Dall’interno della specie

da | Feb 11, 2017

Alcune poesie da Dall’interno della specie di Andrea De Alberti (Einaudi, 2017).

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Dall’inizio

Una mente scruta l’abisso,
i mammut si traducono in prismi di ghiaccio nascosti,
i tasselli hanno erica e fango come indizio
del mondo e non andranno al loro posto,
la conoscenza dell’animo umano ha una deriva
che porta un continente a scontrarsi con la volta
delle stelle.
Eppure, nei tanti ruscelli che scorrono al mare,
molti maschi in crisi di ruolo cominciano a covare
la rabbia che li sposterà in zone più fertili
di terra, lontane.

*

Lucy

Questo scheletro incompleto divenne Lucy nel ’74
e luce per alcuni antropologi americani,
ma è un materiale troppo scarso per poterci offrire
un quadro delle prime fasi dell’evoluzione umana.
Una coincidenza l’anno in cui a maggio
nacqui un mese prima del dovuto,
tre milioni di anni contro un trentasette sulla Terra
testimoniano ragnatele d’infinito
tra un fossile e una scimmia che mi segue
negli angoli più bui di una storia già confusa.

*

Dall’interno della specie

Eppure nel frammento di ogni memoria,
nella natura di un sorriso che supera a volte il nostro sguardo
accarezziamo la vertigine con una mano
nello scandalo innaturale che ci trattiene,
eppure, dall’interno della specie,
ognuno tenta di lenire il proprio male con una scheggia,
con le prove concepite fuori da ogni possibile
orizzonte di stupore.

*

Sotto il regno della finzione

Sotto il regno della finzione i segnali
avevano un flusso ordinato dal talamo alla corteccia,
aurore celesti, azzurre virate in un cielo invernale,
pensieri, ricordi, ciò che distingue una specie,
ciò che ci ha consentito di sopravvivere per anni.
Sarebbero state le prove del tempo che avanza con niente.
Dentro a ogni uomo rimane un futuro da riciclare,
paesaggi intravisti a un passo dal nulla,
traguardi pensati la notte, scintille d’infinito,
il corpo sconnesso dell’animale.
Bisogna pensare all’evoluzione della specie
come a una ramificazione cerebrale
che lotta sottoterra per difendersi dal tempo.

*

La donna scimmia

Tutte le sere per un anno intero ho fatto questo:
ho usato Burri per fantasmi assemblati con i sacchi,
Joseph Beyus per riplasmare concettualmente
la natura di mio padre.
Ma tra la madre e il figlio,
spasimo per amore senza distrazione,
schiacciato senso di colpa,
dovrebbe persistere uno spazio virtuale,
come un taglio nella tela di Fontana
perché è lì che nasce la creatività
del neonato, se qualcosa non va male.
E la donna scimmia continua il suo cammino
con un’elica spezzata di cromosomi.

*

Padre e serpente

Le crisi dell’anima sono lunghe bisce
e l’indice di felicità non misura la ricchezza della strada,
i parametri alternativi vanno ricercati nel sistema,
la sopravvivenza è a spezzoni.
Mi ricordo dove non eri ancora risucchiato,
da imprevedibili altezze misuravi a tastoni le persone,
gli ultimi, i disadattati, i diversi.
Vedevi prima del male il disprezzo del male
dove noi non capivamo tu ad occhi chiusi
come sempre ti orientavi.

*

Un altro destino

Fuori dai confini ci sono aree di sviluppo
e posteggi di accoglienza,
il sentimento del distacco,
tecniche di avvicinamento,
è sempre per un altro destino
che possiamo cambiare ciò che sta sotto.
Il desiderio è un movimento circolare
dove un ordine simbolico
ti impedisce di stare male.
Vorrei essere King Kong,
una struttura contraria alle legge,
obbedienza all’istinto, un uomo tutto d’un pezzo,
un animale rovesciato con i piedi nell’aria
e la testa per terra.

*

L’evoluzione è altruista

L’evoluzione è altruista,
a sopravvivere sono esseri buoni,
un bimbo di un anno ci informa di una presenza.
Leggo un articolo di giornale in un giorno qualunque
di un attimo senza destino,
tengo le braccia conserte nel caldo pomeridiano,
sfioro una luce invogliata da un domopak lampeggiante.
Io che per anni avevo creduto all’egoismo di natura,
mi trovo a essere chiamato giraffa d’altruismo.
Mi chiedo se ho sviluppato solo il collo per guardare
meglio in faccia una persona che non conosco.

*

Super-sapiens

Nell’universo Marvel la morte è apparente.
Non credeva alla mia lunga descrizione:
un antro è tenebra e lampo,
lo sforzo di dimostrare
che chi non sa farsi figlio nel padre
ferma lì dentro lo scorrere del tempo.

Immagine: Broomberg & Chanarin.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).