I legni

da | Set 28, 2018

Una selezione di testi dal nuovo libro di Laura Pugno, I legni (Lietocolle, 2018).

*

il bosco ogni volta contemplato
non è il bosco da dentro,
il suo buio perdendosi
ritornavi ogni volta
all’acqua e al bianco,
l’abitudine di farsi chiaro
ineluttabile il giorno

*

il legno conteneva
quella natura? chiedi, le spalle finalmente
si rilasciano, gli occhi
possono chiudersi nel sonno
non lo sapremo, lo sai
il non conosciuto
continua dentro,
molto più a lungo nel tempo

*

e ritornare dopo anni
come se tutt’intorno
fosse caduta neve,
toglie il paesaggio che vedi,
quando verrà giorno
già non sarà,
nel tuo stesso sarà andato, nel tuo andare

*

di tanto in tanto, dicono, puoi fermarti,
imparerai,
cos’è il paesaggio che ancora credi vero,
sono le cose e i corpi,
e più ancora i corpi in cui credi –
chiudi gli occhi,
c’è un quadrato di giardino, d’orto
a volte,
gli occhi completamente neri

*

lo specchio è lo splendore,
l’incendio non inizia,
non avviene
per anni hanno detto l’incendio
e ora, è proibito dire

*

l’odore del fuoco,
e dentro i corpi
piccole parti di materia dura –
come la composizione
del corpo splendente
per anni portavano l’incendio
come un segreto

*

dici che il basilico sul vaso
ha memoria dell’estendere dei rami,
rovinare, rompere,
ora dopo ora si fa bosco
e dilaga il selvatico,
la parte di natura è tutto il verde
incandescente sulle cose

*

non c’è senso
del perdere – è già
tutta perduta la casa, diffusa
e qui adesso, la senti –
inverdirà
il nostro stato e stare, le cose
chiarissime
come quarzo bianco, luce del sole

*

qui, negli altrove e qui
con forza furiosa, con stanchezza
la forma della costa che si torce
o distende la pianura,
tutto il gioco, la casa, non c’è
via che vada fuori
si è addensata già, la mente-stella

*

sarà ovunque,
verde e verde gemmato,
il ritornare
sui tuoi passi nel mondo,
compiuto come meraviglia, distruzione
e dare tempo
a questo pensare col peso del corpo,
la mente
come una chiazza d’acqua che s’allaga

*

ancora pochi giorni per finire,
per bruciarti del tutto,
bellezza
materia del muovere,
come onda,
irregolarità delle tue leggi,
e già la lingua nuova che si apre

*

tu tocchi il legno con l’olio
e di nuovo è giovane, conosci
la cura,
l’incrinatura che attraversa
in ogni momento la dorsale,
la rompe in due nel punto che sostiene
e ogni giorno di poco
ti si somma la stagione, compie estate
poi la luce più corta,
l’inizio
può essere adesso,
prendi una lampada,
quello che hai visto –
eppure è guarita ancora
la sua forma,
il suo secolo

*

i legni –
il va e vieni del resistere,
la pelle che indurisce
toccata dal vento con forza,
con debolezza
il campo che ti dà quello che pesi
lo spessore contro il resto delle cose
tu dici, vie d’uscita,
bellezza dovunque,
sole che rompe tra i rami

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).