Due voci. Inediti e traduzioni /3

da | Dic 21, 2018

Nella terza puntata di della serie “Inediti e traduzioni” due poesie di Wendell Berry, La pace delle cose selvagge e Come essere poeta, tratte da The Selected Poems of Wendell Berry (Counterpoint, 1999) nella traduzione di Marco Corsi di cui seguono due suoi inediti che fanno parte di una raccolta progettata dal titolo Esercizi elementari.

LA PACE DELLE COSE SELVAGGE

Quando l’angoscia per il mondo cresce in me
e mi sveglio nella notte al minimo sussulto
temendo per ciò che sarà della mia vita e di quella dei miei figli,
vado e cerco pace dove l’anatra del bosco
riposa splendida nell’acqua e il grande airone mangia.
Giungo nella pace delle cose selvagge
che non si affannano dietro al pensiero di un dolore
futuro. Giungo al cospetto di acque calme.
E sento sopra di me le diuturne stelle cieche
promettere la loro luce. Riposo per un po’
nella grazia del mondo e sono libero.

*
COME ESSERE POETA
(per ricordarlo a me stesso)

1.

Crea un posto dove sederti.
Siediti. Zitto.
Devi abbandonarti a:
affetto, lettura, conoscenza,
competenza – spingi ciascuna
al massimo –, ispirazione,
lavoro, coscienza, pazienza –
con pazienza si unisce il tempo
all’eternità. Dei lettori
che amano le tue poesie
rifuggi il giudizio.

2.

Respira con incondizionato respiro
l’aria non condizionata.
Evita il filo elettrico.
Comunica lentamente. Vivi
una vita tridimensionale;
stai lontano dagli schermi.
Stai lontano da tutto ciò che offusca
il luogo in cui si trova.
Non c’è luogo che non sia sacro:
ci sono solo luoghi sacri
e luoghi dissacrati.

3.

Accetta ciò che viene dal silenzio.
Fai del tuo meglio.
Con le piccole parole che giungono
dal silenzio, come preghiere
che tornano alla bocca di colui che prega,
fai una poesia che non spezzi
il silenzio da cui proviene.

***

INEDITI

(fissavo l’ombra sul muro)

fissavo l’ombra sul muro e per esercizio
contemplavo le forme disfarsi agili
lungo il filo delle mattonelle. così per più giorni
nervoso come il morso del nero
in parte obliquo e in parte solo cedimento
mio sembrava il tuo corpo di carne compatta,
soda, del tutto insensibile al tatto.
poi divenne più esile, stremò
l’ovale del bel volto sulle tapparelle chiuse,
nel reparto intensivo all’ultimo piano
cedette la pressione, la poca luce
emise un breve rantolo, e io docile fissavo
l’ombra più lunga sul muro, e salutavo.

*

(stretching, 1)

nella ginnastica aerobica pomeridiana si individuano due momenti fondamentali: l’ascesa e la caduta. intersezioni non deprecabili del tempo. l’ascesa – per gli esperti del mestiere: sacco pieno – dagli inglesi è detta to raise, e indica il procedere del sole dalla valle verso la sommità di insondabili montagne. la caduta – proverbialmente in poesia: la caduta da cavallo –, l’intoppo o inciampo, rivela invece la natura illusoria di ogni aspettativa legata alla primavera. in verità, in bilico sulla palla medica, la vita-foca può solo unire le pinne balbuzienti e ruggire scarsamente. finché c’è bisogno.

Immagine: Wolfgang Nebel, 2016.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).