi sottoposti da proteggere
E l’obbedienza da ricevere
Assoluta: “E’ un ordine!”,
Riconoscendo i pari con cui stabilire
Rapporti di alleanza o assidua
Belligeranza.
Ordinando per collane la propria libreria.

***

Cesare Segre

Continuo a credere che poesia sia un’altra cosa
E abbia poco da spartire con cruciverba
Sciarade o un noioso listino di anodini
Aggettivi, messi in fila per numero di sillabe
Ricorrenze o corrivi richiami a lettere iniziali,
Eppure – malgrado questa
Sia per me la prima volta acrostica –
E mentre penso – Cesare – a quanto
Gioco con le parole sia comunque intrinseco al rito del comporre,
Rido al ricordo del Bettinelli veneziano, al suo supplizio,
Estratto dalle parole in rima: al lanifizio.

Immagine: Milano skyline.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).