Gli oggetti trapassati

da | Dic 5, 2014

Quattro poesie da Gli oggetti trapassati, Napoli, Edizioni d’if, 2014.

6.

Una festa di sguardi ci sorprende fra gli alberi
la grande gioia di questi eventi
ci rende schiavi di un’amicizia.
Le scarpe hanno tracce d’erba, lo zolfo
inscrive al giorno lo spostamento delle ere,
le facce restituiscono i sorrisi
di un’illusione, i capillari degli occhi
mostrano la precisione di una crisi.
Se lo sguardo si volta, la città
è come un ragno lungo chilometri.

***

8.

L’opposta mappa

Alterni passi nei corridoi spenti,
questa notte calda come il giorno
posso solo vagare di stanza in stanza
e nel soffitto specchiare il rovescio
di quest’ora, spulciare l’opposta mappa,
i sentieri battuti da chi capovolto
a dito mostra la strada che non torna.
Ho potuto così tracciare l’orma mia contraria
e nei segreti deambulatori,
città distese nella notte,
seguirmi nei luoghi, non stare fermo,
passeggiare realmente.

***

10.

Rifiuto dei rifiuti, oggetto trapassato tu stesso:
l’ombra che mi ritorna dallo specchio
sfugge al perimetro del suo luogo
e s’impossessa dei miei spazi, estorce
ad uno ad uno gli angoli di casa
di stanza in stanza colmando di sé
pavimenti, pareti e soffitte.

Passeggia indifferente tra le camere
e la notte mi veglia muto a letto
l’individuo che non torna al vetro.
Gli innumerevoli frammenti sparsi
a terra formano le incomponibili
schiere di me stesso, inerti saranno
cumulo. Custodisce minacciosa
la sua vita l’ombra che non vuol vedersi.

***

11.

Attesa della pioggia

Alla finestra immobile attendo
la goccia che squarci il muro di luce.
Più di novanta giorni il cielo scaglia
un bagliore di pietra. La mano è ferma,
salgono suoni di un’estate interminabile:
il piccolo Roberto con la palla,
la traccia di un nero fumo pesante,
il portiere che interroga le nuvole bianche.

*

In casa specchia il silenzio e io non so
se nella stanza accanto c’è un uomo
che non conosci. Potresti parlargli,
dirgli qualche parola di conforto.
Ma è pericoloso, non si può rompere la quiete.

*

Oggi sappiamo che nel corpo tu
non sei più sola.

Immagine: Francisco Tropa, Scenario, 2011.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).