“Come lavoro” undici anni dopo: Carola Susani

da | Ott 9, 2013 | Senza categoria

Undici anni fa Nuovi Argomenti pubblicava un questionario, “Come Lavoro”, per chiedere a tanti scrittori cosa facevano, quanto guadagnavano, che contratti avevano. Nell’ultimo numero di NA si parla di soldi e risorse nella sezione “The Spending Review”. Per continuare a parlare di soldi e di lavoro abbiamo chiesto ad alcuni dei partecipanti al numero di undici anni fa di rispondere di nuovo alle domande.
Dopo quelle di Nicola Lagioia, ecco le risposte di Carola Susani. Di seguito quelle date nel 2002.

1. Che lavoro fai?
Scrivo libri, collaboro poco con periodici online e cartacei. Insegno scrittura narrativa. A volte mi presto a far l’editor per racconti e romanzi inediti.

2. Quanti lavori fai?
Tre, forse quattro.

3. Quanti lavori hai fatto?
Allora. la correttrice di bozze, l’assistente su un set cinematografico, la sceneggiatrice per film mai realizzati, l’animatrice per bambini, la redattrice per un paio di periodici, la coordinatrice di un periodico per bambini, l’insegnante, l’insegnante di scrittura narrativa nelle scuole e altrove.

4. Puoi raccontare come hai trovato il primo lavoro, o quello che svolgi attualmente?
Qualche anno prima della laurea telefonai a una casa editrice scientifica per chiedere se avevano bisogno di correttori di bozze. Mi fecero correggere un volume sui buchi neri. Lasciai i miei dati e aspettai che mi pagassero. Dopo due anni la segretaria mi chiamò per domandarmi come mai non avessi reclamato il pagamento.
La mia attuale principale occupazione a scopo economico, cioè l’insegnamento della scrittura narrativa, l’ho scoperta quasi quindici anni fa. Avevo problemi economici e ho tirato giù un progettino per una scuola. Ho cominciato a insegnare. Mi è piaciuto molto e non ho più smesso.

5. Il tuo lavoro da quale tipo di contratto è governato?
Contratti di collaborazione occasionale finché ho potuto, poi lavoro autonomo con partita IVA.

6. Questo contratto ti soddisfa?
Preferirei uno stipendio mensile.

7. Se sei free lance, questa condizione ti preoccupa per il tuo futuro e casomai per quello della tua famiglia se ce l’hai?
Preferirei uno stipendio mensile.

8. Se non vivi da solo e se la tua condizione lavorativa è comunque precaria, la cosa ha un qualche riflesso nella vita a due?
Sì. Ha fatto sì che le liti si concentrassero sulle questioni economiche. Tutte le volte che non si parla di soldi, si sta bene. A volte si è costretti a parlar di danaro, ma lo si fa in fretta, con un po’ di imbarazzo. Si cerca di trovar subito un responsabile fuori dalla coppia. Ci si riappacifica scagliando insieme strali immaginari verso di lui (che sia una creatura umana o la condizione storica)  dopo averlo dipinto a tinte fosche. Dunque torna la pace.

9. Hai anche figli? Se li hai quali preoccupazioni hai per loro?
Non tanto preoccupazioni, quanto coscienza del fatto che dovranno essere in grado di lasciare l’Italia, di considerarla se va bene uno dei luoghi della loro vita e non il luogo. Mi sembra meglio rinunciare al radicamento che alla speranza.

10. Il lavoro che svolgi ti avvicina o ti allontana dallo scrivere o da altro di simile?
Mi avvicina (non ragiono d’altro che di scrittura, sette giorni su sette, notte e giorno), mi allontana (devo occuparmi continuamente di scrittura altrui).

11. Quando leggi e di conseguenza quanto?
Leggo in autobus, in treno, in tram. All’alba. Tutto il giorno se mi ammalo.

12. Quando scrivi? Sei costretto a “lavorare per te” (come si dice) nei ritagli di tempo? Riesci a far questo con regolarità?
Scrivo la mattina presto. Prima che si svegli la famiglia, con una relativa regolarità.

Queste sono le risposte che Carola Susani aveva dato al questionario sul n. 18 della rivista (Aprile – giugno 2002):

1. Scrivo e sto con mia figlia.

2. Allevo la bambina, scrivo i miei libri, scrivo per ragazzi, scrivo per la radio, scrivo per qualche rivista, scrivo qualche volta su un quotidiano…

3. Ho fatto l’assistente alla regia, la venditrice Einaudi, raramente ho tradotto, ho editato dei libri, ho corretto bozze, ho lavorato a sceneggiature di film mai realizzati…

4. Trovai il lavoro attraverso l’insegnante di una scuola di sceneggiatura che frequentavo. Era un’assistenza alla regia di un film comico, dovevo per lo più bloccare automobili. Ma caso volle che la segretaria di edizione si ammalasse. Avevo a lungo osservato il suo lavoro e mi offrii di sostituirla. Le segretarie di edizione curano la continuità del film, badano che da una scena all’altra il fazzoletto da taschino del protagonista sia lo stesso e che, se il personaggio esce da una porta a destra, entri nell’altra stanza da sinistra. Fui molto apprezzata dalla troupe perché, dicevano, mi mancava l’arroganza dell’aspirante regista e avevo coraggio. Scoprii poi cosa intendevano: tutte le scene di cui ho curato l’edizione erano sbagliate, hanno dovuto girarle di nuovo. Ho un piccolo credito, che non ho mai reclamato, con la casa di produzione di cui ho scordato il nome.

5. Diritti d’autore o collaborazioni occasionali.

6. No, nessuno versa per te contributi, manca qualsiasi forma di tutela.

7. Direi di sì, e non sono ancora corsa ai ripari.

8. Mi rende ansiosa, dunque talvolta insopportabile.

9. Ho una figlia, mi preoccupa pesarle il giorno in cui dovrei invece esserle d’aiuto.

10. La gestione libera del tempo anche se è faticosa, mi aiuta a tenermi stretta la scrittura, quella che porta all’opera. Smonto e rimonto le giornate per trovare lo spazio necessario. Scrivere per la radio o per ragazzi mi piace anche di più, anche se mi è meno necessario, mi fa bene, mi aiuta a fare scoperte, a sperimentare forme, a lasciarmi libertà. Se non fosse per l’ansia, per il tempo che si spende nel procacciare sempre nuovi lavori, per l’angoscia del presente e del futuro, non mi dispiacerebbe vivere così.

11. In treno, in aereo, in autobus. Almeno un libro al viaggio. Anche a casa leggo, anzi leggiamo, ma soprattutto libri di poche parole e molte figure. Mia figlia ha un anno.

12. Attendo all’opera nel tempo che con fatica proteggo dal resto, da poco riesco a farlo quasi tutti i giorni. Per riuscirci devo ogni volta pensare un elenco delle priorità in cui la scrittura figura a pari merito con la maternità, e tutto il resto un passo indietro (il matrimonio non è un lavoro, sfugge alla lista). Questo si può fare perché ho un marito con uno stipendio mensile, una base alla quale lui ed io aggiungiamo quanto più possiamo. Ma non si può fare sempre. Basta pochissimo perché l’equilibrio salti.

Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).