La città dell’orto

da | Ago 2, 2021

“La città dell’orto” di Stefano Raimondi esce per la prima volta agli inizi degli anni duemila. Da poco il libro è stato riedito da La Vita Felice con due contributi di Tommaso Di Dio e Umberto Fiori. Pubblichiamo una scelta di cinque poesie. 

 

Dalla prima parte, “Una lettura d’anni”

I

Vorrei che si spalancasse il giardino
che invadesse dappertutto
e che le strade fossero viottoli
e i palazzi chioschi
e l’indaffararsi fosse
una chiacchierata e la morte
la fine di un libro.

…..

e tutto rimanesse lì
tra una panchina e un’ombra
e una galleria di foglie
che crolla senza nessun rumore.

Ma si dice che in estate
si muoia anche qui.

*

IV

Gli affini – dicevi –
lo sono finché c’è spazio.
Resistono come la calma
dritta dei Navigli
e non sanno della chiusa
appena più in là
come dilania.

Si proiettano le sembianze dei padri
in una loro fedeltà
in una loro invasione spigolosa

e un’età dell’ombra viene
e ci delude.

 

***

Dalla terza parte, “La città dell’orto”

 

“Sei tu, per me, Milano.”

……………………………………………………………….

L’abitudine che hai di morire
ora, non ci stupisce più.
Il centro, per te, viene da fuori
dai bastioni.

 

*

“Tutto accadde qui per la prima volta:
tu, il tuo miracolo, il tuo restare
in città e i figli. A quali nozze
dobbiamo andare ora
per farci credere? Quale
acqua scambiare?”

……………………………………………………………….

… era un platano
quello che ti ha salvato
con il vecchio svizzero al confine.

Pochi passi e ancora
non ci sarebbe stato niente
né io, né tutto, neppure
la citta di miele nero:
ti avrebbero ammazzato.

“Al Guastalla – mi dici – cerca il platano.
Vedrai in autunno quanti semi
quanti rimandi”. Ti ascolto
anche quando di domenica li conto
ad uno ad uno tra tutto il fiato
scambiato, in fretta, con i giochi
tra i sassi spinti in cielo dai bambini.

 

*

Milano finisce qui.

Non va più avanti e oltre che da noi
da questi abbracci d’osso
da questo giro a ponte alto del Corvetto.

e il dolore viene come una strettoia
come una nebbia lenta d’autostrada
che da lontano tenta di indicare
qualcosa, come quando
si prova a dire la via a qualcuno
che viene da fuori e non la trova.
Se sbagli chissà dove lo mandi
e cosa trova…
… vorresti voltarti e corrergli vicino
e dirglielo veloce il vero.
Ma è lontano. Dovrà
richiedere a qualcuno.

Milano malabolgia è fatta a cerchio:
arriverà.

 

Stefano Raimondi (Milano, 1964) poeta e critico letterario. Ha pubblicato “Una lettura d’anni”, in Poesia Contemporanea. Settimo quaderno italiano (Marcos y Marcos, 2001); La città dell’orto, (Casagrande, 2002 – La Vita Felice 2021); Il mare dietro l’autostrada (Lietocolle, 2005), Interni con finestre (La Vita Felice, 2009); Per restare fedeli (Transeuropa, 2012); Soltanto vive. 59 Monologhi (Mimesis, 2016); Il cane di Giacometti (Marcos y Marcos, 2017), Il sogno di Giuseppe (Amos, 2019). È inoltre autore di: La ‘Frontiera’ di Vittorio Sereni. Una vicenda poetica (1935-1941), (Unicopli, 2000), Il male del reticolato. Lo sguardo estremo nella poesia di Vittorio Sereni e René Char, (Cuem, 2007), Portatori di silenzio (Mimesis, 2012). Suoi testi sono apparsi su Nuovi Argomenti (2000, 2004) e nell’Almanacco dello Specchio (Mondadori, 2006). Curatore del ciclo d’incontri “Parole Urbane”, svolge inoltre attività docenza presso la Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari (LUA) e Belleville-Scuola di Scrittura. È inoltre tra i fondatori dell’Accademia del Silenzio e di L'ABB Luoghi abbandonati, luoghi ritrovati. Laboratorio Permanente sui territori e le comunità (Università degli Studi di Milano).