La favola delle pupille

da | Feb 12, 2021

Oggi, mi sono svegliato. Ho guardato fuori
e le tegole brillavano
sotto questa
rara pioggia di inizio maggio. Dalla finestra
ho sentito, distintamente
il montacarichi, le macchine; le voci, le urla
le serrande che si aprivano. Come sai
che sono qui; chi te l’ha detto. Come hai fatto
a sentirmi, a trovarmi, qui sepolto sotto strati
in una poesia banale, in un mattino
inutile e indifferente, sotto i metri
di un giorno qualsiasi. Come sei riuscito tu
a centrarmi, a catturarmi, attraverso quali miliardi
di stanze di millimetri di annientamenti
di voci di cunicoli di numeri
di mondi testi hai tu percorso
in ogni seno e volto che ti è stato amico nemico per finire
con la tua voce, su questo
spazio finalmente mio, nostro.

E va
come un incendio
che di notte vedi dalla strada.

 

***

Vedere. Aver visto. Queste semplici
sensazioni
sulla pelle inutile del mondo.

Che si muovono. Scorrono. Si interrano.

Vedo questa finestra. Ho visto questo vetro.
Dico: “Questa finestra”, “questo vetro”. E sento tutta
l’immensa
muta differenza.

E grande
questo spazio
vetro della mente; come un bosco
attraversato dal sole nei rami
le idee
sono lepri: corrono. Ma ti prego tu

portami via: dammi la realtà
si alza, l’uomo
si cosparge di benzina si incendia

è reale

ride e cammina.

 

 

Da La favola delle pupille di Tommaso Di Dio, “I Cervi Volanti”, Edizioni Volatili, 2021.