La distinzione

da | Mag 27, 2023

Alcuni estratti da “La distinzione” di Gilda Policastro, da poco uscito per Giulio Perrone editore.

 

L’AUTUNNO DI GERD*

Ti vogliono ignorante
infastidisci se sai le cose:
le hai googlate (ma lei non scrive?
scriva, allora, e non stia a rimuginare). Il tempo di salire
– direzione Anagnina – e sai già tutto di gerd
con le quattro mucose dell’antro gastrico
sede di flogosi cronica superficiale
(l’uno che nega l’altra,
nell’ossimoro permanente delle diagnosi)

Google cosa esiste a fare, senza
i migliori specialisti che rispondono
anche di notte (raccomandandosi di accedere,
non appena possibile
al più vicino ospedale)
Ma tornano.
Tornano riconsegnando, a stretto giro,
referti e terapie in carne e ossa
ai replicanti virtuali, che ci sono, ci sono sempre,
soprattutto di notte, e a poco servono
per esplicita protesta o ammissione:
la prego, non tolga spazio a chi
ha bisogno

ho googlato, ho googlato tout à l’heure:
ne ho tratto una morte sicura,
dalla struttura algebrica, consequenziale
invece di quest’agonia a grappolo, coi referti in braille
(qualunque cosa googli, ne muori:
dallo spotting al doloretto intercostale)
Pensa che a Babylon Health hai la diagnosi dal pc,
senza muoverti dal divano: un sintomo via l’altro
ed è referto immediato – ti visitano l’avatar,
in pratica. Ma è magnifico, stupendo, super
a Babylon Health
voglio proprio viverci, io
(a condizione che mi lascino googlare)

Cos’ha, è la prima domanda
ma non lo vogliono sapere a tal punto
che quando è a loro, che tocca,
la rivolgono a un’interfaccia: me lo dica lei
che non può dirmelo, ch’è un bot (facile, così,
bella forza, complimentissimi
o sentite condoglianze)
Comunque si faccia prescrivere anticorpi
antigliadina deamidata IgG e IgA
consiglio anche le IgE specifiche per inalanti
Eviti i Fans e mi informi,
se ha piacere,
dell’esito degli esami
e di come evolvono
i sintomi

enfin

*(Gastro-Esophageal Reflux Disease).

*

COSÌ POI FORSE DIVENTO BRAVA

Legatemi la testa, non voglio morire
(nessun suicida vorrebbe mai)
Alternativa tra giù e le fiamme
rincorsa e oplà
imparare a stare al mondo
come si passa dalla pianta al vortice
dal cumulo alla sintassi
Verticalizza il dolore nella serie (elenco di farmaci,
a seguire)
ammorbidisci
(rilascia, incapsula, guarisci)
oppure dilacerato, a stacchi (incisioni soprapelle, che si vedano,
che ti facciano, poi, quelle domande,
collaterali, effetti: tutti)
offrilo ai vicini, compassione: condiviso come nei giorni buoni
scomponi i filamenti
(molecole, principi attivi, rifinitura)
La scorciatoia è ribellarti all’escussione
con l’attivismo della tana
ordina in piccole azioni lente precise
il tratto quotidiano dalla testa all’arto, uno:
il cinismo non guarisce nessuno
(dormi con un cane: ti sveglierai?)
Guardatemi, scompaio

 

*

I depressi non escono di casa, come fanno col Simply
chi ci va. Esiste il servizio a domicilio
ma già si spendono un fottìo di soldi in medicine
non lo so se gli conviene,
la spesa domiciliare. E poi comunque
se n-o-n a-l-z-a-r-s-i dal letto è proprio
non alzarsi, letterale, come fanno
ad andare alla porta, chi gli apre
a quelli del Simply
agli omini
che vanno dai depressi coi sacchetti
le casse d’acqua. Poi ci sono quelli
che non sono depressi ma euforici
e all’improvviso vanno ad ammazzarsi
però non riesce sempre, anzi, non riesce
mai a quelli che ci provano
e la volta successiva di nuovo tengono banco
ti raccontano di quando vivevano a Londra
che facevano i magazzinieri e poi i dj
Non si scherza sui depressi?
Mica sono io che scherzo
è chi li fa così, da un giorno all’altro
che ha proprio giocato sleale,
alla faccia dello scherzo. Senza motivo,
è quella la verità. Se uno il motivo ce l’ha
non è depresso: è a lutto
è sfigato
è povero
è solo. Ma se il motivo non c’è,
ci hanno scritto dei libri
Gonzalo ammazza sua madre
o non si capisce bene ma Gadda lo chiama
il male oscuro, forse copiava Berto
o era Berto che lo aveva preso da lì
(controllare)
Insomma, i depressi
I depressi sono quelli che non si alzano dal letto
abbiamo detto, e che non c’è una causa
apparente perché stiano male. Oppure potrebbe esserci
ma comunque quella del letto è indispensabile
perché uno che sta bene, che vive all’aria aperta
stringe mani, beve Campari
mi dici come fai a trattarlo da depresso?
Già.

 

*

Se mi chiedessero di piangere forte, per la scena di un
film, non saprei come fare:
tutti i ricordi che ho impacchettato sono già partiti patetici
non sono fatti per l’imprevisto, il dolore è un assalto
non una coltivazione o un pigiama party
ma vieni, prego, basta che hai un pungoletto o
almeno qualche sfiga, puoi entrare
Una volta avevo pensato di fondare un club per orfani,
con la tessera e tutto
per raccontarci com’era, oppure anche non raccontarci niente,
sapere soltanto che non eri solo (che diamine ma tutti e due,
con le facce sgranate come fosse dipeso da te, in qualche modo)
però poi ho avuto paura che lo confondessero col DSM
non volevo una cura
che quella è peggio del male, si mette lì col calendario
è un impegno bisettimanale, no, per carità, una tregua,
una via di fuga
quello spazio aperto nel muro del pianto: eccolo,
il club degli orfani
Ma di sicuro un depresso s’infiltrava. Me lo vedevo lì, ciondoloni
e poi magari dovevamo allestire un letto, una brandina
così che potesse fissare il soffitto e non alzarsi mai
e ci sarebbe crepato, lì dentro, mi ci mancava un altro funerale
Lo conoscevi
Eh sì
Oh mi dispiace
Ma no, dai, non importa
Come, non sei depressa?
E no, non tanto

 

*

Ti piace inventare
oppure riferire in modo preciso
magari invertendo le parti
Come i bambini introversi che,
ginocchia al pavimento,
si parlano sottovoce

Io, forse,
non sono nemmeno qui ad ascoltare

 

*

Ho fatto risveglio interiore

 

 

Io di lavoro farei la morte

 

 

Isolati si isolavano stavano sempre da soli

 

Scrivo molto preso male, introspettivo 

 

 

NB: Non è stato sempre possibile rispettare la grafica dell’originale. Ci scusiamo per l’inconveniente.