L’inquietudine dell’uomo (III, 1052-1067)

da | Apr 13, 2022

D’altra parte gli uomini sentono di avere nel profondo

del loro cuore un peso che li schiaccia, un peso estenuante,

ma non riescono a capire il motivo di questo tormento,                              

di questo macigno maledetto che continua ad opprimerli.

Se gli uomini lo capissero, non vivrebbero in questo modo,

ignorando per lo più quello che vogliono, continuando

a cambiare luogo, come se così potessero disfarsi del loro peso.

Spesso uno di loro si lancia fuori dal suo grande palazzo,                                      

stanco di starsene a casa, invaso dalla noia. Ma fuori

non trova nulla di meglio. Così decide di fare ritorno

spronando furioso i suoi cavalli a rotta di collo

come se fosse scoppiato un incendio da domare al più presto.

Appena ha varcata la soglia, ricomincia a sbadigliare, affonda                

in un sonno pesante alla ricerca dell’oblio, per poi di nuovo

alzarsi in fretta e ritornare nella città che ha appena lasciato.

 

(da Milo De Angelis, “De rerum natura” di Lucrezio, Mondadori, 2022)