In alto il maso…

da | Gen 4, 2018

Alcune poesie di Norbert C. Kaser da un’antologia di poesia e prosa (1968-1978) uscita nel 2017 per ab edzioni alphabeta verlag, a cura di Toni Colleselli, traduzioni dal tedesco di Werner Menapace, introduzione di Lorenza Rega.

stupro

lui un vagabondo
(peli ispidi occhi morti di fame)
lei grassa e commessa
lui puzzava
lei sudava sotto le ascelle e le cosce
lui non era forte ma tenace
lei eradiventò condiscendente
si compenetrarono
senza traccia di violenza
il titolo inganna

28. 8. 68

*

malumore

incrocia pure
le mani nel
grembo nella
zona più calda dove
riposa il tuo pene

altrimenti a che ti servono
a che serve una testa

quando puzzi
e sei disoccupato

*

neve

una pera raggrinzita
penzola dall’albero
volentieri cadrebbe

tre foglie si sono
accartocciate da sole perché
hanno freddo

poi venne la neve
e tutta la miseria
non fu più
vista

15. 11. 68

*

il deserto

pianura dell’anima umana
sabbia sassi e parole
urli senza risposta
una canna assetata
(giovanni battista)

a bocca aperta
son tutti
a bocca chiusa
nessuno
(parole di sabbia)

*

lentamente l’immagine
si trascolora
tutte le coste
sfumano

nessuno dovrebbe
stare nella media
ciò che comunemente
chiamiamo vita
si muove tra estremi
coito & arpe
canto & omicidio

tutto può diventare mestiere
maledizione

14. 3. 69

*

inno

al lavoro

al lavoro voi femmine
non si può dire
come il dolore
attecchisca nei reni
o nei polmoni la sottile
polvere di lana nei capelli la
puzza scorre per il sangue
non si può dire
…………….di certo
…..tutt’altro che
…..l’uccello in volo
stai china per poco cibo schifoso
al sole nel campo
con le tue proprie mani
zappa uno tutto per te
cava la patata
…………….tu
…..credi di volare
ma guarda come ardono allegri
i fuochi fumanti nei campi di patate
ricorda: chi mai il suo pane
…..con il sudore della propria fronte
scorre giù
l’uccello vola
……………anche
le gioie non sono un gran che
il cibo schifoso i soldi al cinema niente
di nuovo solo le femmine
ma quelle a forza di stare in piedi hanno
le gambe gonfie
gambe blu con vene blu
……………artigli d’aquila
martello pneumatico polvere nient’altro
che polvere negli occhi solo polvere
nella bocca nel naso gli orecchi
in cotone il mattone scivola
giù
per la tavola
avanti le mani
altrimenti ci rimetti la testa
la tua testa la tua testa di uccello
…………….anche
le gioie non sono grandi
diminuiscono le volgarità le femmine
…………….anche
il cibo schifoso la saliva
aumentano i figli
le pagelle sempre peggio
…..tutto diventa
guanti di gomma per il muratore
camicie arancioni in gomma per proteggere
…..lo stradino
le ali all’ultimo grido
vola uccello vola uccello mio

2. 6. 69

*

inno 10

a ciò che comunemente
chiamiamo ricordi

…………….per elfi

raramente affiora quella sensazione
tutto quello che chiamiamo ricordi
con dentro tanto di riccioli trecce e fiocchi
palloni che rotolano sotto la macchina
bambole malate vestiti per i piccoli
raramente affiora in altalene e
monopattini biciclette una blu
con argento o era rossa?

ginocchia ammaccate lacrime tutto il giorno
giochi
la sera eravamo sempre stanchi
dormivamo come i sassi gatti che ci
miagolavano dentro ai sogni
il fazzoletto appallottolato lo avevamo
ficcato sotto i cuscini
le mani erano lavate
sopra la rienza volavano i pipistrelli
maggiolini nella chiesa troppo grande

sotto la neve che sfregavamo via con
le nostre slitte smorta a ciocche
gialloscura l’erba di una volta

poi vendevamo di nuovo fagioli colorati
più colorati più cari perché le bambole
avevano la febbre
i denti ci cadevano
i denti ci ricrescevano
avevamo pure verruche
case furono demolite
…..le nostre case
case furono costruite
…..le nostre
così imparavamo a nuotare a diventare più grandi
mai ci siamo picchiati
…..raramente…

*

della luna
scherzo 7

la luna è molto furba:
diventa più piccola o
più grande come le
pare
solo che tutti vorremmo
sapere cosa fa e cosa dà
da mangiare al suo merlo
l’abitante della luna

*

dove

si cela
nel fumo dei fuochi
sui campi di patate
il Tuo nome
valle mia

davanti al
più grande magazzino
di patate
dell’eurasia
sto disteso
ubriaco
graffiato
dalla ghiaia
in fronte
al sindacato
di sinistra

210972

*

in alto
il maso
dove
si sono
avvelenati
con fitofarmaci

giù sul campo
non coltivato
i nostri soldati
a passo di corsa
giocano a fare
la guerra

210373

Immagine: Gabriele Basilico, Trento, Via Brennero, 2003.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).