Ho vissuto diverse vite e alcune le vivo ancora. “Mai ci eravamo annoiati” di Renata Adler

da | Apr 19, 2014 | Senza categoria

Il 25 marzo è uscito per Mondadori, nella traduzione di Silvia Pareschi, Speedboat di Renata Adler, scrittrice, giornalista e critica cinematografica americana, che qui ha preso il titolo di Mai ci eravamo annoiati: un romanzo, scritto nel 1976, che è pure un diario, un quaderno di appunti, un’agenda dove sotto l’appuntamento c’è pure il suo racconto. Pubblichiamo alcuni degli estratti che ci sono piaciuti di più.

 

“Lavoro per un tabloid, lo “Standard Evening Sun”. Da quando faccio questo lavoro sono uscita con quattro figli di padri famosi, due uomini d’affari autori di un romanzo incompiuto, tre scrittori con il vezzo di chiedere “posso usarlo” quando dicevo qualcosa che gli suonava bene, e un editor rivoluzionario che mi accarezzava i capelli e diceva “sei dolcissima” ogni volta che gli facevo una domanda. Sono stata seduta a tremare su un gradino freddo con una banda di quindici sinistroidi, di cui dieci erano in analisi e sei portavano le lenti a contatto. Le cose sono molto cambiate, più volte, da quando sono diventata adulta, e, come tutti a New York tranne gli intellettuali, ho vissuto diverse vite e alcune le vivo ancora.

Per un po’ ho creduto di non avere autentici interessi: niente teatro, concerti, musei, collezioni di francobolli. Solo ambizioni e legami con le persone, di una certa intensità. Diversi tipi di persone. Stavo diventando una portaborse di vita emotiva. Ora le ambizioni sono scivolate dopo gli interessi. Ho perso il senso dell’insieme. Aspetto che gli eventi prendano forma. Ricordo che qualcuno mi ha detto: «Devi immergerti nelle cose». Così mi sono immersa, nei gialli, negli spot pubblicitari, nelle riviste di attualità. La stessa persona scriveva “tiepido” e “discutibile” ai margini dei pezzi dei nostri necrologisti. Adesso penso “tipiedo” e “discutibile” diverse volte al giorno.”

 

 

“Qual è il punto. È questo che bisogna tenere a mente. A volte il punto è proprio chi vuole cosa. A volte il punto è cosa è giusto o gentile. A volte il punto è un impulso, un fatto, una qualità, una voce, un indizio, una cosa detta o non detta. A volte è chi ha la colpa, o cosa succederà se non ti muovi subito. Il punto cambia e passa. non puoi stare sempre a guardare il punto, o perderai la cosa più semplice: essere un personaggio importante della tua vita. Ma se, per un periodo qualsiasi, sarai depositario del punto – nell’arte, in tribunale, in politica, nelle vite, nelle stanze – scoprirai che ci sono azioni di retroguardia dappertutto. Vedere una cosa chiaramente e, quando la tua visione si offusca o passa a qualcun altro, mantenere il silenzio, per chi ha un animo gentile è bellissimo. Altrimenti, ogni tanto, vale la pena di fare una piccola incursione. Affinché stare sempre, in modo totale e compiaciuto, dalla parte del torto non diventi la posizione più sicura di tutte. A me il punto non è mai stato affidato.”

 

 

“Esiste solo un dato numero di trame. Esistono intuizioni, voli narrativi, ritmi, espressioni felici. Ma solo un dato numero di trame. Con un’andatura più lenta, in un mondo più maestoso, anche le equazioni diventano più maestose, Il sindaco è scappato con la moglie del consigliere comunale, e a ripensarci c’era da aspettarselo. Il sindaco e il consigliere non si scambieranno più confidenze e non giocheranno più a tennis insieme. Le altre conseguenze, come si vedrà, si potevano prevedere. In tre famiglie e due generazioni, e immediatamente anche nella casa sull’albero, la traccia, fino a un certo punto, si può ancora tenere. Ma qui l’inevitabile viene continuamente interrotto da estranei. Sette persone si allontanano nel tramonto, e l’ottava è la custode della trama. C’erano pochissime varianti. Avevo cominciato a credere che l’intreccio fosse una fantasia come tutte le altre. Eppure basta mettersi a letto con un Seconal e con un giallo che corrono verso lo scontro per accorgersi che non è proprio così. La trama delle cose che convergono, come in Appuntamento a Samarra, come nelle storie d’amore, come in una storia dove bisogna rispettare un rendez-vous. La trama, non altrettanto comune, delle cose che si separano, che si disintegrano, si sfasciano. La trama di una cosa che procede sulle tracce di un’altra, come nei gialli, negli inseguimenti. La trama delle cose parallele. La suspense, che vede il tempo come ostacolo a una soluzione del futuro. La nostalgia, che vede il tempo come ostacolo a una soluzione del passato. Forse esistono addirittura storie come il solitario e la canasta: si mescolano e si distribuiscono le carte, e poi il gioco riesce o non riesce. Oppure il mazzo cade per terra. Oppure un brano country, un quartetto, una parata, la bandiera – tutte le cose per cui ormai dovremmo essere troppo vecchi – commuovono, di qualunque cosa si tratti.”

Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).