Il tuo sorriso che qui gira

da | Ago 16, 2022

Due poesie.

 

Il tuo sorriso che qui gira

Inizio primavera, ora incerta, siamo lì avanti al camino
annerito, pensiamo di farlo riardere ma non è cosa facile
umido ovunque, timore anche di disseppellire il passato
ma questa bimba con i suoi forza, dai!! ci incita all’impresa

andiamo alla legnaia – i rametti – dice – dai prendiamoli!! –
torniamo con le mani scorticate, per accenderli, i rametti
– ecco l’acero!! – alza il suo legnino stretto al palmo

infuoco il giornale s’illumina lo stipite, ardono i titoli
delle stragi che camminano in Siria con parole senza storia
rialzo lo sguardo e lei è ancora lì, mi passa l’ultima foglietta
la boccuccia ha colorata degli oli di ogni rinascimento

continua la fiamma, metto dentro l’Economist
coi grafici che bruciano violetti poi i vecchi Reader’s Digest
ma il fuoco si rifa piccino e torna lo spazio cinerino di camino
e memoria tanto è inutile rimestarla la memoria.

E proprio ora intendo qual è stato l’attimo bello Nina
quel tuo andirivieni, che ha fatto nuovo il vecchio
la sterpaia verdissima e il tempo curvo sulla casa
uno spazio ancora aperto alle luci là in alto
anche se di fuori la ferocia ci assedia ma anche
il tuo sorriso che qui gira e rigira ci assedia e dilaga.

 

  

Auden, Nina, Herbert

Molto presto oggi riemergo dal sonno da quel sonno come dicono
senza sogno, quasi pura incoscienza e mi chiedo in un breve tic
se davvero si sta così nel niente definitivo mentre la vena della vita
mi si allunga in forma di parola, là sul tavolo, divelta, tra una tazza
e un biscotto incellofanato, col suo bel titolo su cartoncino azzurrino

La verità, vi prego, sull’amore e più in là, mezzo aperta la pagina
del Signor Cogito, che mi fa cogitare assieme ai disegni di Nina
arrampicati sul frigo e mi rimando a memoria questa vita scritta
alta che ancora mi sorprende ed incita ricacciando all’indietro
i bui pensieri.

E così l’uomo nero scaccio via nei bassifondi celebrali
ma lui fuligginoso s’apposta e prima o poi sbucherà
da quella cantina del niente che chiamammo nichilismo
prima o poi tornerà padrone anche lui dell’attimo e proprio
ora che faccio per chiudermi in macchina sotto i fulmini
rieccolo mi squadra dallo specchietto l’uomo tetro

ma Auden, Nina, Herbert, però a disegnarli ancora gli attimi
d’oro, gli attimi belli, eccoli sul parabrezza ticchettano
si disegnano, goccia a goccia si scancellano.

 

(da “Le stanze”, Pequod, 2022)

Guido Monti (San Benedetto del Tronto, 1971) vive a Reggio Emilia. Recensore culturale per diverse testate tra le quali il "Manifesto", il settimanale svizzero "Azione" e la rivista culturale in rete "doppiozero", ha pubblicato il libro  Accademico di nessuna accademia, conversazioni con Gianni Scalia (2010) e le seguenti raccolte di poesia: Millenario inverno (Book, 2007), Fa freddo nella storia (Stampa 2014), finalista al premio Pascoli. Suoi versi sono presenti anche in "Almanacco dello specchio", "Paragone", "Nuovi Argomenti". Ha curato per l’editore Demetra (Giunti 2020), la prefazione alla nuova edizione de Il rosso e il nero di Stendhal.